Carburanti, dopo l'ondata di nuove accise piovuta sulle tasche dei cittadini italiani per volere degli ultimi Governi, pensavamo che il peggio fosse passato. E invece ci risiamo.
Da oggi infatti, sabato 1 marzo 2014, scatterà un nuovo aumento dell'accisa sulla benzina e sul gasolio: +0,2 centesimi al litro (+0,3 considerando anche l'Iva al 22% applicata ai prezzi attuali).
Questa nuova accisa e la sua applicazione è stata prevista ad agosto dello scorso anno dall'ex governo Letta come copertura finanziaria del "decreto del Fare", e dovrebbe restare in vigore, almeno sulla carta, fino al 31 dicembre (e comunque si tratta della prima di una serie di accise sui carburanti che comporteranno ulteriori aumenti sino al dicembre 2018).
Sarà veramente così? La cautela è d'obbligo, visto che in passato abbiamo già assistito troppo spesso all'arrivo di nuove accise temporanee, che poi però poi non sono mai più state tolte dal prezzo dei carburanti, continuando a gravare sui cittadini (la prima la introdusse addirittura Mussolini per finanziare la guerra d'Etiopia nel 1935, e la stiamo ancora pagando tutt'oggi!). L'ultima accisa risale al 2012, che fu introdotta per far fronte all'emergenza di reperire fondi per le spese straordinarie dovute ai terremoti che colpirono l'Emilia.
L'Italia si conferma così il Paese con le accise più alte d'Europa e che incidono di più sul prezzo del rifornimento: su ogni litro di benzina l'incidenza delle tasse (accise e Iva) ha raggiunto 1,033 euro, pari al 58,1% del prezzo della pompa contro una media europea che si ferma al 46,3%.
Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, a causa di questo ennessimo aumento, tenuto conto che nel nostro Paese circa il 90% delle merci viaggia su strada, non è da escludere che a breve ci ritroveremo con un aumento significativo anche dei prezzi dei principali beni di consumo.
Poveri noi. Povera Italia. Sempre peggio.
Magazine Società
Carburanti, dopo l'ondata di nuove accise piovuta sulle tasche dei cittadini italiani per volere degli ultimi Governi, pensavamo che il peggio fosse passato. E invece ci risiamo.
Da oggi infatti, sabato 1 marzo 2014, scatterà un nuovo aumento dell'accisa sulla benzina e sul gasolio: +0,2 centesimi al litro (+0,3 considerando anche l'Iva al 22% applicata ai prezzi attuali).
Questa nuova accisa e la sua applicazione è stata prevista ad agosto dello scorso anno dall'ex governo Letta come copertura finanziaria del "decreto del Fare", e dovrebbe restare in vigore, almeno sulla carta, fino al 31 dicembre (e comunque si tratta della prima di una serie di accise sui carburanti che comporteranno ulteriori aumenti sino al dicembre 2018).
Sarà veramente così? La cautela è d'obbligo, visto che in passato abbiamo già assistito troppo spesso all'arrivo di nuove accise temporanee, che poi però poi non sono mai più state tolte dal prezzo dei carburanti, continuando a gravare sui cittadini (la prima la introdusse addirittura Mussolini per finanziare la guerra d'Etiopia nel 1935, e la stiamo ancora pagando tutt'oggi!). L'ultima accisa risale al 2012, che fu introdotta per far fronte all'emergenza di reperire fondi per le spese straordinarie dovute ai terremoti che colpirono l'Emilia.
L'Italia si conferma così il Paese con le accise più alte d'Europa e che incidono di più sul prezzo del rifornimento: su ogni litro di benzina l'incidenza delle tasse (accise e Iva) ha raggiunto 1,033 euro, pari al 58,1% del prezzo della pompa contro una media europea che si ferma al 46,3%.
Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, a causa di questo ennessimo aumento, tenuto conto che nel nostro Paese circa il 90% delle merci viaggia su strada, non è da escludere che a breve ci ritroveremo con un aumento significativo anche dei prezzi dei principali beni di consumo.
Poveri noi. Povera Italia. Sempre peggio.
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