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Carlos Ruiz Zafòn

Creato il 02 gennaio 2012 da Dida
Carlos Ruiz Zafòn
Non c'è niente di meglio che iniziare il nuovo anno con una bella recensione sull'autore scoperta di quello appena passato. Perché sì, lo confesso, ho scoperto Carlos Ruiz Zafòn solo lo scorso anno.
Da sempre diffidente verso i "novelli Dante" che le case editrici continuano a propinarci, ho aspettato che il caso Zafòn si sgonfiasse per capire quanta sostanza, in realtà, ci fosse. Stupida dal fatto che a distanza di anni dalla prima edizione italiana del suo romanzo più celebre, L'ombra del vento (edito per Mondadori nel maggio del 2004), ho deciso di lanciarmi anche io nella lettura del libro che ha stregato migliaia di lettori. 
Sfogliando L'ombra del vento, alla ricerca delle parole adatte per poterlo recensire, mi sono imbattuta in una serie di appunti lasciati a margine durante la lettura segno che questo libro, non solo mi è piaciuto, ma mi ha decisamente mosso qualcosa dentro. La lettura de L'ombra del vento, infatti, non è stata "serena". Le atmosfere, gli spettri e le passioni che Zafòn è riuscito ad evocare non mi hanno lasciata indifferente. Al di là della storia avvincente e del mistero che, dipanandosi in 439 pagine getta chiunque si avventuri in questo libro in un mondo fantastico e dal quale difficilmente vorrà uscire, il romanzo, secondo me, è la perfetta metafora del rapporto che si instaura fra il lettore e lo scrittore. 
Vedere Daniel che si scopre nelle pagine di Juliàn è come seguire tutto il percorso conoscitivo che un lettore compie all'interno di un romanzo. Zafòn sembra voler raccontare come un libro può salvare la vita, come un libro può aiutare a scoprici e come può aiutarci a decifrare il mondo che ci circonda e a recuperare dei sentimenti che credevamo perduti. E' dalle pagine del libro di Juliàn che Daniel farà rivivere le storie perdute e i relativi misteri che le avvolgono. Un lettore, infatti, ha la capacità di infondere quel soffio di vita indispensabile, affinché quelle vite possano esser sottratte dall'oblio del tempo nel quale sono cadute.
Se L'ombra del vento racconta delle scoperte e dei viaggi del lettore, Il gioco dell'angelo ci mostra tutto questo dal punto di vista dello scrittore. Lo stile e le atmosfere che vi ritroviamo sostanzialmente sono le stesse, ma la costruzione delle frasi, gli eventi narrati e i meccanismi che verranno fuori man mano che si andrà avanti nella lettura sono decisamente più intricati. 
Il processo creativo, infatti, è arduo e difficile da capire e porta lo scrittore a percorrere inevitabilmente  vie tortuose ed inesplorate. I misteri e la storia che avvolgono Martìn e i singolari personaggi de Il gioco dell'angelo sembrano indicare, quindi, quanto sia difficile dar vita ad un personaggio e quanto uno scrittore si esponga, mentalmente e fisicamente, nell'atto della creazione. Gli eventi e le situazioni decisamente fuori dalla norma non devono spaventare. Leggere Il gioco dell'angelo equivale ad entrare nelle mente di uno scrittore ed immergersi nell'intricato flusso dei suoi pensieri. 
Infine ho letto Le luci di settembre uno dei  romanzi di esordio di Zafòn (insieme a Il principe della nebbia e Il palazzo della mezzanotte) che l'autore aveva pubblicato in Spagna nei primi anni '90. L'aver pubblicato questi romanzi dopo il grande successo de L'ombra del vento Il gioco dell'angelo separatamente, ad un prezzo esorbitante (19 euro per 200 pagine circa), senza specificare, se non ne la prefazione dell'autore, che si trattava di romanzi anteriori ai due più famosi, è stata un mossa sbagliatissima, a mio parere, della Mondadori.
Le luci di settembre, infatti, è un romanzo godibilissimo, ma si vede chiaramente quanto lo stile di Zafòn fosse all'epoca immaturo. Leggendo questi romanzi, infatti, possiamo vedere come l'autore ha sviluppato e perfezionato la sua prosa. Le atmosfere e i personaggi, infatti, sono quelli tipici dei romanzi  di Zafòn, ma ovviamente appaiono come bozze di tutti quei motivi e temi, che faranno breccia nel cuore del grande pubblico.
Ho letto e sentito tantissime opinioni negative da parte degli affezionati lettori di Zafòn. Sarebbe stato decisamente più saggio pubblicare questi brevi romanzi in un volume unico specificando, sia nella quarta di copertina, che con quelle orribili fascette, che si trattava dei romanzi d'esordio dell'autore. 
E' bello, infatti, poter ritrovare alcuni personaggi, che verranno meglio sviluppati in seguito, come il signor Corelli, e vedere quanto e in che direzione è maturato lo stile dell'autore. Personalmente ho apprezzato molto anche queste letture, ma la scelta di come e con che prezzo è stato pubblicato questo ciclo di romanzi mi ha lasciato un po' perplessa.
Nella mia libreria aspetta di esser letto Il principe della Nebbia, in attesa del nuovo lavoro di Zafòn. Se la  scrittura di questo autore procede, per quanto ho visto, come un climax ascendente non oso immaginare quale capolavoro verrà partorito dalla sua penna.
Diana

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