Quella donna perde crepuscoli
e albe
come si perde un fiume nella sete.La gazzella passò veloce e se qualcosa di lei rimane
è un’immagine che il tempo scolora.
La fragilità avanza inesorabile come una sentenza
per queste ossa di cristallo che sorreggono
l’ombra
di essere che fu e declina.
Effimera fu la vita dei gigli blu e la grazia audace
e ondulante
dei suoi lunghi capelli.Come sono lontani il cortile del suo regno
e l’acqua che coronò la sua risata
nel prurito della sua carne
sul grembo dell’erba.Dolcezza che più non torna.
Sono versi esili e delicati di pensieri e di ferite, immagini nitide, paesaggi interiori che destano nel lettore una profonda risonanza emotiva.
Carmen Yáñez sviluppa riflessioni importanti, testi innervati da brucianti intuizioni esistenziali ed etiche in cui contenuto e forma appaiono inscindibili.
Il suo è un itinerario altamente significativo che merita di essere conosciuto, letto e riletto.
Carmen Yáñez, Cardellini della pioggia, traduzione di Roberta Bovaia, Quaderni della Fenice, Guanda 2015.