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Carlo Petrini (29 marzo 1948 – 16 aprile 2012)

Creato il 16 aprile 2012 da Marvigar4

carlo petrini

   Dopo una lunga malattia stamani si è spento al reparto oncologico dell’Ospedale di Lucca Carlo Petrini, l’ex calciatore che in una serie di testimonianze e libri aveva denunciato varie malefatte nel mondo del calcio, tra cui l’uso del doping. Aveva avuto una carriera subito promettente, a partire dalle giovanili del Genoa, al passaggio nel 1968 al Milan del Parón Rocco, fino alla Roma di Nils Liedholm. Travolto dallo scandalo scommesse del 1980, Petrini scontò una squalifica che fu amnistiata dopo la vittoria dell’Italia ai Mondiali in Spagna nel 1982. Dopo il ritiro e una breve esperienza da allenatore, una serie di operazioni finanziarie fallimentari lo hanno costretto a fuggire dall’Italia e a rifugiarsi in Francia, dove è rimasto per alcuni anni. Da quando Petrini è rientrato in patria la sua attività principale è stata quella di occuparsi delle miserie del calcio, inclusa la sua storia come calciatore e le vicende raccapriccianti del mondo del pallone dagli anni ’60 fino a oggi. Ha pubblicato otto libri per la Kaos edizioni: Nel Fango del dio pallone, 2000; Il calciatore suicidato, 2001; I pallonari, 2003; Senza maglia e senza bandiera, 2004; Scudetti dopati, 2005; Le corna del diavolo, 2006; Calcio nei coglioni, 2007; Piedi nudi, 2010.

   In sua memoria, ecco l’incipit del primo libro:

   “Monticiano, 4 novembre 1998. Sono tornato qui dopo tanto tempo. Sono ritornato da perdente, anche se la mia gente, i miei compaesani, mi hanno accolto come un vincitore.

   Che strano effetto rivederli, parlarci ancora, passeggiare in mezzo a loro… Sì, sono io: Carlo Petrini, il “figliolo cattivo” di Aldo e Albina… La mia vita è cominciata in questo paesino di mille anime circondato dai boschi, è come se me ne rendessi conto solo adesso. Decido che è proprio qui che voglio finirla, quando sarà il momento voglio morire in questo posto.

   Sono nato a Monticiano un giorno di primavera del 1948, poco dopo la fine della Seconda guerra mondiale, a via della Fonte numero 38, dove abitavano i miei genitori. Sono tornato a rivedere quella casa, da fuori. Non è cambiato niente. Manca solo l’albero di noce, una pianta grande che quando ero piccolo vedevo dal balcone. Quel vecchio noce adesso non c’è più, se n’è andato portandosi via gli occhi del bambino che ero.

   Verso il Sodo ritrovo gli amici d’infanzia, specialmente Flavio e Rodolfo. «Ciao Depippe!» mi saluta Flavio. Da ragazzo mi chiamavano “Depippe”, non sono mai riuscito a sapere perché e neanche cosa volesse dire. I ricordi mi travolgono come se fossero cavalli al galoppo. Antiche sere passate alla Gonna a pescare, o a passeggiare con le ragazzine lungo la strada maestra, alla pineta, i chiostri delle suore, la Buca delle fate…

   Voglio raccontare la mia storia a Flavio e Rodolfo. Loro credono di saperla, ma non è così, i giornali e le voci non fanno una storia. Voglio raccontargli tutto perché ho bisogno di svuotarmi, di tirarmi via dallo stomaco tutte le miserie che ci sono finite dentro. Tanto non ho più nessuna “reputazione” da salvare, neanche un pezzettino, e quello di essere sincero fino in fondo è l’unico bisogno che ho.

   Adesso posso dire tutto perché non ho più niente, non mi è rimasto proprio niente.”

Carlo Petrini. NEL FANGO DEL DIO PALLONE. Copyright 2000 Kaos edizioni, Milano.

  

  



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