A uno sguardo distratto le due parole potrebbero sembrare dei sinonimi ed è come tali che spesso le utilizziamo, ma in alcuni casi bisogna fare dei precisi distinguo. Un romanzo è un’opera narrativa di una certa lunghezza in sé compiuta cioè dotata di una trama organica, di un inizio e di una fine. Il libro è un insieme di fogli stampati, rilegati insieme e provvisti di copertina. Per fare un esempio concreto, A Game of Thrones di George R.R. Martin è un romanzo, Il trono di spade (versione Oscar bestsellers) no. Si tratta invece di un libro che corrisponde alla prima metà di un romanzo.
Molto spesso la differenza fra libri e romanzi affligge le edizioni italiane. I cinque romanzi di A Song of Ice and Fire sono diventati da noi i dodici volumi delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, e questo è solo un caso fra tanti.

Nord, dopo aver pubblicato in versione integrale i primi tre romanzi di Jacqueline Carey, ha deciso di spezzarli a metà, con la conseguenza che la Trilogia di Imriel è diventata una saga in sei volumi.


Quanto a Newton Compton, dopo aver pubblicato in versione integrale i romanzi che compongono la tetralogia originaria del Diario del vampiro di Lisa Jane Smith, ha iniziato a suddividere le opere successive in due parti.
Se nei primi casi indicati poteva (forse) sussistere una giustificazione tecnica — per i romanzi di Martin, Erikson, Goodkind in particolare, molto lunghi e quindi difficili da rilegare in un unico volume — nei successivi le difficoltà tecniche cadono e rimangono in piedi solo le decisioni di tipo economico, con buona pace degli appassionati.

La pratica di suddividere i romanzi in più volumi ha ripercussioni anche sui titoli. Se A Game of Thrones è stato proposto al pubblico italiano sotto forma di due volumi, quale titolo era giusto dare a ciascuna delle due metà nate da quest’operazione? Mondadori ha optato per titoli inventati per l’occasione creando Il trono di spade e Il grande inverno, anche se in questo modo c’è il rischio di esaltare elementi marginali come è avvenuto con Il grande inverno, che è la dimora di Casa Stark ma che nel secondo volume si vede ben poco o, in misura maggiore, con I fuochi di Valyria, undicesimo volume italiano delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Peccato che di Valyria si parli solo in una manciata di righe nemmeno troppo importanti per la trama, anche se finalmente lo scrittore svela ai lettori un dettaglio su cui tutti i lettori si sono interrogati per parecchi anni. In questo caso, con A Dance with Dragons diviso in ben tre parti, i titoli da inventare totalmente erano due, e l’operazione è meno facile di quel che può apparire a prima vista. A riprova di questa difficoltà sono noti diversi titoli ipotizzati per i volumi aggiuntivi della saga dei Mercanti di Borgomago di Robin Hobb o delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin circolati per qualche tempo in rete o su materiale promozionale stampato dagli editori stessi ma successivamente scartati prima della pubblicazione dei volumi.

Non solo non è facile scagliere un titolo aggiuntivo senza fare spolier e senza esaltare troppo un elemento a scapito di un altro, come avvenuto con Il dominio della regina che fa passare in secondo piano tutti i punti di vista diversi da quello di Cersei. In questo modo si perde anche ogni collegamento con i volumi originali, rischiando di creare confusione nella corretta sequenza di lettura. Per evitarlo si potrebbe mantenere un unico titolo con un numero d’ordine.

La stessa Armenia ha adoperato questo sistema anche per Memorie di ghiaccio parte prima e seconda, I cacciatori di ossa parte prima e seconda, Venti di morte parte prima e seconda e I sgugi dell’ombra parte prima e seconda, ricostruendo almeno nei titoli l’integrità dei romanzi di Erikson spezzati nel loro aspetto fisico. Peccato che La casa delle catene, che nella sequenza di lettura si colloca dopo I giardini della luna, La dimora fantasma e le due parti di Memorie di ghiaccio, venga indicato come quarto romanzo ma di fatto sia il quinto volume. Comunque vada una suddivisione crea sempre problemi nella numerazione corretta delle opere.

Come esiste un tipo di operazione, spesso esiste anche la sua inversa. Se è possibile spezzettare i romanzi in più volumi, è anche possibile accorparli in un unico volume.

A volte però i problemi sono ben più gravi. Tornando a Martin il tomo Le cronache del ghiaccio e del fuoco volume 1 (ormai fuori catalogo, ma in commercio nel momento in cui ho scritto quest’articolo) ne presenta numerosi altri, da noi già trattati in una precedente occasione (8), e contribuisce, come la successiva edizione dei primi due romanzi nella collana Oscar grandi bestsellers, a rendere caotica la numerazione dei volumi della saga. Una persona che ha letto il quinto volume della saga cosa ha letto?
Fermo restando che il quinto romanzo è A Dance with Dragons, se quella persona ha scelto l’edizione rilegata o quella degli Oscar bestsellers ha letto Tempesta di spade (primo terzo di A Storm of Swords). Se ha preferito i Grandi bestsellers nel momento in cui scrivevo quest’articolo avrebbe letto Il portale delle tenebre (ultimo terzo di A Storm of Swords), ora avrebbe letto L’ombra della profezia. Se ha optato per il volume gigante ha letto Il dominio della regina (prima metà di A Feast for Crows), a meno che dopo il volume gigante non sia passato all’edizione da edicola Urania. In quel caso, visto che il terzo romanzo è stato diviso in due parti e non in tre e che il quarto è stato pubblicato in volume unico, il nostro ipotetico lettore ha letto I guerrieri del ghiaccio (primo terzo di A Dance with Dragons). Questo supponendo di cambiare edizione solo quando costretti, perché i volumi successivi della serie non sono stati stampati nell’edizione precedentemente scelta.
Complicato? Certo, e questo è il motivo per cui i nuovi appassionati faticano a orientarsi nella saga e quando si parla con qualcuno dei vari avvenimenti bisogna fare molta attenzione all’indicazione del volume esatto per evitare spiacevoli spoiler. Mi è davvero capitato di sentire mio marito e un amico che parlavano di dove erano arrivati, e pur avendo affermato di essere entrambi nel secondo libro si trovavano in due romanzi diversi. Sono intervenuta io, che sapevo dov’erano entrambi, a bloccarli prima che uno dei due facesse involontariamente uno spoiler all’altro.

Un ultimo punto merita attenzione. È opinione comune che la fantasy sia costituita da trilogie, anche se quest’idea ultimamente sta venendo sfatata dall’esistenza di numerosissime saghe in enne volumi.
Il signore degli anelli è stato pubblicato come trilogia per motivi editoriali: la Seconda guerra mondiale era finita da pochi anni, c’era una forte crisi e la carta su cui stampare i libri era una merce rara e preziosa. Quando il romanzo ha avuto successo, però, si è formata nel grande pubblico l’erronea convinzione che si trattasse di una trilogia e non di un’opera unica. Da qui alla percezione che il formato migliore per il genere fantasy sia quello della trilogia il passo è stato breve.

Note
6) Ne parla, ad esempio, nelle FAQ presenti sul suo sito: http://georgerrmartin.com/faq.html.
7) http://www.brandonsanderson.com/article/56/Splitting-AMOL.
8) http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/14609/1/le-cronache-del-ghiaccio-e-del-fuoco-nuova-edizio/.