La sua passione per la poesia dialettale che lo porterà a produrre un numero notevole di poesie e sonetti, nel suo stile bonario o mordace, a seconda dei casi. Le sue opere rispecchiano per lo più fatti realmente accaduti. E' molto amico del Manzoni e di Tommaso Grossi che, rimpiangendolo dopo la sua morte avvenuta nella sua casa di via Montenapoleone 2 (a soli 46 anni) il 5 febbraio 1821 (o gennaio secondo alcuni) a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute per la gotta di cui soffriva da tempo, lo descrive come "un signore, giovane, disinvolto, pieno di talento; ben visto dai galatuomini e dalla brava gente".
XVI. SONETT
Di Carlo Porta
Dormiven dò tosann tutt dò attaccaa
Alla stanza de lecc de la mammina,
Vergin istess tutt dò, ma in quell’etaa
Che comenza a spiurigh la passarina,
Tant ch’a dispett de la verginitaa
Faven tra lor di cunt ona mattina
Sul gust che pò dà on cazz quand l’è tiraa,
e sulla forma che pò fagh pù mina.
Vœuna la dava el vant al curt e al gross,
L’oltra al longh e suttil, e in del descor
Diseven e prò e contra di bej coss;
Quand stuffa la mammina, la se mett
A sbraggià a quanta vôs: Cossa san lor?
Dur, e ch’el dura, e citto vessighett!
Dal milanese all'italiano
Traduzione del Sonetto di Carlo Porta
Dormivano due ragazze tutte e due attaccate
Alla stanza da letto della mammina
Vergini ugualmente tutte e due, ma in quell’età
Che incomincia a prudergli la passerina,
Tanto che a dispetto della verginità
Si raccontavano tra loro una mattina
Del gusto che può dare un cazzo in tiro,
E della forma che può far più scintille.
Una dava il vantaggio al corto e grosso
L’altra al lungo e sottile e nel parlare
Dicevan belle cose pro e contro;
Quando stufa la mammina si mette
a gridare con tutta la voce: Cosa ne sapete?
Duro, e che dura, e zitte smorfiosette.
immagine di Teoderica