Dalla Sicilia all'Inghilterra. Da Canicattì a Londra. Luoghi per certi versi distanti anni luce, eppure mai così vicini grazie alla musica di una band il cui nome sottolinea già un legame speciale con la terra d'Albione. Parliamo dei Carnaby, talentuosa formazione che fa del britpop il suo cavallo di battaglia non dimenticando però la lezione dei grandissimi del rock ed il beat degli anni '60: dai Beatles agli Stones, dagli Animals ai Who. Joseph Sandonato (voce, chitarra), Vincent Sandonato (voce, basso), Pietro Pelonero (voce, chitarra) e Giuseppe Racalbuto (voce, batteria) sono i protagonisti di questa avventura caratterizzata da un sound energico (e da un notevole talento vocale) che tanto ci ricorda il passato ma che sembra decisamente proiettato ad un luminoso futuro. Del resto i quattro ragazzi hanno già assaggiato il palco di X Factor e da poco hanno date alle stampe un EP ( I Don't Give a Fuck About Words) con cinque brani decisamente ispirati.
Ascoltando le cinque tracce del disco ( I Want To Tell You, Friday, Girl, Dies Young e Wasteland) si comincia a fantasticare ed a viaggiare con la mente. Ho avuto la sensazione di trovarmi in un vecchio quartiere londinese in cui però convivevano personaggi provenienti da epoche diverse: tutto sembrava vecchio e nuovissimo allo stesso tempo. Ed i brani dei Carnaby, al netto del giochino che spinge sempre l'ascoltatore a cercare somiglianze con ciò che già si conosce, sono così e dopo un po' diventano di non facile catalogazione. Insomma, se il punto di partenza di questo discorso musicale che ondeggia tra pop melodico e rock è rappresentato dai Beatles, il punto di arrivo è già qualcosa che ha una sua precisa identità e tutti i numeri per piacere.
Le canzoni dell'EP ci raccontano l'amore e tutte le sue sfumature: non manca quello malinconico e destinato a non brillare che lascia un segno, una scia nel cuore come la stella che cadendo segna il cielo. Altre sottolineano l'importanza di seguire la propria strada, senza aver paura di guardare in faccia il sole, senza paura di scottarsi perché la vita va vissuta, senza timore, lasciandosi guidare da ciò che si desidera. Ad un certo punto, raggiunta un'apparente tranquillità, irrompono flashback e ricordi del passato che si mescolano ad emozioni del presente. Non mancano le atmosfere cupe che ci portano in luoghi lontani dove si cela il terrore, la guerra e la tormentata ricerca di una pace dimenticata. Insomma, un album dalle mille sfaccettature che ad ogni ascolto implicherà lo snodarsi di numerose e diverse sensazioni: basterà solo lasciarsi rapire dall'energia di questa magia che solo la musica sembra rendere possibile.
Come nasce l'idea di formare un gruppo e mettersi in gioco?"Quando fai musica, o arte in genere, la componente condivisione diventa fondamentale, anzi forse è proprio quella che ti dà l'input per iniziare. Il voler condividere, comunicare qualcosa che hai dentro e che, nel caso nostro, trova sfogo attraverso le note. Succede che all'inizio non ti rendi conto che il bisogno è proprio quello e allora inizi a suonare per gioco, per divertimento, lo stesso gioco e divertimento che ci portiamo dietro ad ogni concerto e che in fondo è la chiave della nostra musica".
Quando avete capito che stavate percorrendo la strada giusta?"La strada giusta? Forse non lo capiremo mai! Come dicevamo prima, facciamo musica per bisogno e perché forse non riusciremmo a fare altro. Certo, non è sempre facile e i momenti in cui molleresti tutto ci sono, ma alla fine ti ritrovi con chitarre e amplificatori a manetta a fare quello che ami, la tua musica, e ti accorgi di stare così bene che tutto il resto conta davvero poco".
Perché avete scelto di chiamare la vostra band Carnaby?"Serviva un nome che ci rappresentasse, ma non riuscivamo a trovarne uno. Un giorno, Pietro chiamò Joseph che in quel momento si trovava a Londra, precisamente a Carnaby Street, e decidemmo insieme che quel nome avrebbe fatto al caso nostro".
Il segreto per tener unita una band con quattro personalità diverse?"Alcol e donne. No, scherzi a parte dopo cinque anni insieme conosciamo pregi e difetti di ognuno di noi. Abbiamo imparato con il tempo a sopportarci e a chiudere ogni lite con una stretta di mano. Vige la democrazia, se siamo tutti d'accordo su qualcosa, andiamo avanti nello stesso senso, nel bene e nel male. E su alcol e donne siamo tutti d'accordo!".
Da Canicattì ne avete fatta di strada fino ad oggi. Quali sono le difficoltà maggiori che avete affrontato?"Ti riferisci ai lavori in corso sull'autostrada? (NdR ridono). A parte i lavori sulle strade, dalle nostre parti se dici che nella vita fai il musicista poi ti chiedono: "ma a parte la musica che lavoro fai?". Quindi essere credibili e rendere credibile quello che fai è stata la prima difficoltà che ci siamo trovati davanti, non so se abbiamo superato questa difficoltà, di certo è una cosa che non ci tocca più, guardiamo avanti e proseguiamo per la nostra strada, lavori in corso permettendo!".
Avete partecipato ai provini di X Factor, potete raccontarci questa esperienza?"Eravamo alle prime armi e ci è stato chiesto da alcuni amici di metterci in gioco sfruttando la sola voce come strumento e lasciando per un attimo da parte chitarre, basso e batteria. Abbiamo accettato e siamo arrivati ai cosiddetti "Bootcamp". Essere giudicati da quattro personaggi che hai sempre visto in TV, di cui tre (Elio, Morgan e Arisa) musicisti molto apprezzati in Italia ma anche all'estero, non è cosa di tutti i giorni. Insomma, bella esperienza!".
Come descrivereste la vostra musica?"Energica, solare, evocativa. Ci diverte suonarla, è una sensazione davvero "figa" ed è di certo gratificante portarla in giro e farla conoscere. Diventa la tua carta d'identità".
Il vostro repertorio è legato principalmente ai Beatles. A chi altri vi ispirate?"Ci piacciono tante band. Qualsiasi cosa può ispirarci. Alcune di queste non ce le aspettavamo neanche noi. Amiamo l'attuale scena musicale del Regno Unito. Gruppi come Franz Ferdinand, Arctic Monkeys, Miles Kane, Kasabian, Oasis e Blur. Da loro prendiamo l'energia. Se guardiamo invece a chi ha fatto la storia, a parte i Beatles, nel nostro cuore ci sono anche Beach Boys, Rolling Stones, Kinks, Neil Sedaka... Artisti che ci hanno permesso di studiare e sperimentare con le voci. Abbiamo anche una particolare attenzione verso la scena indipendente italiana. Apprezziamo molto A Toys Orchestra, Afterhours, Il Pan del Diavolo, per citarne alcuni. Siamo anche contenti di condividere la nostra etichetta discografica, la Muddy Waters Musica, con Marilù e Zafarà, che come noi fanno grandi sacrifici per portare in giro la propria musica. Sono un punto di riferimento".
Come mai avete scelto l'inglese per le canzoni del vostro EP?"Per noi la fase di composizione è un momento di creatività, un momento in cui lasci da parte filtri e strategie. Scriviamo in inglese perché è così che escono le nostre canzoni, siamo a nostro agio con questa lingua e consapevoli dell'ampio respiro comunicativo che questa ti permette, senza considerare che Joseph e Vincent hanno vissuto per molti anni negli States. Ma non sempre è così, delle volte quello che scriviamo è in italiano e ci sta bene così... senza filtri e strategie".
Ci potreste descrivere brevemente le cinque canzoni dell'EP?" I Don't Give a Fuck About Words, uscito per Muddy Waters Musica e registrato presso Rec Studio da Aldo Giordano, cerca di catturare la nostra vita in questo momento, non mancano i flashback, la devozione a chi ci ha sempre sostenuto, le paure e le sofferenze. Pensiamo sia un lavoro molto onesto, nel senso che tutto ciò di cui parliamo lo abbiamo vissuto e nel disco lo raccontiamo a chiunque voglia ascoltarci. In I Want To Tell You c'è tutta l'emozione che si prova quando, in una sera che sembra essere come tutte le altre, trovi qualcuno con cui ti piace stare e tutte le emozioni che un incontro di questo tipo può suscitarti. In Friday raccontiamo di un week-end del passato, è più che altro un flashback, un ricordo di una situazione passata che però ha lasciato delle emozioni positive che, magari ripensandole anche con una certa malinconia, ti piacerebbe rivivere. Dies Young è pezzo più tetro rispetto agli altri e parla di quei legami che si spezzano e, anche se uno alla fine augura il meglio all'altra persona, nel mio testo non posso fare a meno di considerare come tutto ciò che è bello muore giovane. Girl è un brano diverso, di ringraziamento a tutte le persone che ci hanno seguito con affetto, e i nostri sostenitori vengono quasi descritti come il nostro amore, da qui il titolo Girl. L'EP contiene anche Wasteland, pezzo un po' diverso dagli altri per genere, stile ma anche per i contenuti. È stato scritto durante il conflitto in Siria, provando ad immedesimarci in quelle persone che si trovano al centro di una guerra, tagliate fuori dal mondo, in un posto dove non vi sono altro che macerie. L'ambientazione è cupa, tutto sembra perduto ma alla fine ogni cosa cambia nelle ultime due righe quando cantiamo: "ora abbiamo vinto"".
Che consiglio vorreste dare a tutti quei ragazzi che sognano di diventare cantanti o musicisti?"Siamo giovani e per noi dispensare consigli non è cosa semplice, ma un pensiero trova tutti noi in accordo: non arrenderti mai, né al primo né al millesimo ostacolo, avere la testa dura e batterla forte per quello che si ama. Non esiste una strada giusta o un lavoro giusto, esiste solo quello che ami e che vuoi fare e se questo è chiaro allora vale la pena portarlo fino in fondo. Se, alla fine di tutta questa storia, ci ritroveremo ancora a suonare e a fare quello che amiamo, allora avremo trascorso una vita meravigliosa".
Avete progetti per il futuro?"In questo momento stiamo promuovendo il nostro EP, tra radio e concerti. A maggio faremo il nostro primo tour italiano e stiamo anche valutando un possibile tour europeo. Stiamo anche lavorando al nostro nuovo videoclip e buttando le idee per il nostro disco che dovrebbe uscire entro la fine dell'anno. Insomma, tanta roba: non vorrete mica perdervela vero?".
Per saperne di piùhttps://www.facebook.com/carnabyband
http://mwmusica.com
Per ascoltare l'EPhttps://soundcloud.com/muddy-waters-musica/sets/carnaby