Magazine Cultura
Sono andata a comprare questo graphic novel (tratto da un racconto di Marcello Fois e illustrato da Daniele Serra) alla Feltrinelli, anche se su Internet avrei risparmiato qualche euro, perché ho sentito dire che pure la Feltrinelli è in crisi e rischia di tagliare un po' di sedi. E mi è venuta un po' di tristezza per la sorte delle librerie, e tanto più per quella delle biblioteche :-(
E diciamo che solo per questo non mi pento dell'acquisto!
Per il resto la lettura di Carne mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Si tratta di un frammento di vita del commissario Carnevali, affettuosamente chiamato Carne dal collega Vitali (a sua volta chiamato Vita). Carnevali è un uomo ruvido che porta addosso i segni della propria personale discesa all'inferno. Il disegno molto sporco di Daniele Serra rende bene i tratti umani del protagonista e l'atmosfera melmosa nella quale si svolge la sua vita.
Questa volta per Carnevali le cose vanno peggio del solito. Allontanatosi dalla sorveglianza di un testimone per andare con una prostituta trova il suo testimone morto. Dovrà così a fronteggiare le ambiguità di Vitali (cui lo lega un rapporto di amore/odio) e la riprovazione del suo capo, nonché la telefonata della ex moglie che attende i soldi che gli spettano e l'incontro con la collega che spaccia droga per rifarsi le tette.
Quello di Carnevali è un mondo in cui non c'è un filo di grazia né alcuna leggerezza dei sentimenti. Tutto risulta appesantito e sembra impossibile sfuggire a una sensazione di contaminazione durante la lettura. Anche lo scioglimento nell'abbraccio e nelle lacrime finali non riesce a togliere quel senso di grevità che resta appiccicato addosso come il caldo umido di questa estate.
Diciamo che è capitato in un momento in cui avevo voglia di leggerezza e invece mi sono sentita schiacciata, quasi oppressa. Mi direte che i graphic novel quasi mai sono allegri, che la vena deprimente è particolarmente presente nelle corde dei fumettisti. E però, se talvolta il tratto disegnato o una qualche sotterranea ironia o autoironia consentono la catarsi finale, qui invece non c'è via di scampo.
Non certo un libro da portare in vacanza.
Voto: 2,5/5
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