[Articolo pubblicato nella rubrica I (rin)tracciati sulla Webzine Sul Romanzo n. 1/2013]
È così che, in questa disamina, sembra opportuno porre attenzione alle prime due opere del “quasiterzetto” di cui sopra, Fratelli e Il custode, mettendo in evidenza strutture e destrutturazioni, in riferimento a ciascuno, nonché provando a tener fede ai tre elementi del titolo del presente intervento: appunto, gli spazi, i luoghi, i corpi. Credo che entrambe le opere possano essere lette organicamente attraverso questi tre principi, tre “oggetti”, tre “enti”.
Di base, si potrebbe presentare la seguente sistematizzazione metodologica: gli spazi sono astratte presenze, possibilità, speculazioni tridimensionali; i luoghi sono gli spazi che subiscono un’abitazione, un innesto; i corpi sono i portatori dell’innesto negli spazi. Vana dissertazione? Si considerino le (non) storie alla base di Fratelli e Il custode: nel primo caso, la consanguineità è una condanna che unisce la voce narrante e il suo congiunto, vittime e fautori di una geometria spezzata e impossibile da ricomporre; nel secondo, un prigioniero e il suo “piantone”, per citare De André, anch'essi legati, ma da un'assenza, anzi da un impedimento fisico, intellettivo, cognitivo, visivo.
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