Nell’attesa della prossima ripresa scaligera (dal 22 marzo al 16 giugno) della celebre opera di Bizet, gli Amici della Scala, all’interno del ciclo di incontri aperti al pubblico “Prima delle prime”, hanno promosso un incontro dedicato a Carmen, a cura del musicologo Emilio Sala.
Tratta dall’omonima novella di Mérimée e rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1875, Carmen destò inizialmente scandalo per la sua tragicità, l’acceso realismo e la conturbante figura della protagonista, icona della femme fatale, demoniaca e indecifrabile.
Il realismo della rappresentazione fu reputato eccessivo dai critici dell’epoca, tanto che alcuni giunsero a paragonare l’imprevedibile gitana a un personaggio di un quadro di Monet (che nel 1863 aveva dipinto la scandalosa Olympia) o addirittura a un provocatorio dipinto alla Courbet.
Un’opera caratterizzata dall’acceso realismo, con ricche pennellate di colore locale spagnolo, dalle sigaraie ai toreri: non manca però, nella provocazione, il riferimento alla tradizione.
Le convenzioni sono identificabili infatti nella forma standard del preludio in forma di rondò, anche se, inaspettato, l’elemento straniante si trova, all’ascolto, proprio alla fine del rondò, quasi a voler beffare l’ascoltatore, convinto di trovarsi alle prese con un brano totalmente convenzionale.
Il dualismo continua con la scelta di topoi musicali (la settima diminuita, il tremolo…) tradizionalmente legati ai temi del destino e dell’alterità, incarnata proprio dall’esotica protagonista.
Bizet per musicare Carmen trasse spunto da alcuni brani tradizionali, probabilmente ascoltati presso il salotto parigino di Maria Malibran, celebre mezzosoprano di origine spagnola; la famosa Habanera è una copia quasi perfetta della canzone “El Arreglito”, scelta volutamente dal compositore, sempre all’insegna del realismo. In origine, al posto del noto brano, sarebbe dovuta esserci, curiosamente, una tarantella.
Articolo apparso su 2duerighe.com