Caro Alexis Tsipras, non so se te ne sei accorto, ma quella lista formata dal basso che tu auspicavi si è tradotta in una delle operazioni più di vertice e teleguidata che si potesse immaginare. Lanciata da intellettuali che gravitano nel gruppo Espresso, fabbricata col metodo Cencelli, scegliendo i nomi nell’universo alternativo e delle forze residuali della sinistra “di governo”, un po’ con il criterio di raccogliere consensi locali, un po’ per ripescare personaggi del salotto buono del giornalismo, un po’ per dare un passaggio e una pensione a qualche solito noto, alla fine, se davvero avrà successo porterà a Strasburgo, nel nome della sinistra, liberaldemocratici come Barbara Spinelli che già ha avvicinato Schulz per fare atto di omaggio e Adriano Prosperi o magari anche qualche filo fascista come Valeria Grasso, a sorpresa inserita tra i nomi.
Il concetto di legalità mal interpretato ha già portato al conflitto tra Camilleri, che si è ritirato, e Casarini con la fedina penale sporca, ma per le manifestazioni no global (anche se alcuni uccellini dicono le questioni siano state più di fondo); le alchimie partitesche hanno già visto il ritiro di Antonia Battaglia, la pasionaria anti Ilva, incompatibile con i due candidati di Sel nella circoscrizione e probabilmente ci saranno molte altre sorprese da qui a maggio. Questo caravanserraglio destinato a non scalfire di un ette la politica europea, generico nelle proposte e inestistente nelle strategie, costruito in modo strumentale, viene tuttavia visto come un’occasione per riunire i lembi sparpagliati della sinistra. Invece finirà per dividerla ancora di più dentro i veleni di una lista puramente elettoralistica, dai contenuti aleatori e contraddittori, ma diciamo pure generici, visto che ormai tutte le formazioni sono contro l’austerità.
So bene che a te non te ne frega nulla, che a te serve per diventare premier in Grecia e che in questo momento le cose che dici, l’assurdo che proponi – basta austerità, ma viva l’euro – risponde alla necessità di evitare che gli interessi del capitale finanziario e della Germania ti stritolino e facciano della Grecia una piccola Ucraina mediterranea. Però vedi tu vieni da una realtà in cui il massacro europeo ha finito per svuotare l’esangue sinistra del compromesso e della subalternità, creando un forte polo radicale e puoi anche permetterti di fare il pesce in barile. Qui invece è avvenuto l’esatto contrario, la sinistra è defluita dentro un progetto democristiano e conservatore, se non per certi versi reazionario, lasciando sul terreno solo pochi e sparsi lacerti di una visione diversa della società. La sinistra italiana, conquistata dal liberismo, depauperata dagli ideali, ha trovato nel divenire soggetto di governo e dunque di potere, la sua unica strategia possibile in nome di qualcosa in cui non credeva più.
Dunque coinvolgere le frange rimaste in un ennesimo progetto di vertice, compromissorio e contraddittorio nelle persone scelte per dar loro una voce in Europa, significa portare le ultime pecorelle smarrite nel recinto della governabilità secondo i criteri dettati del pensiero unico. E impedire che, nel tempo della crisi la quale piscologicamente e politicamente ha ribaltato l’investimento sulla governabilità a tutti i costi , la loro contrapposizione al liberismo abbia successo oltre i propri ristretti confini, castrandone i temi più evidenti e cruciali, tra i quali la moneta unica. Si è arrivati al punto che alcuni siti della sinistra, tipo Sbilanciamoci, riportano gli articoli di illustri economisti fortemente negativi con l’euro, lasciandoli in inglese, senza pena di tradurli, come hanno fatto molti, compreso il sottoscritto, evidentemente nella speranza di attutirne l’impatto. Così alla fine sarà il nazionalismo più futile o più inquietante ad essere l’interlocutore dei liberisti.
Quando, dopo le elezioni si scoprirà che il job act dettato a Renzi dalla troika e già di fatto anticipato da Olli Rehn, consiste in un taglio dei salari a 750 – 800 euro al mese, rendendo per altro impossibile il pensionamento se non dopo 50 anni di lavoro continuativo, si scoprirà forse il valore della contrapposizione netta, anche come semplice tattica. Ma sarà come al solito troppo tardi.