Carlo Vulpio: no, con Sgarbi no!

Creato il 19 maggio 2011 da Veritaedemocrazia
Non mi interessa parlare di Sgarbi e della prima puntata della sua trasmissione (noiosa e trasudante megalomania e presunzione come facilmente prevedibile) che pure per scrivere questo post mi sono obbligato a guardare. Si tratta di quei programmi dove l'unica nostra arma a disposizione è il telecomando. Devo rilevare piuttosto che se Berlusconi è convinto che utilizzando i suoi fidati e ridicolmente clowneschi killer mediatici, Ferrara e Sgarbi, potrà riguadagnare consensi nella pubblica opinione e negli elettori, significa che è realmente alla frutta e alla disperazione. Noto ancora che la Rai è ormai ridotta ad una Mediaset di serie B (qualcosa di simile alle squadre satelliti del Real Madrid o del Barcellona, totalmente funzionali alle necessità della casa madre), dove piazzare - a spese del contribuente e del canone pagato dai cittadini - amici, parenti, clienti, amanti, star televisive spremute o fallite che per antica fedeltà bisogna comunque premiare con visibilità e ricchi contratti (Maurizio Costanzo, Paola Perego, Pino Insegno per indicarne alcuni, oltre ai citati Sgarbi e Ferrara).La cosa che mi interessa è invece interrogarmi sul processo psicologico, sulle motivazioni materiali e politiche che porta un giornalista anti-sistema come Carlo Vulpio, co-autore del programma, a passare dall'altra parte, con Sgarbi e dunque con Berlusconi.
Di Carlo Vulpio avevo cominciato a sentir parlare qualche anno fa, 2007 o 2008, in coincidenza con le inchieste di De Magistris, su casi di corruzione e di irregolare gestione dei fondi comunitari in Calabria e Basilicata, che accompagnarono gli ultimi mesi di agonia del governo Prodi.Vulpio, insieme a De Magistris, divenne un eroe del web, avendo contribuito a divulgare quelle inchieste che colpivano, in modo bipartizan, politici di destra e di sinistra oltre che magistrati ed esponenti della massoneria ed essendo stato rimosso dal suo incarico, proprio per i suoi articoli, dal Corriere della Sera di Paolo Mieli.Sull'onda di quella popolarità e di quell'aurea di coraggio giornalistico, Carlo Vulpio fu candidato per l'Italia dei Valori di Di Pietro alle elezioni europee del 2009. Ero tra il pubblico alla presentazione a Roma delle candidature di quel partito quando Vulpio lanciò uno slogan che mi parve straordinario: 'la rivolta dei buoni'.Dopo la mancata elezione al Parlamento Europeo, la svolta di Vulpio. Nel suo blog, nei suoi interventi via via il risentimento (l'invidia?) nei confronti degli antichi compagni di lotta: Grillo, Di Pietro, De Magistris. I suoi nemici non erano più i berlusconiani o comunque tutta la mala politica di destra e di sinistra, ma solo Vendola, De Magistris, Di Pietro, i pm di Milano. Mi sembra di aver capito che l'accusa che Vulpio rivolge in particolare a De Magistris è di aver capitalizzato, in termini di notorietà e di successo politico, le proprie inchieste giudiziarie strumentalizzando e poi abbandonando coloro che lo avevano sostenuto (Vulpio stesso e la Forleo, innanzitutto) per poi diventare parte di quel sistema che contestava. Non so se questo sia vero e mi impegno, come sempre cerco di fare, di capirne di più in futuro. Rilevo però che De Magistris è a tutt'oggi additato dalla partitocrazia come un autentico paria e che a Napoli si è candidato con il solo sostegno di IDV, della Federazione della Sinistra di Ferrero, di alcune liste civiche. Osteggiato da un PD che certo ora non può fare a meno di appoggiarlo ufficialmente al ballottaggio per l'elezione a sindaco ma di cui sarà tutto da verificare l'effettivo sostegno.In ogni caso, romanticamente, mi piace credere che si aderisca ad un progetto politico perché se ne condividono le ragioni, gli obiettivi, i principi ideali, facendo consapevolmente un bilancio di aspetti positivi e negativi di ogni organizzazione a cui ci si associa, e non per i vantaggi personali che da quel progetto possono derivare. Nel caso dell'Italia dei Valori, anche i sassi sanno che si tratta del partito gestito come padre e padrone da Di Pietro ma al quale va riconosciuta, nel contempo, l'opposizione intransigente a Berlusconi, la difesa della Costituzione, l'appoggio alle lotte degli operai della Fiom e degli studenti, la raccolta delle firme per il referendum sul nucleare. Quale credibilità può avere Vulpio come giornalista di inchiesta se solo dopo il mancato colpo della vita, l'elezione a parlamentare europeo, ha capito la disonestà intellettuale che egli oggi imputa a De Magistris e se non si era reso conto della natura dell'Italia dei Valori? Se fosse diventato parlamentare europeo la sua visione del mondo e della politica sarebbe stata diversa?Immagino che anche Vulpio abbia una famiglia e un tenore di vita da difendere e che questo sia determinante nelle sue scelte professionali, ma i miei eroi, mi perdonerà, sono altri: gli operai di Pomigliano d'Arco, ad esempio, che, rischiando il proprio lavoro e il proprio reddito in una regione che non gli avrebbe concesso altre possibilità, decisero di dire no al referendum-ricatto di Marchionne per difendere con la schiena dritta la propria dignità e i propri diritti.Sentirsi tradito dai propri compagni di lotta non giustifica passare dalla parte di chi calpesta i valori e le idee in cui si afferma di credere e Sgarbi, condannato per assenteismo e per diffamazione nei confronti di Caselli, della Bocassini, di Travaglio, rappresenta, premiato nel successo e nella ricchezza per la sua protervia e la sua sguaiata arroganza e violenza verbale, uno dei simboli di quell'Italia rovesciata e malata che ha espresso il berlusconismo.
Non so se Vulpio leggerà mai questo post ma certo mi piacerebbe capire come pensa di continuare quella rivolta dei buoni di cui parlava proprio con Sgarbi e diventando strumento di propaganda di Berlusconi. Vorrei sapere se ha provato qualche imbarazzo nell'abbraccio, dopo il suo contributo 'giornalistico', con quell'individuo sancendo il tradimento della propria coscienza e dei propri ideali oltre che di coloro che per lungo tempo l'hanno seguito con attenzione e fiducia. Mi chiedo se non provi vergogna, riducendo nel suo intervento in trasmissione lo sviluppo dell'energia eolica e solare a semplice affare malavitoso, a porsi diligentemente al servizio dei fautori dello sviluppo del nucleare.

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