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Carmine di Giandomenico, percorso d’artista

Creato il 23 gennaio 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
Speciale: Carmine Di Giandomenico
  • Carmine di Giandomenico, percorso d’artista
  • Aderite spontaneamente alla Dottrina!
  • La Dottrina #1
  • I padri della Dottrina: Bilotta e Di Giandomenico
  • La dottrina vol. 3
  • La Dottrina vol. 4: questo non è un regime…
  • Oudeis #1
  • Oudeis – intervista a Carmine Di Giandomenico & Andrea G. Ciccarelli
  • Oudeis #2
  • Carmine Di Giandomenico: di Iron Man e fumetti su Ipad…
  • Iron Man e i Vendicatori #50 (Larroca, Fraction, di Giandomenico)

Con questo primo articolo inauguriamo uno speciale dedicato a Carmine Di Giandomenico che ci terrà compagnia per i prossimi giorni, grazie al quale recupereremo gli articoli passati dedicati ai suoi lavori e analizzeremo le tappe della sua carriera.

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Tavola da Examen n.1

Il 2012 è stato un anno decisamente interessante per Carmine Di Giandomenico, giusta vigilia per un 2013 che lo vedrà, ad aprile, compiere i suoi primi quarant’anni. Oggi l’autore teramano, sposato, con una figlia e fresco di un contratto in esclusiva con la Marvel Comics, potrebbe essere definito un autore affermato. Fra un anno, nel 2014, festeggerà vent’anni di professionismo, essendo datato ottobre 1994 il suo debutto con l’albo Examen della Phoenix di Daniele Brolli.
Cercheremo quindi di analizzare brevemente la carriera di Carmine oggi, probabilmente, ad un secondo punto di svolta.

In un contesto estremamente interessante come quello del fumetto nella prima metà degli anni novanta in Italia, il giovanissimo Di Giandomenico, dicevamo, approda alla corte di Daniele Brolli,  all’epoca catalizzatore di talenti alternativo ai canali ufficiali di lavoro (la Sergio Bonelli Editore o il fumetto d’autore era chiaramente precluso ai debuttanti).
Nello specifico: con la Phoenix, Brolli cercò di sviluppare un organico mondo fanta-supereroistico con matrice europea e nella formula editoriale di albi spillati in bianco e nero.

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Pin Up in terza di copertina di Examen n.0

Nonostante sia la sua prima prova da professionista il tratto di Di Giandomenico sembra abbastanza sicuro; non si fatica a trovare nella sua costruzione dei volti i riferimenti agli autori di supereroi più in voga al momento ed una inchiostratura lineare ma non sempre perfetta.

Il tentativo, da una parte, è quello di rifarsi ai colleghi più esperti coinvolti nel progetto (Davide Fabbri su tutti), dall’altra quello di interpretare alla luce della sensibilità italiana le evoluzioni stilistiche proprie del fumetto Image.
La costruzione della tavola però è affrontata infatti in maniera differente rispetto allo stile mainstream della Image.

Le sceneggiature sono fitte e chiedono, ottenendolo, un quantitativo di vignette che la rendono più simile ad una tavola di un cartonato francese che a un fumetto mainstream americano. La lettura è spesso nel senso “lineare” Bonelli, cioè sinistra destra e a capo, solo che le vignette sono in formato disomogeneo e su più di tre righe. Non vi sono splash page (a differenza degli albi Usa) perché c’è necessità di raccontare storie, e il doverlo fare in una miniserie con un inizio e una fine compatta gli spazi, di per sé limitati.

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Suggestioni: Schiele e Di Giandomenico
(clicca per ingrandire l’immagine)

Quello che mette in evidenza il giovane Di Giandomenico è, più che la discreta padronanza del tratto, soprattutto una enorme attenzione ai dettagli ed una applicazione notevole che rende le sue tavole piene di segno e disegno.

Emerge subito una peculiare abilità: la voglia di strutturare inquadrature ardite, vertiginosamente angolatissime ma prospetticamente coerenti, mentre per un tratto definitivo si dovrà attendere ancora un po’ di tempo.
Quel tratto nervoso e sinuoso che rende i suoi personaggi nervosi e dimanici, strizzando l’occhio ad uno stile addirittura espressionista (vedi le suggestioni negli abbracci erotici che possono ricorare Egon Schiele) fino ai recenti odori fantastici à la Barry Windsor Smith nei recenti albi di Journey Into Mystery).

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Tòpos: donna muscolosa dal fisico nervoso

Come detto l’inchiostratura, le scelte di linea per i personaggi e i volti, subiscono sicuramente  anche le influenze degli autori di grido del momento, ampiamente superati, poi, nei decenni successivi fino al raggiungimento di una fisiognomica prettamente digiandomenichiana con dei topos ricorrenti decisamente precisi e riconoscibili: dalla donna androgina asciutta e muscolosa al ragazzino, al personaggio con accenno di capelli bianchi (Maraviglia come il Dylan Dog del futuro come il Reed Richards dei Fantastici Quattro o il Peter Parker di Spider-Man Noir).

Per tacere di un interno con inquadratura frontale attraverso la porta…

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Inquadratura frontale attraverso una porta aperta (clicca per ingrandire)

Si capisce da subito che fra gli autori che il nostro guarda, studia e ammira fa breccia quel Frank Miller che spesso, più che ricercare un disegno anatomicamente perfetto, si concentra su storytelling, inquadrature, scansione e struttura delle vignette o utilizzo di vari stilemi grafici nelle tavole. Elektra Lives Again (1990), Carmine di Giandomenico, percorso d’artista> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="412" width="303" alt="Carmine di Giandomenico, percorso dartista >> LoSpazioBianco" class="size-full wp-image-66625 alignleft" />immaginiamo, deve essere stata una piccola bibbia per Di Giandomenico. Anche in quel caso un fumetto di supereroi mainstream veniva realizzato con una impaginazione quasi alla francese, con molte piccole vignette (magari mute), con ipnotici studi architettonici e riprese azzardate, con una attenzione maniacale sul colore e sugli effetti grafici che dal sapiente uso dello stesso si possono ottenere.

Spazio per sperimentare, come ha fatto Frank Miller, il nostro ne avrà più avanti nella sua carriera, in particolare quando libererà la sua fantasia nel progetto Oudeis, affrancato da ogni vincolo editoriale.
Ma la “questione” inquadrature e sfondi è da subito e per sempre lo sarà punto centrale della poetica grafica di Di Giandomenico.
Così come l’utilizzo continuo, ricercato e studiato di serie di vignette strettissime o bassissime a tutta pagina: esercizio di stile non sterile nonché dimostrazione di abilità nel posizionare i personaggi visto che in vignette di questi tipi non è facile dare profondità alla scena.
Nelle sue primissime tavole, quelle di Examen, raggiunge un risultato che è un mix scenografico di vecchio e moderno, anzi vecchio e futuribile. Nodale in tutti i lavori è infatti lo studio delle location; i vari progetti realizzati dall’autore teramano vedono anche nella qualità, nella coerenza e verosimiglianza nonché nella originalità degli scenari un punto di forza comune.

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Il percorso lavorativo dell’autore subisce, dopo la prima miniserie di Examen, uno stop; quando lo ritroviamo alle matite e chine è su un progetto a colori (stesi da Emiliano Colantoni) creato insieme ad Alessandro Bilotta.

Si tratta di Le strabilianti vicende di Giulio Maraviglia, inventore. La coppia Bilotta/ Di Giandomenico realizza tre numeri di questa serie,

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Carrellata di vignette basse a tutta tavola: gli occhi dei personaggi di Carmine Di Giandomenico
(clicca per ingrandire)

quattro della miniserie La Dottrina (dal 2002 in poi) e una recente storia breve di Dylan Dog pubblicata sul Dylan Dog Color Fest numero 2 (qui i colori sono dello Studio Tenderini).

Dal 2004 poi, oltre a questi albi, la sua produzione ha visto anche la realizzazione (stavolta tutto in “proprio” sia per i testi che per i disegni e colori) della graphic novel in due tomi  Oudeis, un progetto creator owned nel quale l’autore ha riversato le sue passioni, i sogni e i suoi incubi, sia grafici che narrativi.

È d’obbligo qualche annotazione su questo percorso lavorativo: dal debutto su Examen, in primis, va detto che tutti i lavori di Di Giandomenico sono stati pubblicati a colori.

Successive ai lavori citati sono alcune delle sue uscite per il mercato statunitense (Marvel), da lui stesso colorate (Daredevil: Battlin’ Jack Murdock, Spider-Man Noir…).
In molti dei suoi lavori (compreso Examen) è stato chiamato a costruire mondi nuovi; con Bilotta ha creato almeno tre universi fantastici e ha dimostrato di avere nelle sue corde la realizzazione di ambientazioni noir, fumose e ambientate in epoche vagamente retrò, condite con aggeggi steampunk. Un mix, dicevamo, di passato e futuro in un continuo ammiccamento alle due diverse direzioni temporali.

In Giulio Maraviglia i due mettono su una Roma degli anni ’20 alternativa, con tanto di articoli d’epoca, pubblicità fasulle tese a creare l’atmosfera anche nelle pagine del fumetto dove non v’è storia. Ne La Dottrina, invece, le scenografie e l’architettura sono spesso assenti; le scene sono o claustrofobici interni o esterni poco definiti. Stesso discorso o quasi per Oudeis, sovente anche fin troppo onirico.

Va anche segnalato, a latere del discorso fumettistico, il fatto che il progetto Oudeis ha una lunga coda extra fumetto che non si è ancora concretizzata; era in progetto da anni una riduzione video della graphic novel, che, nel tempo, ha subito diversi stop per problemi di varia natura. Di Giandomenico ci ha confidato di aver ripreso da un po’ in mano le redini del progetto e che la lavorazione procede: molti tasselli sono al loro posto ma tanti altri ne mancano ancora.

Al momento più di questo non si può dire ma, a quanto pare, tanto lavoro è stato fatto e si farà di tutto per non vederlo sprecato.

La struttura di questo speciale fa sì che siano inseriti i link alle recensioni di molti dei lavori di Carmine che abbiamo recensito dal 2003 ad oggi (lospaziobianco ha appena festeggiato i suoi primi dieci anni di vita…).
Sono due le interviste realizzate con i due autori per La Dottrina:
Intervista “Aderite spontaneamente alla Dottrina”
Intervista I padri della Dottrina: Bilotta e Di Giandomenico
Tre le recensioni a tre dei quattro volumi
Recensione Dottrina n.1
Brevisione Dottina n.3
Recensione Dottrina n.4
Ad Oudeis sono state dedicate due recensioni
Recensione Oudeis n.1
Recensione Oudeis n.2
ed una intervista all’autore ed all’editore Andrea Ciccarelli in merito alla lunga gestazione delle due graphic novel.

A proposito del Di Giandomenico creatore di mondi futuribili, va ricordato che dal 12 febbraio 2004 è andato online per la prima volta il sito di Claudio Baglioni,  graficamente interamente realizzato dell’autore molisano. Un lavoro monstre di circa 1200 disegni realizzati appositamente, sia per gli sfondi (scenografie e panorami di un mondo baglioniano perfettamente visitabile semplicemente spostando il mouse), che per personaggi e movimenti degli stessi.
A lungo è stato l’unico portale ufficiale di accesso per tutti gli eventi e le informazioni che il cantautore voleva veicolare via web; oggi è ancora in essere ma la home page iniziale ha una veste più ufficiale anche se la struttura realizzata graficamente dal nostro, all’epoca decisamente innovativa, è sempre ancora raggiungibile con un link.

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Dylan Dog e Giulio Maraviglia

Parlando dell’uso del colore da parte dell’autore, gli albi di Giulio Maraviglia erano colorati in maniera tradizionale; il Dylan Dog con colori (dello Studio Tenderini) piatti per ordini di scuderia Bonelli: dopo aver colorato da solo sia La Dottrina che Oudeis che le miniserie per la Marvel precedentemente indicate, Di Giandomenico è passato a disegnare in bianco e nero aggiungendo, dopo le chine le velature in scala di grigio.

Per intenderci meglio i disegni che ora consegna alla Marvel sono già completi di ombre che i coloristi utilizzano per stendere poi i colori definitivi; in pratica un fumetto colorato in scala di grigio (o di arancione). Ogni disegnatore, si sa, è sempre scontento di come viene colorato il suo disegno e l’esperienza da colorista dell’autore italiano lo ha portato a includere nel suo lavoro (anche quando esclude il colore) la scala di grigio che detta le velature.

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Tavola di Journey Into Mystery; in parte colorata ed in parte in originale in scala di grigio come completata da Carmine di Giandomenico, permette di capire quanto la tavola finita in scala di grigio sia indicativa per il colorista (clicca per ingrandire)

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Sulle orme di Barry Windsor Smith in Journey Into Mystery

Ma eravamo arrivati ad un punto della carriera del nostro dove c’è da riscontrare un cambio di direzione.
Nel 1997 Carmine, dopo l’esperienza simil supereroistica di Examen, aveva realizzato un numero di La espada salvaje de Conan (esclusiva per il mercato spagnolo su testi di Chuck Dixon); successivamente (nel 2005) aveva lavorato con la Marvel Usa per tre numeri della serie Amazing Fantasy (il 13/ 14/ 15) ma il vero punto di svolta della carriera, che la spezza per ora in due tronconi drasticamente divisi è il 2007, che vede la pubblicazione della miniserie Daredevil: Battlin’ Jack Murdock.

Una miniserie che è punto di svolta per motivi lavorativi ed artistici. In primis è un progetto pensato da Carmine e proposto direttamente alla Marvel; Carmine di Giandomenico, percorso d’artista> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="409" width="268" alt="Carmine di Giandomenico, percorso dartista >> LoSpazioBianco" class="size-full wp-image-66630 alignleft" />un tentativo, riuscito, di aggiungere alcuni tasselli alle plurinarrate origini di Daredevil, uno dei primi personaggi di successo e più longevi della Marvel, sul quale hanno messo penna e matita i migliori autori mondiali da Frank Miller a Gene Colan a Bill Sienckiewicz, etc etc.
Questa miniserie è totalmente realizzata da Carmine (storia, sceneggiatura, disegni colori) con l’ausilio di Zeb Wells a coordinare, tradurre, omologare con gli standard Marvel il progetto di Carmine.
Ed è un piccolo miracolo che ad un autore praticamente esordiente venga concessa questa libertà e autonomia nel maneggiare (con cura) parte delle origini di un personaggio Marvel.
Da un punto di vista artistico anche qui siamo ad un punto di svolta; le esperienze passate (come colorista, come creatore di mondi e atmosfere retrò ma soprattutto di storytelling) permettono all’autore di consegnarci una storia che, letta in volume, ha un ritmo serrato e una costruzione narrativa panel by panel veloce, triste, violenta, malinconica.
Ambientata in un passato prossimo la storia è zeppa delle scelte narrative che sono ormai la cifra stilistica di Carmine e che abbiamo già citato in precedenza, dalle vignette orizzontali molto basse alla vignetta dettaglio di vignetta più grande, alla vignetta sguardo da una porta aperta… insomma una piccola summa di come parla l’autore attraverso i disegni.

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(clicca per ingrandire)

Carmine diventa un disegnatore conosciuto anche oltreoceano e le commissioni lavorative, in pratica, da quel momento in poi, una volta pubblicato il secondo volume di Oudeis, sono tutte di marca Marvel fino a portare al contratto in esclusiva siglato nel 2012.

Unica eccezione la storia breve per Dylan Dog pubblicata sul Dylan Dog Color Fest n.2 (qui la nostra brevisione) che lo vede debuttare su un albo della Sergio Bonelli Editore sempre su testi di Alessandro Bilotta, in una storia disperata e malinconica ambientata a metà fra il futuro (temi ricorrenti della poetica di Bilotta) de La Dottrina e gli scenari onirici di Oudeis nella quale, per rubare le parole a Michele Quitadamo, i suoi disegni

risultano perfettamente all’altezza evidenziando come il nostro sia ormai in grado di confrontarsi anche con i mostri sacri del fumetto

Per la Marvel, dicevamo, realizza due miniserie. La prima, Spider-Man Noir, del 2009, per il progetto di universo parallelo creato dalla Marvel con l’intento di accarezzare scenari meno fantastici e più cupi nei quali si muovono personaggi che strizzano l’occhio ai corrispettivi supereroi ma che sono uguali solo nel nome e nel concetto creativo di base. In questa miniserie, anche questa colorata da Carmine è interessante annotare -laddove l’autore colora le proprie tavole- l’uso del flash di luce come altro peculiare segno distintivo e come egli si destreggi  con scenari a lui evidentemente molto cari, quali le città piovose e stropicciate degli anni trenta del secolo scorso.

Segue una miniserie molto discussa, Magneto Testament, che vede il nostro disegnare la storia delle origini di Magneto su testi di Greg Pak. La miniserie dovrebbe avere stampo supereroistico (Magneto è un villain importantissimo in casa Marvel) ma nei cinque numeri della stessa l’unico momento in cui si vede qualcosa di supereroistico è una singola, unica vignetta (neanche a dirlo, bassa e larga) in cui Magneto usa i suoi poteri.
Per il resto l’impressione di chi scrive è che, per molti motivi, sia uno dei lavori graficamente più importanti di Di Giandomenico; per la prima volta, o quasi, riquadra tutte le vignette, che sovente compongono una pagina a coppie su tre strisce. Baciato dai colori sapienti di uno dei migliori coloristi statunitensi, Matt Hollingsworth, il nostro si trova a suo agio sia nell’epoca che nei toni dello scenario nel quale è ambientata la storia.

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Questa miniserie consegna al mercato fumettistico statunitense supereroistico un autore pienamente europeo nella sensibilità, nella passione e nella tensione. Quello che dimostrerà nei lavori successivi, dal 2009 in poi, è che oltre a queste caratteristiche, il suo tratto nervoso e le sue inquadrature vertiginose sono in grado di rendere in maniera credibile praticamente tutti i personaggi Marvel nonché scene tipiche di scontro supereroistico.

È infatti impressionante inanellare la sequenza di albi disegnati dopo Magneto Testament. Piccolo discorso a parte per l’annual di Iron Man [1] che è stato il primo albo a fumetti Marvel distribuito in contemporanea sia in versione cartacea che online.

Qui l’intervista a Carmine di Giandomenico (Iron Man Annual)
e qui la brevisione “numerica” dedicata alla pubblicazione italiana dello stesso Annual, su Iron Man e i Vendicatori della Panini Comics n.50

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Menzione particolare anche per l’albo Fantastic Four 600, che lo vede chiamato a disegnare la rientree di Johnny Storm, troppo presto dato per morto (vedi articolo qui nel nostro speciale dedicato ai 50 anni dei Fantastici Quattro che vide, tra l’altro la partecipazione dello stesso Di Giandomenico come autore del rifacimento di una delle tavole di Fantastic Four n.1).

Ultima nota particolare è quella dell’accantonamento precoce della miniserie All Winners Squad: Band of Brothers, Carmine di Giandomenico, percorso d’artista> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="294" width="198" alt="Carmine di Giandomenico, percorso dartista >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-66589" />su testi di Paul Jenkins. Fermata al numero 5, originariamente prevista in dodici uscite, la serie era ambientata nell’Europa della seconda guerra mondiale e vedeva il nostro muovere Capitan America e la sua squadra di eroi negli scenari (metà del secolo scorso, fra esplosioni, combattimenti e la tragedia della guerra) preferiti.
Il riscontro delle vendite fu tale da indurre la Marvel a chiudere la miniserie in anticipo, con un gesto che indica come ormai neanche le major possono permettersi (seppur piccoli) passi falsi; nel caso particolare sembrerebbe esser successo che il filone di doppia narrazione delle storie di Capitan America (ne abbiamo parlato qui) [2] abbia subito un naturale esaurimento e che quindi più che la serie come qualità sia stato bocciato dal pubblico l’argomento della stessa.

Da questa mini in poi Carmine ha disegnato i più grandi eroi Marvel, dai mutanti a Spider-Man, Carmine di Giandomenico, percorso d’artista> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="435" width="284" alt="Carmine di Giandomenico, percorso dartista >> LoSpazioBianco" class="alignleft wp-image-66609" />dal Punisher a tutti gli eroi di Asgard, Thor in testa, da Iron Man a Capitan America in un rapido salto fra testate affidategli per piccole run di 2/3 o 4 numeri.

Da questo punto di vista l’ultimo anno di lavoro di Di Giandomenico è stato a dir poco frenetico; sacrificando spesso quello che era uno dei suoi punti di forza (gli sfondi, le ambientazioni messe su ex novo) a causa dei tempi stretti nei quali è costretto a lavorare, l’autore ha sfornato circa un albo al mese negli ultimi due anni. Matita, china e scale di grigio (laddove in Usa usualmente al disegnatore viene chiesto solo di disegnare le matite che saranno poi inchiostrate da un altro artista).

L’autore ha sviluppato negli ultimi anni alcune caratteristiche che hanno convinto la Marvel a metterlo sotto contratto in esclusiva. La velocità, la precisione, l’essere decisamente efficace nella costruzione della pagina riuscendo abilmente a ottimizzare (leggasi diminuire) i tempi di realizzazione con stratagemmi grafici che non rendono però i disegni meno interessanti; quella dinamicità di cui si parlava prima data dalle vignette verticali e quel pathos dato da quelle basse e molto larghe, la capacità di realizzare in maniera credibile praticamente ogni personaggio Marvel.

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(clicca per ingrandire)

Le testate che hanno visto la sua firma sono state The Mighty Thor, New Mutants, Journey Into Mistery, Thor, Iron Man 2.0, Punisher War Zone, The Exiles… e forse ne dimentichiamo qualcuna.
Tutto questo (che in Italia si vedrà a breve negli albi della Panini Comics), al momento, è il lavoro da professionista come disegnatore, colorista e scrittore di fumetti di Carmine Di Giandomenico.
Il contratto in esclusiva con la Marvel, di cui si è dichiarato contento ed orgoglioso, dimostra come in Usa sia stata apprezzata la sua arte e la sua professionalità; uno dei tanti casi, ormai, nel quale le caratteristiche di un autore italiano trovano terreno più fertile in mercati esteri che non in quello italiano.

A questo punto, soprattutto dopo i molti rimbalzi di testata negli ultimi due anni, ci tocca chiosare questo rapido viaggio nei 19 anni di carriera di questo interessantissimo autore italiano per forza con un augurio, quello che il 2013 possa vedersi assegnata, dal suo editore, una testata in maniera continuativa così da poter mettere a segno un buon numero consecutivo di storie tali da lasciare una impronta definitiva (come stanno facendo altri autori italiani che ne hanno avuto la possibilità) su una testata Marvel. Prima di lanciarsi, ovviamente, in una nuova avventura ed in una nuova scoppiettante fase della sua carriera.

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Note:

  1. albo al quale Lospaziobianco è legato a filo doppio visto che è uscito in contemporanea con l’ultimo importante restyling del sito, proponendo l’intervista all’autore come uno dei primissimi pezzi del nuovo corso [↩]
  2. Oltre al continuum temporale “presente”, in più, le storie di Cap possono essere ambientate anche nel passato sfruttando i buchi temporali non narrati in passato. Esistono iati temporali da riempire e centinaia di storie di guerra non narrate da raccontare. La prima serie regolare del nostro, infatti, durò solo 78 numeri (dal 1941 al 1954) ed era edita dalla Timely. In questa prima incarnazione editoriale solo una minima parte delle vicende belliche del nostro furono narrate e nel dopoguerra, a causa della precipitosa diminuzione delle vendite, la serie fu chiusa. [↩]
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