i Carlo Collodi, aka Carlo Lorenzini, è stato detto tutto o quasi, resta ben poco da aggiungere, se non una mia personalissima suggestione, quella legata all’ipotesi del framassone Giovanni Malevoli che troviamo nella Review of Freemasonry [1] e che mi incuriosisce, mi diverte, mi toglie momentaneamente dalle interpretazioni stantie e bolse dei soliti cattolici che vedono Giona, il Padre Eterno e altri simboli, bric-à-brac e immagini sparse qua e là ne Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. No, non sono massone, sono solo curioso intellettualmente e non mi straccio le vesti con niente e nessuno. Tutto qui. Potrei ricordare che Collodi, all’epoca sotto la provincia di Lucca, era il paese natio di Angiolina Orzali, madre di Carlo Lorenzini o che oltre al Pinocchio del 1883 l’autore fiorentino aveva scritto tante altre opere, quali la commedia Gli amici di casa (1856), Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica (1856), I misteri di Firenze. Scene sociali (1857), Il sig. Albèri ha ragione! (Dialogo apologetico) (1859), Giannettino. Libro per i ragazzi (1877), Minuzzolo. Secondo libro di lettura (seguito al Giannettino), (1878). Per il resto, rileviamo un errore sesquipedale che hanno perdonato volentieri a Collodi: Pinocchio, nonostante il titolo e il testo, era una marionetta non un burattino… Ah, non ho dimenticato che, secondo me, il più grande interprete di Pinocchio resta Carmelo Bene, gli altri, compresi i Benigni animati o meno, mi sembrano tutti fatti di mollica di pane, come il berretto confezionato da Geppetto. Toh, insieme a Carmelo Bene voglio mettere il pisano Andrea Balestri dello sceneggiato di Comencini, ma solo perché mi sembra gozzanamente congruente [2].
Dixi (e ora vado a farmi una pennichella)
© Marco Vignolo Gargini
1] http://www.freemasons-freemasonry.com/pinocchio.html
[2] Guido Gozzano, La signorina Felicita ovvero la Felicità, III, v. 54.