Finalmente si torna a casa, tre giorni di relax non me li avrebbe tolti nessuno, tranne che un attacco di coliche renali!! Mai provato un dolore così vi giuro… E i tre giorni in cui avrei dovuto salutare parenti e amici si sono trasformati in tre giorni in cui sono rimasto a letto senza potermi muovere . Però neanche le coliche mi hanno fermato dal mangiare, be perchè la cucina di casa e di mamma, era da mesi che ormai la aspettavo, non potevo mica rinunciarci per dei semplici dolorini! … Quello che vi propongo oggi è un fungo che cresce tipicamente in Sardegna, la macchia a cisto ospita diversi esempi comunissimi di simbiosi micorriziche che interessano diverse specie fungine (lattari, amanite, boleti). L’aspetto più interessante è la presenza del boleto del cisto, il cui nome scientifico più accreditato fra i vari sinonimi è Krombholziella corsica (Rolland) Alessio. È un fungo invernale parente del più noto Leccino che cresce esclusivamente nelle macchie a cisto. In Sardegna è uno dei funghi più noti nella tradizione popolare, particolarmente apprezzato e ricercato nella provincia di Cagliari dove è notissimo con il nome in vernacolo di Cardolin’e murdegu. Per questo motivo le macchie a cisto della Sardegna meridionale, in prossimità degli insediamenti urbani, sono spesso frequentate nei mesi di novembre e dicembre da raccoglitori o da intere famiglie alla ricerca di questo fungo.
Cosa occorre:
- 1 kg di cardolin’e murdegu ( anche meno )
- 2 spicchi d’aglio
- pane grattuggiato q.b
- sale q.b
- olio per friggere q.b
Come procedere:
Pulite bene i vostri funghi dai residui di terra con un pennello, metteteli in una pentola capiente con abbondante acqua salata e i due spicchi d’aglio schiacciati, potete lasciarli anche in camicia; scolate i funghi circa 3 minuti dopo la bollitura. Insemolateli per bene nel pan grattato, portate l’olio a temperatura e friggete i vostri funghi facendo dorare il pane grattuggiato che li copre, passateli sulla carta assorbente e serviteli caldissimi.
Buon appetito