Carne bovina italiana: il 15% è trattata con sostanze vietate

Creato il 16 giugno 2014 da Informasalus @informasalus


Carne bovina italiana: il 15% è trattata con sostanze vietate

Fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate. Il dato emerge da un monitoraggio condotto dall'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che Il Fatto Alimentare è riuscito a visionare.
Dai rilevamenti fatti in 18 Regioni “risulta che 72 bovini rispetto ad un totale di 514 sono stati classificati come “sospetti” per la presenza di corticosteroidi. Per quanto riguarda il trattamento illecito con ormoni steroidei sessuali i casi “sospetti” sono stati 12 rispetto a un totale di 576 capi esaminati. L’ultimo dato riguarda i casi “dubbi” per trattamento illecito a base di corticosteroidi: 74 su 512 capi”.
Intanto sono in corso in tutta Italia controlli e sequestri di carne infetta, spacciata per prodotto di alta qualità. I Carabinieri del Comando per la Tutela della Salute stanno eseguendo 78 decreti di perquisizione in tutto il Paese, per illecita commercializzazione di bovini infetti con marchi auricolari contraffatti e dichiarati falsamente di razza pregiata.
L'operazione, denominata Lio e condotta dal Nas di Perugia, e' estesa alle provincie di Arezzo, Avellino, Bari, Foggia, L'Aquila, Latina, Lodi, Matera, Padova, Perugia, Pesaro Urbino, Pistoia, Potenza, Ravenna, Rieti, Roma, Siena, Terni, Torino, Verona e Viterbo. Nell'operazione sono impegnati oltre 300 Carabinieri dei NAS e dell'Arma territoriale in 21 province di 11 Regioni (Umbria, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Lombardia, Abruzzo, Basilicata, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte). L'esecuzione dei provvedimenti dell'Autorita' Giudiziaria, circa 80, è il risultato di una complessa, indagine investigativa che sin dal 2011 ha visto impegnati i Carabinieri del NAS di Perugia coordinati dalla Procura umbra.
La prima fase dell'indagine ha portato alla scoperta di un traffico illecito di bovini colpiti da malattie infettive alcune delle quali trasmissibili all'uomo. Gli animali, nati in aziende dell'Italia meridionale e insulare, venivano avviati alla macellazione grazie all'intermediazione di due aziende, una perugina e una aretina, nonche' di allevatori e medici veterinari che riuscivano a far eludere i controlli sanitari facendo apparire sani i bovini. Al termine di questa prima fase sono state sequestrate 4 aziende agricole e 500 bovini vivi che sono stati abbattuti e distrutti, per un valore commerciale di due milioni e mezzo di euro.
Nella seconda fase delle indagini i militari hanno ricostruito l'organizzazione criminale in cui erano a vario titolo coinvolti 56 allevatori, 3 autotrasportatori e 6 medici veterinari delle ASL del centro-sud (Perugia, Arezzo, L'Aquila, Foggia, Potenza e Matera) dediti alla falsificazione di passaporti e marche auricolari che permetteva di introdurre sul mercato bovini di razza ed eta' diverse da quelle certificate dai documenti.
“Siamo di fronte all'ennesimo scandalo alimentare italiano" afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi.
"Ancora una volta – prosegue Rienzi - la salute dei consumatori è messa a repentaglio da gravi illeciti nel campo alimentare. Vogliamo sapere dalle autorita' i nomi delle ditte coinvolte nella vicenda, in modo che i cittadini che hanno consumato carne infetta possano essere informati e avviare le dovute azioni legali". Secondo il Codacons, infatti, "in caso di commercializzazione di carne infetta presso i consumatori, si aprirebbe automaticamente il fronte dei risarcimenti in favore di chi ha acquistato e consumato alimenti non solo contraffatti e con marchi falsi, ma addirittura infetti, con potenziali pericoli sul fronte sanitario".



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