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Carceri italiane: quanto ne sai?

Creato il 07 novembre 2013 da Molipier @pier78
Carceri italiane: quanto ne sai? Genny Sangiovanni Genny Sangiovanni vedi altri articoli 07 novembre 2013 11:30 0 Flares Filament.io Made with Flare More Info'> 0 Flares ×

Sul carcere ognuno ha una sua opinione, spesso però non dovuta ad una completa informazione. Il carcere fa parte della nostra realtà, seppur in maniera indiretta, in quanto cittadini in una società. Per questo le informazioni che seguono potrebbero essere utili.

Il ministro Anna Maria Cancellieri è in procinto di presentare un piano carceri necessario per evitare una condanna da parte della Corte di Strasburgo. Non è ancora sicuro, ma è probabile che aumenteranno le ore di aria aperta e verranno sancite misure alternative alla detenzione per rendere più umane le condizioni di vita dei condannati.

Le modifiche si propongono di ristabilire il principio della funzione riabilitativa della pena. La Costituzione italiana, infatti, all’art.27 cita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Riguardo al carcere è necessario sapere che la cella al detenuto costa 56 euro al mese. Soldi che il detenuto è tenuto a pagare. 56 euro al mese potrebbero non sembrare molte, soprattutto a confronto con i 116 euro al giorno che lo Stato spende per ogni detenuto (spesso per il costo del personale); ma se la pena è lunga il conto finale non è leggero.

Quando si parla di carcere si fa implicitamente riferimento ad un sistema molto complesso. Esistono varie tipologie di strutture che hanno la funzione di accogliere i detenuti. Gli istituti di custodia preventiva assicurano la custodia degli arrestati dalla polizia, le case mandamentali sono simili ad istituti di custodia ma presenti nelle piccole città e a disposizione del tribunale ordinario. Le stesse vengono chiamate case circondariali nei capoluoghi di circondario.

Se la sentenza di condanna è passata in giudizio, i detenuti si trovano negli istituti di esecuzione della pena, mentre le case di reclusione si dividono in carceri di massima sicurezza ed istituti a custodia attenuata per detenuti comuni. Gli istituti per l’esecuzione delle misure di sicurezza si suddividono in colonie agricole (destinate agli internati sottoposti alla misura di sicurezza relativa), in case di lavoro (per svolgere attività artigianali o industriali), in case di cura e custodia (dove vengono utilizzate tecniche psichiatriche), in ospedali psichiatrici-giudiziari (destinati agli internati seminfermi o infermi totali di mente). Questi ultimi saranno definitivamente chiusi il primo aprile 2014.

Ogni carcerato passa fino a 22 ore al giorno in cella e, secondo gli standard europei, sono troppe. Inoltre molte carceri non rispettano il regolamento che prevede disposizioni precise sulla dimensione delle finestre. Le finestre devono lasciar passare aria e sole per un diritto dei detenuti, come ha recentemente sottolineato il ministro. L’importanza di questo punto risalta nel paragone con la Norvegia le cui carceri dispongono di ‘servizi’ per i detenuti che impiegano il proprio tempo a studiare ed a lavorare in celle spaziose e singole con televisione e bagni puliti. Il tasso di recidività in Norvegia è il più basso in Europa ed è inferiore al 30%.

Il numero dei detenuti è di 65.891 ma i posti disponibili, secondo le fonti ufficiali, sono 47.040 mentre i detenuti in attesa di giudizio e sottoposti a custodia cautelare sono 24.691. Inoltre il 25% dei detenuti ha problemi di droga ma solo uno su sei può accedere a terapie di recupero. Nel 2012 ci sono stati 1.308 tentativi di suicidio nelle carceri italiane (sono 56 quelli riusciti) mentre le morti per cause naturali sono state 97. Non va certo meglio con gli atti di autolesionismo (7.317) e con le colluttazioni (4.651) che hanno causato 1.023 feriti. Infine, decine di detenuti nelle carceri romane non dovrebbero essere in carcere perché cardiopatici, con trapianti o in dialisi.

L’ultima informazione è dedicata al regime di 41 bis, che stabilisce la detenzione speciale riservata agli affiliati alla criminalità organizzata. Il 41 bis è considerato tortura all’estero e contro questa misura la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo si è pronunciata lo scorso luglio. La ragione è che il 41bis prevede il ‘fine pena mai’ mentre per la Convenzione Europea l’ergastolo è legale solo se prevede una possibilità di liberazione o di revisione.

La situazione delle carceri italiane è delicata ma il tasso di recidività al 68,5% mostra che urge un cambiamento serio e radicale.

Fonte | Lettera 43

Carceri italiane: quanto ne sai?

Profilo di Genny Sangiovanni

Nata nel 1987 e ormai pronta a partire per qualsiasi viaggio e/o conquista anche solo metaforica. Laureata precaria, quindi alla moda! Mi muovo per capire dove andare.

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