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Caro Fabristol

Creato il 06 febbraio 2015 da Malvino
Vangeli e Corano sono così imbottiti di contraddizioni che non c’è affatto da stupirsi possa trarsene ogni cosa e il contrario, però su un punto sono inequivoci, accomunando i due monoteismi a quello che con un termine mutuato dalla storia potremmo chiamare programma di conquista, e questo punto è l’universalismo: cristiani e musulmani hanno il mandato divino di conquistare il mondo, se con le buone o le cattive maniere è questione certo importante, ma tutta contingente alla storia, al momento che produce il mezzo per inverare il fine, sicché se oggi abbiamo una frattura tra cristianesimo e colonialismo che ci consente di considerare almeno momentaneamente chiuso l’arco storico che ha visto ogni fazione cristiana lottare per il predominio sulle altre e per la conquista di spazi sempre più ampi, mentre invece l’islam mostra in certe sue espressioni la velleità di espansione politico-militare, questo non deve indurci a dimenticare che nel bruciante desiderio di ogni buon cristiano e di ogni buon musulmano c’è il mondo intero assoggettato ad una sola legge morale, eternamente e universalmente valida; così, se questo ci fa orrore, siamo senza dubbio tenuti a fare i conti in modo decisamente diverso tra mezzo e mezzo, ma a non dimenticare che in entrambi i casi il fine è identico, sicché la cosa più idiota che possa ritenersi idonea a debellare una fede armata di kalashnikov sia quella di scendere in campo armati di una fede che oggi, almeno a chiacchiere, predica la tolleranza, ma nel programma ha «ut unum sint» e per statuto «qui non est mecum contra me est». Viene dal Corano la devastante furia degli uomini dell’Isis? Senza dubbio. Ma non è lo stesso Corano in cui sta chiaramente scritto che «non c’è costrizione nella religione»? Senza dubbio. Ma è che ogni testo sacro, per poter sfidare i secoli, deve essere necessariamente contraddittorio e ambiguo, meglio se poi qui e lì è oscuro, per offrirsi a interpretazioni opposte, una utile oggi, l’altra domani. Sicché conviene, caro Fabristol, non insistere troppo sul fatto che dietro la bestialità dell’Isis ci sta un libro. Ci sta, senza dubbio, ma la questione è tutta nella ragione storica che oggi ne fa un potenziale strumento di conquista. Non devo farti alcuna lezioncina, perché tu sei persona colta: sai bene per quali motivi Hassan al-Banna propose una lettura del Corano che consentisse questo, nel 1928, e sai bene perché abbia potuto trovare un consistente seguito solo cinquant’anni dopo, perché ce ne siano voluti altri venti per diventare unonda. Che teologia e politica siano mischiate tra di loro, senza dubbio, è un fatto. Ma la realtà si legge meglio, credo, separandole. 

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