Nei ricettari di cucina, si sa, il q.b. significa “quanto basta”. Tipo sale q.b. o pepe q.b. Cioè un pizzico, un pochino, qualche grammo. Qualcosa che non deve dare troppa noia all’insieme della ricetta. E così questo Governo ha un q.b. di donne: 7 su 21 ministri. Un terzo, una quota rosa del 30%, una ogni tre.
Però, almeno per questa volta, voglio sorvolare sul dato numerico (anche se non mi piace, perché si sa… adoro il 50-50).
Sorvolo e punto il dito e l’attenzione su un altro aspetto: ora, queste sette donne non possono permettersi errori, perché devono dimostrare la QUALITA’ della gestione politica al femminile.
E mi rivolgo a loro (anche se non mi leggeranno).
Care MINISTRE, come donna e come cittadina, io vi invito a:
1) non adottare sistemi comunicativi di una politica al maschile, fatta di autoritarismo, chiusura, distanza dalla collettività e dalle famiglie
2) non seguire e perseguire linee di problem solving finalizzate solo al principio del “mettere pezze” e rinviare al domani (che certo non arriva, se non si mette a posto l’oggi).
Care MINISTRE, vorrei vedere in voi delle menti femminili che esprimono il sentire e il gestire al femminile.
Vorrei attenzione per i più deboli, vorrei maggiori possibilità per giovani e donne, vorrei cura per i cittadini, vorrei empatia nell’affrontare i problemi del Paese.
Solo ascoltando, soffrendo davvero per chi soffre e agendo in totale trasparenza e convinzione, si possono avere risultati, anche quando manca qualche aspetto nella competenza tecnica.
Serve l’amore per la Res Publica.
Care Ministre, siate eccellenti.
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