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Carmelo Pistillo: I ponti, i cerchi

Da Narcyso

Mercoledì 12 ottobre 2011 Ore 18,30
Via Tadino, 20 MILANO

Presentazione della nuova raccolta poetica

I ponti, i cerchi
(La Vita Felice, 2011- Collana SGUARDI)

di Carmelo Pistillo

Intervengono:

MILO DE ANGELIS

SEBASTIANO AGLIECO

MARIA TOSCA FINAZZI

Carmelo Pistillo: I ponti, i cerchi
Carmelo Pistillo è sempre stato un poeta appartato. Magari ogni tanto compie un’incursione nei luoghi canonici della poesia, nei festival o nelle letture. Ma poi ritorna in disparte, con i pochi fratelli, anche loro «assidui nell’ombra», per citare un verso dell’ultima raccolta, I ponti, i cerchi. Che è un libro anch’esso fuori da ogni moda. Una ricerca condotta in regime di isolamento. Ci sono i tratti distintivi di questo poeta, che qui appaiono ancora più chiari e compiuti: la malinconia profonda, ma anche il graffio di un voyou che non sta da nessuna parte e osserva con occhi guizzanti i riti dell’esistenza quotidiana. E poi il senso continuo di un intreccio tra vita e morte: l’anello nero che trapassa in quello nuziale, un sentimento virgiliano della notte e della fragilità, un verso che si consegna inerme alla sua pronuncia, con una delicatezza e un candore che pochi poeti oggi possono sostenere. Milo De Angelis

Ci sono poeti, e Carmelo Pistillo è uno di questi, nelle cui parole si avverte un’ontologia, piuttosto che una ricerca. Epigonali, nel senso di abitare le forme del limite, quel luogo, cioè, che non appartiene completamente a nessuno, neanche a noi stessi che ne tentiamo una descrizione. Se ricerca c’è, questa è da intendersi come variazione intorno al tema fondante della ferita ad essere, dell’essere stati catapultati nelle maschere del mondo. Sebastiano Aglieco

Intimamente raffinati e colti, i versi di Pistillo intrecciano immagini che rinviano al gesto conoscitivo della scrittura e alla specificità teatrale della parola poetica che si offre, sempre con riserbo e pudore, come “teatro senza sipario”, “sangue senza quinte”. I cerchi e i ponti del titolo, esperienze di pienezza e di assenza, evocano anche, in una forte ambivalenza semantica ed esistenziale, la possibilità della caduta nel vuoto o dell’accerchiamento statico nell’ equilibrio delle cose morte” Maria Tosca Finazzi


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