Chissà quanti sono i ricordi legati al Carnevale per noi meridionali…?
Per il Sud italia, il Carnevale è una commistione di retaggi culturali, di usanze, simboli arcaici e di riti scaramantici.
Oggi parliamo della mia regione: la Basilicata!
Il carnevale in Basilicata,ancora oggi, per fortuna, è all’insegna della tradizione. Sono ancora vivi antichi riti del carnevale contadino, delle maschere che ricordano figure giunteci quasi intatte dal passato, di falò, di specialità culinarie tipiche che la fanno da padrone nei festeggiamenti di tutta la Regione.
Soprattutto nei nostri piccoli centri, il Carnevale rappresentava una delle poche occasioni di svago e di divertimento, dando anche luogo al pretesto per poter mangiare un po’ meglio. Oggi è una valida occasione di riscoperte, fortunatamente in gran parte sopravvissute alla modernità e alle emorragie migratorie che hanno rischiato di svuotare i paesi della propria anima e della propria memoria .
Il Carnevalone di Montescaglioso nasce dalla cultura dei massari e dei braccianti. All’alba del martedi grasso ha inizio il lungo rito della vestizione. Il gruppo ha precise figure e gerarchie. Apre il corteo la Parca che rotea il lungo fuso tra le gambe della gente. Esso è il simbolo della ruota del tempo che gira e della morte che prima o poi arriva. Guai a farsi colpire. Seguono i portatori dei campanacci più grossi, sbattuti aiutandosi col ginocchio. Poi è la volta della inquietante rappresentazione della “Quaremma”, vestita di nero e con in braccio un neonato. Di seguito la carriola con il Carnevalicchio in fasce, dove si depositano le offerte in natura. Segue la sposa di Carnevalone, un po’ sguaiata, ferma tutti e chiede offerte in natura e danaro che dovrebbero servire a fare crescere il Carnevalicchio, Si accetta ogni offerta: pane, finocchi, pasta, dolci, frutta, vino e salsiccia. In realtà tutto verrà consumato durante la cena di fine sfilata corredata ovviamente da una “bella“ ubriacatura generale. A ruota libera e con i campanacci più piccoli, tante altre figure in costume ogni anno diversi.
A Tricarico il Carnevale inizia il 17 gennaio, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate. All’alba, la popolazione viene svegliata da un suono di campanacci agitati da alcuni figuranti travestiti da vacche, giovenche e da tori guidati da un vaccaro e si radunano presso la chiesa dedicata al Santo per la benedizione. Di qui inizia un corteo nel rito della transumanza attraverso le vie del paese. Il Carnevale si conclude l’ultima domenica prima di martedì grasso con il rogo del fantoccio di Carnevale, pianto dalla moglie Quaremma.
Il Carnevale di Aliano (la città dell’esilio ed in seguito dell’eterno riposo di Carlo Levi), invece, ha come scenario i suggestivi calanchi, paesaggio unico che avvolge tutto il paese. Le maschere cornute costruite a mano dagli artigiani, i coloratissimi cappelli che cercano di smorzare le maschere che a volte appaiono minacciose, sfilano per le strade del paese accompagnate dalla musica delle fisarmoniche e della cupa- cupa.
Ancora… A San Mauro Forte, dopo i festeggiamenti in onore del Santo protettore, l’inizio del carnevale è segnato dalla sfilata dei portatori di campanacci che fino a notte fonda percorrono le viuzze del paese, con salsicce, taralli, focacce e vino locale. I campanacci più lunghi sono detti di sesso maschile, mentre quelli più larghi di sesso femminile. La festa è di antiche origini, legata al culto di Sant’Antonio Abate e ha significato propiziatorio, per il sollievo dai malanni e per l’abbondanza dei raccolti. La chiusura del carnevale si celebra con il funerale e il lamento funebre del fantoccio di Carnevale bruciato in piazza.
Pietrapertosa, poi, un deliziosissimo borgo fra le Dolomiti Lucane, preserva anch’essa un’antico carnevale. Il suono della cupa-cupa, durante tutto il periodo di carnevale, segna l’arrivo di gruppi di maschere per la tradizionale questua di dolci e salsicce. Il martedì grasso i festeggiamenti terminano con il processo al Carnevale, punzecchiato dal Diavolo con il volto nero e le corna caprine e rimpianto da sua moglie Quaremma, alla fine viene condannato al rogo. La sagra della Rafanata chiude i festeggiamenti.
Se amate il Carnevale, le tradizioni, la buona compagnia ed il buon cibo, la Basilicata è il posto giusto.