Caro Daniele De Rossi

Caro Daniele De Rossi,

si sa che nel mondo del calcio l’insulto è un intercalare, come la bestemmia in Toscana e Veneto, però non capisco perché continuare a scusare, giustificare questo vezzo. Mi sono occupato di Maurizio Sarri pochi giorni fa… Ora è il suo turno. Intanto Mario Mandžukić, a cui s’è rivolto con quella frase colorita, “Sta’ muto, zingaro di merda!”, è un croato, nato a Slavonski Brod il 21 maggio 1986, il che significa che la sua cittadinanza non ha niente a che vedere con l’etnia Rom o Sinti, evidentemente poco stimata da lei. Forse non guasterebbe studiare la geografia e nel contempo la storia, tanto per avere un’infarinatura di ciò che è successo a una popolazione più volte vessata e perseguitata, come nel caso del Porraimos, l’olocausto dei Rom e Sinti nei Lager nazisti. Qualcuno dirà che stiamo esagerando e che la sua frase non va catalogata tra le espressioni xenofobe… Ho sentito durante la Domenica Sportiva un intervento di Giancarlo Dotto che, sostanzialmente,  la scagionava. Secondo il giornalista, quando un insulto entra nel vocabolario cessa di essere un insulto… Tesi opinabile e diametralmente opposta al politically correct. Io, modestamente, credo che le parole siano importanti, in qualità di significanti e significati, per cui l’insulto resta tale. La scelta può essere inconscia, subconscia, ma l’intenzione non sparisce. Ci si riferisce a Tizio o a Caio con un vocabolo per ingiuriare, non per fare un complimento. Punto. Nel suo caso, caro Daniele De Rossi, “zingaro” è un insulto. E cosa dovrebbe essere? Un elogio? Mi dicono che lei è recidivo… Pare che nel 2007, dopo Roma-Lione degli ottavi di Champions League, abbia detto al giocatore francese Abidal “negro di merda”… Mi riferiscono che in seguito si è scusato… Suvvia, caro Daniele De Rossi, nessuno la vuole fucilare, si scusi anche con Mario Mandžukić, che le costa? E impari un po’ di storia e geografia.

Un saluto da un romanista.

Marco Vignolo Gargini