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Carissimo Andrea...

Creato il 02 ottobre 2014 da Italianoabangkok @BeingAndrea

Carissimo Andrea…

Il bimbo senza nome di Rangoon

Questa è una di quelle rare occasioni in cui il mio diario lo do in prestito a qualcuno e per la prima volta questo qualcuno non lo conosco di persona ma solo attraverso la fitta rete di connessioni che offre internet. Lei con il tempo è diventata un’amica cibernetica e sono onorato che abbia condiviso con me una fetta importante delle emozioni che ha provato durante il suo recente viaggio qui in Asia. Le ho chiesto il permesso di condividere con vuoi la sua mail e lei ha accettato. Non so più quante volte l’ho riletta e non so quante volte tornerò ad aprire quella mail che è arrivata proprio nel momento in cui mi domandavo se avesse davvero motivo continuare a scrivere questo diario da Bangkok…

Carissimo Andrea…

Confesso!! Sono PIGRA (quando si tratta di scrivere).. rientrata da 3 settimane, ogni giorno mi dico ‘mo gli scrivo ‘mo gli scrivo e poi mi lascio sempre distrarre da altro… (disfare le valigie, pulire casa dopo una lunga assenza, il fratellino che è qui in ferie dalla Malesia, il lavoro, i fornelli e le pentole, ecc ….)
Ma ora basta!!!

Come forse ti avevo accennato ero in viaggio con i miei genitori… E i simpatici hanno ben pensato, come due bimbetti, di fare qualche capriccio prima dell’arrivo a BKK e durante la permanenza in città.. Così ho dovuto riorganizzare il piano della nostra gita. E la revisione del tour, ahimé, ha fatto sì che non vi fosse lo spazio per incontrarci di persona..

Ci tenevo molto a conoscerti. Lo so che in fondo siamo due perfetti estranei, ma ti leggo e seguo da più di un anno e […]

Io però non dispero.. e ritento.. la prox volta sarò pronta ed attrezzata ad ogni evenienza… 

Cmq.. chiusa la parentesi sugli intoppi dello scorso agosto ti volevo scrivere oltre che per scusarmi anche per raccontarti la mia piccola gioia-avventura vissuta in Birmania.

Si tratta di solo uno dei molteplici belli-commoventi-buffi-gioiosi-strampalati-onirici episodi accaduti in un viaggio lungo quasi 5 settimane (che mi ha definitivamente cambiata, e penso anche migliorata..) Episodio che ben si legava al tuo post sul bimbo che vendeva dolcetti di cocco.

Una piccola premessa…

Il mio approdo in quella parte di mondo è stato del tutto casuale. Per anni ho detto “estremo oriente?!? Bleah.. non mi interessa proprio.. posto caldo, umido, caotico, sporco, tutto foreste musi gialli e nulla di interessante”…

Io solo Medioriente, paesi arabi – possibilmente ricchi, puliti, e soprattutto secchi.. molto secchi –,  Sudamerica e proprio al limite un po’ di ex URSS - preciso inoltre che per me la vita è pulizia, rigore, ordine, igiene, efficienza, temperatura costante tra 16-18 °C, profumo di pulito, zero smog, ecc…  E di default, esclusa Londra, non torno mai due volte nello stesso posto in vacanza.

Poi nel 2013 mio fratello viene trasferito in Malesia per lavoro.. Io ero appena uscita da un periodo di vita molto triste, turbolento e disseminato di fatti nefasti. Decido di passare a trovarlo qualche giorno.. ma poi quale meta scegliere per il resto della vacanza? Balzare fino in Australia è troppo costoso,  quindi non sto a spaccare il capello in quattro.. mi tappo il naso e ripiego su Vietnam , Hong Kong e Bangkok…

Beato il giorno che decisi!!!! Fu così che ad agosto 2013 avvenne la prima mutazione della Squitty.
Tra me e queste terre è stato amore a prima vista. Non c’è stato bisogno di annusarsi, assaggiarsi, conoscersi…
Ci siamo piaciuti e basta.
Flip flop ai piedi, braghette o gonnellino svolazzanti e una maglietta… non mi è servito altro.
Non ho mai patito il caldo, mai l’umido, non mi sono scomposta per la pantegana passatami tra i piedi appena scesa dalla metro a BKK, ho riempito le mie narici di ogni sfumatura di odore/profumo che ho percepito e soprattutto mi sono sentita di sorridere dal momento in cui sono atterrata sino al momento della partenza per il rientro.
Ci sono posti in cui mi sono persino commossa quand’è stato il momento di venir via.. e ho ancora gli occhi pieni delle persone che sono venute a salutarmi al taxi.. “bye Francesca bye!!
Sono luoghi in cui mi sono sentita terribilmente felice, come solo accade quando mi trovo a  Londra.
L’anno scorso (the 1st time) ho viaggiato, visto, elaborato e poi sono rientrata in Italia..
Quest’anno (2nd time) invece ho viaggiato, visto, assimilato e portato a casa con me tutta questa felicità e serenità infusami da terre, popolazioni e luoghi meravigliosi…
A sto punto.. chissà cosa ne sarà della 3rd time.

E adesso.. se non sei ancora crollato addormentato sul mio proliferare di parole ti racconto della nostra avventura a bordo del treno della Circle Line di Rangoon.

È un giovedì mattina, ci alziamo presto e alle 7:30 siamo già in stazione per prendere il biglietto per il famoso treno di Rangoon.
L’emozione, mista ad una certa quantità di ansia, cresce quando ci viene richiesto di scrivere sul ticket il nostro nome e la nostra nazionalità. In fondo una copia di tale documento rimane al governo, e nelle nostre menti ci chiediamo se saremo schedati, se rimarrà traccia di questo nostro passaggio, ecc… Pensieri che a mente fredda fanno un po’ sorridere, ma che lì per lì sul momento passano per la testa.. In fondo ci troviamo in un paese “politicamente particolare”.

Come indicatoci, attendiamo sul binario n. 7 l’arrivo del treno, che verso le 8:20 (puntualissimo manco fossimo in Svizzera) viene annunciato. Per noi è uno dei momenti clou del viaggio che ci ha portato attraverso Bangkok, Vietnam e Myanmar.

Il fascino evocato dai racconti su questa particolare linea ha creato grandi aspettative…  Così, ordinatamente, in fila, l’uno dopo l’altro e ciascuno armato di telefono, macchina foto e/o telecamera, saliamo in carrozza e prendiamo posto. Siamo gli unici turisti, a parte altre due bionde ragazzone nord europee, che però si dirigono verso un altro vagone. Il treno è ancora semi-vuoto e troviamo facilmente posto.

Nemmeno il tempo di ambientarsi e sentire l’annuncio della partenza, che ci si avvicina un bambino… uno scugnizzetto completamente nudo, non proprio fresco di doccia, mordicchiante un bicchiere di plastica vuoto e con due enormi e luccicanti perle nere al posto degli occhi.

Lo salutiamo con un sorriso, ma lui pare ancora un po’ diffidente per questi personaggi così diversi nei tratti e nell’abbigliamento da chi appartiene al suo mondo. Si allontana un po’, poi torna, poi si riallontana e poi ritorna ancora…

Mio papà allora fa una foto a quel simpatico musetto e gliela mostra subito. Dal bimbo nessuna reazione. Allora si avvicina a me, e ne scatto una anch’io, ripeto il gesto mostrandogli lo scatto e di nuovo nessuna reazione.
Ci intristiamo un po’ tutti perché capiamo che c’era qualcosa che non andava…

Nel mentre il treno continua il suo giro e mio papà con la telecamera inquadra involontariamente la mamma del piccolo. Il piccolo la scorge nello schermo, si illumina e grida me-mey me-mey..
Sciolto l’arcano.. capiamo che il bimbo non conosceva la propria immagine e così, visto che tentar non nuoce, inizio a fotografare la sua mamma e a mostrargliela, poi fotografo me e mi mostro, poi ri-fotografo lui e gli mostro la sua immagine.

Appare ancora un po’ scettico, allora tiro fuori il mio lato più infantile e inizio con il gioco dei mimi.
Lingua fuori, boccacce, dito sulla punta del naso, ecc… lui mi copia, e mentre ritraggo me, poi ritraggo lui, e poi noi due insieme ed è cosi che pian piano ci accorgiamo che quel topolino prende coscienza della propria immagine e inizia a giocarci. Tra l’altro, ora che ha preso un po’ di confidenza ha mollato il bicchiere di plastica, si è seduto al mio fianco e durante il viaggio guardiamo fuori dal finestrino, un po’ ad occhi liberi, un po’ attraverso lo schermo dell’i-Phone.  Lui parla, parla continuamente.. e io sorrido. Gli piacciono i cani.. se ne vedono molti, li indica ed esclama “gui gui”.. io li fotografo e lui ride come un matto…
Sta un po’ seduto vicino a me, un po’ va da mio papà e un po’ da mia mamma.
Si prende qualche coccola, un po’ di attenzioni..

In treno tutti i locali lo evitano accuratamente e lo stesso fanno con la madre, che rimane tutto il tempo seduta in un angolo con lo sguardo fisso verso la campagna. Questo ci fa intuire che probabilmente vivono in una situazione di disagio, ai margini della società, ma a noi poco importa.. quel bambino è dolcissimo.

Poco dopo sale un signore distinto, che vuole parlare un po’ in inglese. Mi chiede da dove veniamo, se siamo turisti. Gli rispondo e racconto un po’ di dove siamo. Chiedo al signore se mi aiuta a fare da interprete con il bambino. Si presta. Gli dico se può chiedere al bambino come si chiama.
La risposta è semplice quanto spiazzante per tutti noi. “non lo so, non ho un nome”
Allora il signore mi fa intendere che trattasi di una situazione di forte disagio e che la mamma di questo piccolo non è del tutto normale…
Tutto ciò non fa che aumentare la tenerezza che proviamo nei confronti di questo cucciolo d’uomo.. e così, proseguiamo la nostra corsa in treno con questa specialissima mascotte.

Tra un’attenzione, un sorriso, uno sguardo al paesaggio e una foto il tempo scorre lentamente. Più il bimbo sta vicino a noi più interagisce e più capiamo che trattasi di un bambino terribilmente sveglio e molto intelligente.

Io avevo una penna e della carta in borsa. Tiro fuori tutto e gli insegno a scarabocchiare.. a tenere in mano la penna a disegnare qualcosa. Nel mentre gli parliamo e continuiamo a sorridergli e lui ci ripaga con sorrisi ancora più grandi dei nostri. Ad un certo punto io e mio papà stavamo parlando tra noi, il bimbo si intromette e ripete le parole che dicevamo in italiano. Le ripete perfettamente e senza alcun tipo di inflessione né accento ne stortura di fonetica.

Dice orizzontale, elementare, casa, prossimo… noi diciamo le parole, anche le più difficili e lui le ripete.

Indescrivibili il nostro stupore e la nostra gioia.

Passate due ore e mezza eravamo quasi alla fine del tragitto… ma come potrai ben immaginare il viaggio in treno per tutti era passato in secondo piano…

Verso le 11:30 rientriamo in stazione.. lo salutiamo, con un nodo che stringe forte il cuore..

Lui e la sua mamma rimangono sul treno e proseguono.. probabilmente, pensiamo, è la loro casa.
Il vero viaggio è stato percorrere 3 ore insieme a questo bambino così speciale.

Pensa che mio papà se n’era così innamorato che mi ha detto scherzando “tu prendilo, lo mettiamo in valigia e ce lo portiamo via con noi!”.

Un bambino senza nome, privo di identità, brillante come non lo sono 100 bambini italiani insieme e che purtroppo è lì in balia del destino… 

Quel giovedì è stato fortunato perché ha trovato 3 persone buone, ma immagino il giorno in cui potrebbe incontrare qualche malintenzionato e sparire nel nulla, senza che se ne accorga nessuno.

Ecco, questo è il racconto del regalo che ci ha fatto il bimbo senza nome di Rangoon.

3 ore di pure emozioni e sorrisi..

E’ difficile riuscire a riportare su carta quel che ho vissuto..
Ancora quando lo racconto a qualcuno mi vien la pelle d’oca e gli occhi diventano lucidi.

Quel bimbo ha contribuito come tanti altri eventi in questo viaggio a switchare la modalità in cui conducevo la mia vita. E’ stato un On/Off dal giorno alla notte.. dall’ “uff, sono inkazzata col mondo, capitano tutte a me, cosa ho fatto di male per meritare ciò” al “che bella è la vita, quanto fortunata sono, e non vedo l’ora di alzarmi domattina per aprire di nuovo gli occhi e riempire la mia giornata di sorrisi e di colore”

E quando un pezzo di mondo ti cambia la vita così, beh.. a mio avviso non resta da fare altro che tornarci…
E cercare di approfondirne la conoscenza, spingersi ancora un po’ più in là.. non fermarsi alla superficie della città, ma addentrarsi nelle campagne e nei villaggi per scoprire i tesori più nascosti.

Spero di non averti annoiato troppo. Non sono bravissima a scrivere, ma really.. questo viaggio, e questo bambino mi hanno trasformata…
Qualche conoscente a sentire questa storia ha storto un po’ il naso e mi ha accusata di facile buonismo.
Lo so che non ho cambiato la Birmania, che non ho fatto nulla di eccezionale, e che non salverò di sicuro il mondo…
Ma per me, aver regalato ad un bimbo che non ne ha mai avute (e forse mai più ne avrà) 3 ore di attenzioni e di coccole è stato un bel gesto.. Sicuro ha fatto più bene a me che a lui. Mi ha fatto capire quanto sono privilegiata e quanto potevo diventare una persona migliore.. togliendomi di dosso un bel po’ di croste da broncio, egoismo, incazzature gratuite ecc…

Carissimo Andrea...

Ps 1: La Birmania è stra-favolosa!!!  Popolo fiero, composto e dignitoso
La Cambogia è stra-favolosa e mi ha regalato due giorni incantevoli a Phnom Penh tra polvere pioggia e tuk-tuk
Il Vietnam è super favoloso… anche se sono già molto forse troppo occidentalizzati, adoro le persone, l’orgoglio che provano e manifestano per la loro terra, per la loro storia, per ciò che sono.. ammirevole.
La Malesia è la terra del sorriso. Le persone sono sempre allegre e la loro felicità è fatta di cose semplici.
La Thailandia.. o meglio Bangkok… Bangkok la vivo un po’ come la mia Londra d’oriente.
È la città che più mi rappresenta, la sento molto affine a me, che sono un mix di tutto.. curiosa ed eclettica..
Non vedo l’ora di tornarci, ed è già cominciato il countdown.
Il Giappone… ops il Giappone è un mondo nel mondo… Ha contribuito a risvegliare in me la mia anima di ex architetto e a farmi venire una gran voglia di sperimentare in cucina… (ho mangiato cose buonissime.. e appena rientrata mi sono messa ai fornelli.. e considerando che la squitty s’era mai vista in cucina….)

Ps 2: Ancora uno scoglio mi rimane da superare.. il cibo in indocina.. faccio un po’ fatica con il cibo per l’igiene e la pulizia.. e in viaggio vado avanti a pane gelato e coca cola.. ma col tempo migliorerò anche questo aspetto

Ps 3: Andrea caro, se sei arrivato fin qui, grazie per la pazienza. I pensieri sono un po’ confusi e slegati, ma rispecchiano appieno l’essenza di indocina.. ora pian piano con il tempo riordino e riorganizzo il tutto… pensando già al tour del prossimo anno
Mi auguro di poterti incontrare presto e di farmi finalmente una bella mango cheese cake J …Nel mentre continuo a leggerti, sempre con gli occhi pieni di meraviglia per i tuoi favolosi racconti!!

Un caro saluto anche a Kevin!!
Un abbraccio.
A presto (prometto) Francesca


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