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Carlo Levi (29 novembre 1902 – 4 gennaio 1975)

Creato il 04 gennaio 2015 da Marvigar4

Carlo-Levi

Carlo Levi nasce a Torino il 29 novembre 1902, figlio di Ercole Levi e di Annetta Treves, sorella del leader socialista Claudio. Studia al liceo Alfieri di Torino, frequentato in quegli stessi anni da Leone Ginzburg, Massimo Mila, Giulio Einaudi, Giaime Pintor e Cesare Pavese. Studia poi medicina, laureandosi nel 1924.

Nello stesso anno diventa assistente del professor Micheli presso la Clinica Medica dell’Università di Torino e negli anni successivi conduce lavori sperimentali sulle epatopatie e sulle malattie delle vie biliari. Nel 1918 conosce Piero Gobetti e dal 1922 collabora alla sua rivista “La Rivoluzione Liberale”; sin da questa data sono intensi i suoi rapporti con tutta l’area antifascista torinese.

Nel 1924-25 presta servizio militare a Monteoliveto, vicino Firenze, poi al Moncenisio; a Firenze frequenta i fratelli Rosselli. Nel 1929 si costituisce a Parigi il gruppo “Giustizia e Libertà” (tra i fondatori, i fratelli Rosselli, Emilio Lussu, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi); Levi ne diventa importante esponente a Torino, partecipando nel 1931 alla stesura del Programma rivoluzionario di Giustizia e Libertà. Collabora con alcuni articoli, negli anni immediatamente successivi, ai “Quaderni di Giustizia e Libertà” e trasforma i suoi frequenti viaggi a Parigi come pittore in rischiosi contatti con i fuoriusciti antifascisti. Contemporaneamente s’interessa di pittura ed espone per la prima volta nel 1923, nell’ambito della Quadriennale di Torino; nello stesso anno conosce Felice Casorati, tramite Gobetti, e dal 1924 partecipa con regolarità alla Biennale di Venezia. Nel 1925 conosce a Torino il critico Edoardo Persico; iniziano i suoi frequenti soggiorni a Parigi, dove si ferma talvolta per lungo tempo a dipingere. Nel 1929 espone con il gruppo dei “Sei di Torino” – sostenuti da Persico e dallo storico dell’arte e critico Lionello Venturi – a Torino, Genova e Milano; l’anno successivo la Bloomsbury Gallery di Londra ospita una mostra di Levi, Enrico Paulucci e Francesco Menzio, ripresa in gran parte a Roma nel 1931 dalla Galleria di Roma di P. M. Bardi.

È presente alla Iª Quadriennale di Roma del 1931 e ad una mostra collettiva di arte italiana a Syracuse, presso New York. Nello stesso anno conosce Guttuso a Roma e, con Enrico Paulucci, comincia a interessarsi anche di scenografia e sceneggiatura per la società cinematografica Cines.

Dal 1932 al 1934 è quasi esclusivamente a Parigi. La sua prima personale parigina è organizzata nel 1932 dalla Galleria Jeune Europe, seguita l’anno successivo dalla personale presso la Galleria Bonjean. Arrestato nel marzo del 1934 per i suoi collegamenti con Giustizia e Libertà, viene rilasciato in maggio, subendo un provvedimento di ammonizione per due anni. L’invito ad esporre alla Biennale di Venezia dello stesso anno è revocato in seguito all’arresto, nonostante una lettera alla Biennale di solidarietà, firmata da importanti artisti francesi, tra cui Léger, Chagall, Derain.Il 15 maggio 1935 è arrestato per la seconda volta e condannato a tre anni di confino di polizia in Lucania, prima a Grassano, poi ad Aliano.

Nel maggio del 1936, in occasione della proclamazione dell’Impero, è disposta la sua liberazione dal confino. Nel novembre del 1936 la Galleria del Milione di Milano organizza una sua mostra personale con opere realizzate in Lucania; l’esposizione si trasferisce in dicembre a Genova, presso la Galleria Genova. Nel maggio del 1937 molte opere lucane sono riproposte in una personale alla Galleria della Cometa di Roma, che alla fine dell’anno include Levi nella collettiva Anthology of Contemporary Italian Painting presso la sua succursale di New York. In questa sede americana ha luogo una sua personale probabilmente all’inizio del 1938, comprendente dipinti del confino. Nel 1939 è costretto dalle leggi razziali a fuggire in Francia, da cui ritorna nel 1941, stabilendosi a Firenze. Ha un ruolo di primo piano nel Partito d’Azione; arrestato nella primavera del 1943, è liberato il 26 luglio dello stesso anno; è membro del Comitato toscano di liberazione ed è condirettore del quotidiano fiorentino “La Nazione del Popolo”, organo del Cln. Pubblica nel 1945 Cristo si è fermato a Eboli, scritto a Firenze negli ultimi anni di guerra e relativo alla sua esperienza del confino; è il suo scritto più famoso e tradotto in numerose lingue. Nel giugno del 1945 si trasferisce a Roma, dove dirige “L’Italia libera”, organo nazionale del Partito d’Azione.

Riprende l’attività espositiva, con mostre personali in Italia e, nel 1947, a New York, presso la Wildenstein Gallery e con partecipazioni alle più importanti rassegne periodiche. La Biennale di Venezia del 1954 organizza una sua sala personale, con molti dipinti di soggetto lucano. L’attività artistica prosegue intensa per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, intrecciata alla sua costante produzione letteraria e alla sua presenza sulla scena politica.

Nel 1950 pubblica L’Orologio, scritto a Roma tra il 1945 e il 1946 e, tra il 1951 e il 1952, compie viaggi in Calabria, accompagnato da Rocco Scotellaro, poi in Sicilia e in Sardegna. È del 1955 il suo viaggio in Urss; l’anno successivo si reca in India e, nel 1959, è in Cina. Nel 1955 pubblica Le parole sono pietre (tre giornate in Sicilia), nel 1959 La doppia notte dei tigli, nel 1960 Un volto che ci somiglia (Ritratto dell’Italia) e nel 1964 Tutto il miele è finito.

Nel 1961, per il padiglione della Lucania compreso nell’esposizione torinese “Italia 61”, dipinge un pannello di soggetto lucano, di oltre 18 metri di lunghezza.

Nel 1963 è eletto senatore come indipendente nelle liste del Partito comunista italiano; entra a far parte della Commissione parlamentare Istruzione pubblica e Belle Arti. La sua nomina è confermata nelle elezioni del 1968. Nel 1973 è colpito da distacco della retina ed è sottoposto a due interventi chirurgici. In stato di temporanea cecità, realizza 140 disegni e scrive, con l’ausilio di uno speciale telaio, l’opera che sarà pubblicata postuma con il titolo Quaderno a cancelli.

Nel 1974 un’ampia mostra antologica della sua produzione figurativa è organizzata al Palazzo Te di Mantova, pochi mesi prima della morte dell’artista. Insieme a Guttuso e a Cagli ha l’incarico di realizzare un’opera che ricordi l’eccidio delle Fosse Ardeatine; Cagli illustra l’oppressione, Guttuso il massacro, Levi la liberazione, opere poi donate al complesso monumentale delle Fosse Ardeatine.

Fra il 7 e il 10 dicembre compie l’ultima visita in Basilicata, presentando una cartella di 7 litografie ispirate al Cristo si è fermato a Eboli, pubblicata dall’editore Esposito di Torino.

Ricoverato in ospedale il 23 dicembre 1974, muore a Roma il 4 gennaio 1975 dopo alcuni giorni di coma.

Verrà sepolto in Basilicata, ad Aliano.

Dal catalogo

Carlo Levi, Gli anni fiorentini 1941-1945, Firenze 2003, pp. 307-308
Biografia tratta da http://www.archimagazine.com/bcarlolevi.htm

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