Magazine Libri

Carlo Pagnotta e Umbria Jazz

Creato il 10 ottobre 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

Donatella Milani, che scrive sul Quotidiano la Nazione, dove è responsabile delle pagine culturali dell’Edizione Umbria, ha intervistato Carlo Pagnotta su Umbria Jazz. L’ha fatto nel libro “Uno di Noi – i volti del successo: chi è partito dalla provincia e chi dalla provincia è stato stregato”, pubblicato da Intermedia a gennaio scorso, prima dell’ultima edizione della kermesse, che contiene chiacchierate con altri personaggi tosti in Umbria. L’intervista è datata, ma penso valga la pena sapere come tutto è iniziato.

Eccola qui di seguito

                                        Ho dei gusti semplicissimi, mi accontento sempre del meglio

                                                                                                                          (Oscar Wilde)

 

Correva l’anno 1973 e Carlo Pagnotta, perugino doc  (“sono nato a Porta Sole in via Mattioli 5” – sottolinea orgogliosamente, “mentre mio padre – scherza – era oriundo di Ponte Felcino”), commerciante di abbigliamento maschile di alto livello, appassionato di jazz e assiduo frequentatore dei migliori club londinesi, ma anche dei maggiori festival europei, sognava un festival “a casa sua”.

E’ l’inizio della storia di Umbria Jazz….

 

Pagnotta, la passione per il jazz l’accompagna fin dal 1949. Ma agli inizi avrebbe immaginato che sarebbe andata come poi in effetti è andata?

Carlo Pagnotta e Umbria Jazz

No, – confessa il direttore artistico di Umbria Jazz – tutto avrei immaginato meno che sarei diventato un addetto ai lavori…

UJ le ha dato e continua a darle grandi soddisfazioni e lei, alla soglia degli 80 anni, cura la sua ‘creatura’ con l’entusiasmo di sempre e si vede. Di lei Sonny Rollins, un autentico colosso della storia del Jazz di cui è leggenda, ha detto che è un “mito”.

Lo ha fatto durante un’affollata intervista nel roof garden dell’ hotel Brufani suscitando il mio sorriso. Il vero mito è lui – dice – e teniamocelo stretto. Sarà tra i protagonisti della prossima edizione con un progetto in esclusiva proprio per il festival”.

Alla vigilia dell’edizione numero quaranta Pagnotta ‘divide’ i meriti del successo di Umbria Jazz con la Regione.

Ci ha creduto fin dagli inizi e ci ha investito.

Per il quarantennale?

Mi aspetto di riuscire a fare un altro grande festival malgrado la crisi!

Ricordiamo quell’inizio del ’73. Le viene l’idea, ne parla con due esponenti di spicco dell’allora neonata Regione dell’Umbria che sposano subito il progetto.

Esatto, fu Provantini in realtà però ad avere l’idea di fare dei concerti gratuiti in giro per l’Umbria. Io, da borghese, pensavo a eventi nei teatri. Fu un successo al di là di ogni immaginazione. Prima di Umbria Jazz nel mondo conoscevano solo Assisi. Molti pensavano che Perugia fosse in Toscana…

Quel successo fu talmente eclatante che le città dell’Umbria, dal fragile equilibrio, scoppiarono sotto l’onda d’urto di un seguito fin troppo nutrito ai concerti. Scoppiarono le inevitabili polemiche e nel ‘76 il festival venne interrotto. Che cosa pensò allora?

In pochi onestamente immaginavano una resurrezione, me compreso…” Ed invece, autentica araba fenice della musica, la manifestazione rinasce dalle sue ceneri. Ancora una volta è la Regione a crederci. Ma già dall’edizione ’82 si vede che molte cose sono cambiate. Regione e Azienda di turismo non entrano più nella gestione, che viene presa in carico da un gruppo di appassionati- volontari. Poi, con il passare degli anni e delle edizioni, si seleziona una struttura ristretta che acquista competenze e professionalità. Da questa nasce l’Associazione Umbria Jazz, senza fine di lucro, che ha in gestione il marchio Umbria Jazz, di proprietà della Regione, e gestisce il festival in ogni suo aspetto (la formula, le scelte artistiche, l’organizzazione, la logistica, le sponsorizzazioni) a partire dal 1985.

“Oggi – sottolinea Pagnotta – la manifestazione, con una formula non più solo a concerti gratuiti, e con un cartellone che spazia fra vari generi musicali con cui il jazz si contamina, è diventata uno dei migliori ambasciatori non solo dell’Umbria ma dell’Italia nel mondo. E non siamo noi a dirlo ma gli esperti di settore oltre che apposite indagini universitarie”.

Ma se Pagnotta avesse cominciato oggi? Perugia avrebbe ancora esercitato il suo ruolo di ‘stimolo’ per quell’avventura?

Oggi ci sono ragazzi validissimi, quelli dello Young Jazz ma anche i musicisti della Perugia Jazz Orchestra. Fermenti positivi che ai miei tempi non c’erano. Certo, le cose sono cambiate, difficile fare paragoni. Un fatto è certo, Perugia e l’Umbria hanno enormi potenzialità che non vengono espresse appieno”.

Andrea Ragnetti, amministratore delegato di Alitalia, top manager di lungo corso, suggerisce di pianificare e programmare il futuro.

Sono d’accordo. Di Ragnetti io conoscevo già il padre, era il portiere del Perugia. Io sono cresciuto a pane e jazz. Mio padre gestiva uno dei ristoranti più importanti d’Italia, e io avevo grandi energie. Il mio vantaggio? Dal ‘49 ho iniziato a girare il mondo, cosa che mi permetteva di guardare molto al di là del mio naso. Le occasioni c’erano allora come adesso. Poi ci vuole anche un po’ di fortuna…

Pure Arbore non smette di ringraziarla per averlo spinto a quella che poi è diventata per lui una vera e propria professione: il musicista.

Lui lo dice spesso, è vero. In realtà suonava già ma non aveva mai avuto il confronto diretto col pubblico, era abituato alla radio. Nell’82 lo convinsi a esibirsi sul palco di piazza IV Novembre. Con lui c’era gente come Pupi Avati e Paolo Conte. Andò bene.”

Carlo Pagnotta e Umbria Jazz

La provincia, Perugia insomma, come dice Brunello Cucinelli, è ancora oggi una risorsa?

Sì, sono d’accordo con lui. E’ che potremmo sfruttare molto di più le potenzialità di questa terra”.

Che intende?

Non mi piace come la politica gestisce il turismo. Un ambito in cui ci vogliono competenze specifiche e invece qui un vero manager del settore ai vertici della promozione turistica non c’è mai stato.

La prossima edizione di UJ ?

Ci stiamo lavorando. Certo, non abbiamo i fondi di quelli legati alla consorteria romana., ma – assicura – faremo del nostro meglio.

 

                                                                                                                   Donatella Milani 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :