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Carlos, vivere come un eremita per 20 anni nei boschi toscani: i genitori lo credevano morto, lo trovano due cercatori di funghi

Creato il 08 novembre 2015 da Trescic @loredanagenna

Fuggire dalla civiltà per vivere come un eremita, trovando la libertà della solitudine in un luogo in cui si incontrano terra e mare: ci sono echi romanzeschi nella storia di Carlos Sanchez Ortiz De Salazar, 46 anni, medico psichiatra di Siviglia, fuggito da casa nel 1996 e dato per morto nel 2010. Carlos morto, invece, non è: è solo fuggito. A ritrovarlo, per caso, sono stati due fungaioli, mentre attraversavano la fitta macchia mediterranea della Maremma che abbraccia Cala Violina e le colline di Scarlino, in un punto impervio e lontano dei sentieri battuti. “Sono spagnolo, mi chiamo Carlos e vivo qui da vent’anni. Mi avete riconosciuto e ora devo scappare” ha spiegato Carlos ai due, mostrando il passaporto.

Come sia arrivato da Siviglia alla Maremma c’è solo da immaginarlo, disegnando ipotetici tragitti. Quel che è certo è che la costante del percorso sia stata la solitudine, “intaccata” dai due cercatori di funghi: dopo la loro scoperta, la vicenda di Carlos, complici i giornali e la rete, è diventata “popolare” e alcune associazioni (Penelope e Sos Desaparacidos, entrambe impegnate nel sostegno a familiari e amici delle persone scomparse) hanno cominciato a interessarsene. Non c’è voluto molto per avere la conferma della sua identità, arrivata proprio dai social network: Carlos Sanchez, medico, fuggito da casa dopo la laurea, in seguito a una grave depressione. E mai più ritrovato, fino a ottobre.

E la notizia del ritrovamento del desaparecido di Siviglia ha raggiunto i genitori, arrivati dalla Spagna quasi subito per rivedere quel figlio perso: “Non ci muoveremo da qui fin quando non l’avremo riabbracciato – hanno detto – anche se rispettiamo la sua volontà. Ci basta sapere che è vivo“. Ma il sogno di toccare il volto di Carlos i due non hanno potuto realizzarlo: quando sono arrivati nel punto esatto del ritrovamento, infatti, lui non c’era già più. “Abbiamo fatto un sopralluogo – ha detto Marcello Stella, sindaco di Scarlino – ma di lui nessuna traccia. Ha portato via parte della tenda, chissà se lo troveremo ancora”. I genitori ci riproveranno oggi, ma la speranza di trovare chi fugge da vent’anni è molto bassa.

La sorella Olga ha ringraziato le associazioni che si sono occupate del caso e quanti hanno dato aiuto e solidarietà attraverso i social, parlando di un “dramma tremendo” vissuto da lei e dai genitori. E ora che Carlos è stato avvistato nella macchia, sono in tanti gli abitanti della zona che ‘giurano’ d’averlo visto: alcuni affermano di averlo notato mentre frugava tra i rifiuti in qualche cassonetto dei paesi vicini, altri di averlo notato “in posizione di meditazione”. Tra suggestione e realtà, difficile sapere dove sia adesso il dottor Sanchez. “C’è una gioia nei boschi inesplorati, c’è un estasi sulla spiaggia solitaria, c’è dove nessuno arriva vicino al mare profondo, e c’è musica nel suo boato. Io non amo l’uomo di meno, ma la Natura di più. Inquieto, affascinante, eccentrico, l’eroe romantico è giunto ai confini del mondo”: queste le parole, di George Gordon Byron, scelte da Sean Penn per introdurre Into The Wild, pellicola che racconta di un viaggio solitario verso le terre dell’Alaska. Carlos è sopravvissuto 20 anni lontano da tutto: che sia un eroe romantico, un avventuriero misantropo o semplicemente uno che “in tempi come questo ha scelto la fuga per mantenersi vivo e continuare a sognare”, la sua è una storia il cui finale dev’essere ancora raccontato.

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