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Caro Babbo Natale, come regalo dimmi di essermi sbagliato

Da David

Caro Babbo Natale, come regalo dimmi di essermi sbagliato

di David Crucitti - Caro Babbo Natale ti scrivo così mi distraggo un po’, vorrei esprimere tanti desideri e tante aspettative, chiederti tanti doni e troppe necessità, ma sai, Babbo Natale, ormai sono grande e ho l’impressione che non esisti più, qualcuno, alcuni anni fa, mi ha spiegato che tu sei un’invenzione per far sognare tutti i piccini di questo pianeta, che sei stato solo la fantasia di miliardi e miliardi di bimbi che nel corso dei secoli ti hanno contattato per ricevere i loro più profondi doni. Sai Babbo, faccio finta di non credere a chi mi ha spiegato che tu non esisti, ormai sono adulto e voglio credere che tu, per un solo istante, riceverai questa mia letterina, che la leggerai e la esaudirai. Ho pensato, nello scrivere questa lettera, che non ti chiederò nulla di materiale, a differenza dei piccini, quest’anno voglio parlarti da adulto, voglio soprattutto sentirmi adulto, anche se so, che tu prediligi i bambini. Ma proprio dei bambini ti vorrei parlare, e per loro esprimerti il mio desiderio, il dono che vorrei la notte di Natale sotto il mio albero. Sai caro Babbo, ho addobbato un bell’albero. Ogni giorno leggo e ricevo notizie di adulti che hanno dimenticato di essere stati bambini, apprendo che il bambino divenuto adulto mortifica la cosa più preziosa del mondo, appunto i piccini. Caro Babbo Natale, i tuoi bambini, quelli che tanto ami, sono disorientati dalle vicissitudini dell’era moderna, anche loro sono divenuti schiavi dell’evoluzione multimediale, spettatori di una incresciosa società devastata dall’arrivismo personale, partecipi all’involuzione mentale che negli ultimi anni ha caratterizzato i comportamenti e le scelte dei loro genitori. Babbo, tu sei lontano e non ti accorgi di quello che i tuoi bimbi sono costretti a subire, volevo informarti che le famiglie si sono allargate, i piccini chiamano papà chi padre loro no è, coinvolti dalle mamme innamorate del proprio compagno sono andati un po’ in confusione. Sai Babbo, la crisi economica ha creato un grave danno, le mamme sono costrette a lavorare, e i tuoi pargoli sono consegnati alle ludoteche che, per forza di cose, negli ultimi tempi sono triplicate. Dopo il pranzo all’asilo, diritti alla ludoteca ad aspettare il ritorno serale della tanto amata e desiderata famiglia. Poi volevo informarti dell’aumento di patologie ansiolitiche e depressive tra i tuoi bambini, quelli che ogni anno ti scrivono le letterine, si, proprio quelli. Sai, il disagio è spropositato, i tuoi tanto amati piccini sono nelle mani di adulti egoisti e prepotenti, passionali e strafottenti. Sai Babbo, sorvoliamo l’interesse sessuale che scatta verso i tuoi piccini, sorvoliamolo perché al contrario di quello che si pensa c’è un esercito che aspetta sulla riva del fiume il cadavere del suo nemico, è quell’esercito composto da polizia, giornalisti e gente comune, è preferibile che tu non sia informato su questa faccenda, ti farebbe morire di crepacuore. Caro Babbo Natale, come accennavo prima vorrei chiederti un dono per me in questo Natale, sotto l’albero vorrei trovare tanta sapienza, mi piacerebbe ricevere il dono della comprensione e della fede, gradirei che tu, per iscritto, mi dicessi cosa ogni giorno dovrei fare per far si che ogni mio giorno abbia un senso. Forse sarò egoista, ma dopo che ho scritto superficialmente quello che accade ai tuoi piccini, la mia condizione umana, e quindi fragile, mi spinge ad essere proprio così, egoista. Caro Babbo, so che non esisti, ma per un attimo, nell’attimo in cui concluderò questa letterina, vorrei farmi violenza e convincermi che tu sei stato informato di tante cose che certamente non sapevi, vorrei auto convincermi del fatto che almeno tu sia a conoscenza che tutti i tuoi amati bimbi credono in te, e nello stesso tempo vorrei far crederlo anche a me stesso. Concludo questa mia lettera con la speranza che quello che abbia scritto sia soltanto frutto della mia immaginazione, che non è vero nulla di tutto quello che ti ho appena elencato. Con affetto, un bimbo divenuto adulto.



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