Carlo Cassola, Poggibonsi

Da Paolorossi

Una scena del film La ragazza di Bube di Luigi Comencini del 1963 con Claudia Cardinale

Quel motivo diventò subito di moda: si sentiva fischiettare in continuazione. Mara imparò anche le parole in un foglio rosa comprato da Ines. Così, mentre faceva le faccende sola in quella grande casa, poteva sfogarsi a cantare:

Domani tu mi lascerai e più non tornerai;

domani tutti i sogni miei li porterai con te…

Quelle parole, le rivolgeva mentalmente a Bube esprimevano ciò che lei aveva provato la notte in cui si erano amati, sapendo già che lui doveva partire…

Era contenta di non essere più al suo paese. Anche Poggibonsi era un paese, ma grande, in pianura, e la notte si animava misteriosamente.

Poggibonsi

Mara usciva solo quando era buio. Dopo aver comprato il latte, girellava per la strada principale e nella piazza, tra le luci dei negozi e dei caffè, i clackson delle automobili e delle corriere che percorrevano il viale alberato di là dalla ferrovia, il passaggio di un treno o di una locomotiva in manovra. Si specchiava nelle vetrine: ma non più per la vanità di constatare che aveva un corpo ben fatto e un viso grazioso. La figura che compariva per un attimo sulla lastra di vetro era un’immagine tragica, dolorosa. E quando si fu comprata un impermeabile chiaro, l’illusione fu completa: le sembrava di essere la ragazza perduta del film e della canzone.

  

(Carlo Cassola, La ragazza di Bube, pag. 106 – 1960)

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