Nonostante le condizioni metereologiche non esattamente splendide, ho deciso di incaponirmi con l’estate e proseguo quindi con qualche suggerimento per letture leggere ma non banali che si intonino ai mesi delle vacanze.
Una di queste, recentissima, è quella del vivace e scoppiettante romanzo “Caro George Clooney, puoi sposare la mamma?” di Susin Nielsen, pubblicato dalla casa editrice Il Castoro.
Una storia che io, istintivamente, ho associato a quelle, famose e molto gradite dalle giovani lettrici, di Jacqueline Wilson, autrice inglese che sceglie per i suoi libri eroine adolescenti e preadolescenti spesso alle prese con famiglie un po’ sgangherate, amicizie e primi amori.
Qui la scrittrice è invece canadese, già sceneggiatrice per la tv e, in questo romanzo in particolare, ispiratasi alla sua esperienza come figlia di genitori separati, ben riportandone, anche se con ironia e verve, rabbie, malumori e difficoltà emotive.
Il senso di abbandono e di iper-responsabilizzazione, di richiesta di crescita rapida e forzata, di assunzione di ruoli non dovuti – come quello di vegliare su un futuro affettivo materno o di prendersi cura della sorellina minore in maniera molto attiva e continuativa – emergono dalle pagine anche là dove sono stemperati e alleggeriti da situazioni divertenti e da una narrazione in prima persona spigliata e briosa.
Violet ha tredici anni, una sorellina, Rosie, di appena cinque e vive con la mamma dopo che il papà ha lasciato la famiglia per risposarsi con una donna più giovane e metter su casa con lei e con le gemelline appena arrivate.
Una storia di quelle che se ne sentono tante: lui affascinante regista televisivo che si invaghisce dell’attrice bionda e formosa della serie che sta dirigendo e, in una sequenza di eventi irrecuperabili, finisce per scegliere una nuova vita con lei a Los Angeles piuttosto che moglie e figlie nel freddo e grigio cittadino canadese.
Sono passati oramai due anni dalla separazione ma Violet, in apparenza, più che della mancanza paterna – l’uomo tra lavoro e nuova famiglia pare avere davvero poco tempo per lei e la sorellina – sembra soffrire per l’incapacità della mamma di trovarsi un fidanzato accettabile.
Perché Ingrid è stata fin troppo brava a riprendersi dopo l’abbandono del marito: da donna in gamba, passata una fase necessaria di sbandamento, si è rimboccata le maniche, si è trovata un lavoro in grado di garantirle una stabilità e, con alti e bassi e una casa che cade un poco a pezzi, riesce a far sbarcare il lunario a sé e alle proprie figlie.
Quello che proprio non va è la sua vita sentimentale! Una appuntamento sbagliato dopo l’altro con uomini inaffidabili, sposati, dipendenti da alcool, poco sinceri, infantili…un inanellamento di delusioni tale che Violet comincia a dubitare che la mamma possa fare da sé nella costruzione di una stabilità futura.
La goccia che fa traboccare il vaso cade quando Ingrid comincia una relazione con Dudley Wurstel.
Già, perché è vero che l’uomo pare ben diverso dai suoi ex, molto più serio e probabilmente animato da buone intenzioni ma, insomma, non pare proprio all’altezza della madre, così goffo, bruttino, con un pessimo senso dell’umorismo e un nome che è tutto un programma.
E mentre Rosie pare andare in adorazione per lui, Violet decide che, insieme alla sua migliore amica – Phoebe, figlia di psicologi e psicologa in erba a sua volta – cercherà un fidanzato finalmente degno per la mamma.
Una mamma così bella e in gamba merita indubbiamente il meglio. E il meglio chi è? Ma l’irresistibile George Clooney ovviamente, che insomma, pur se vecchiotto, non è affatto da buttare via.
Così tra appostamenti per spiare Dudley nell’intento di coglierlo in fallo e problemi a scuola con le bullette della classe, tra la gestione della sorellina e i difficili rapporti a distanza con il papà, Violet andrà avanti con tenacia verso il suo pretenzioso piano: procurare alla mamma un appuntamento con George.
Nel frattempo anche per lei, dichiaratasi cinica e sprezzante sui temi d’amore, si prospetta un’amicizia speciale: quella con Jean-Paul, adorabile compagno di classe anche lui figlio di genitori separati.
Pagina dopo pagina, la caparbia protagonista si scontrerà con le proprie mancanze, farà in conti con le rabbie irrisolte e, piano piano, imparerà ad avere uno sguardo più docile e comprensivo, scoprendo lati buoni dove non li immaginava e venendo a patti con le spigolosità dell’età. Magari, chissà, anche innamorandosi a sua volta…
E, soprattutto, rendendosi conto che l’idea di alzare tanto il tiro fino a un divo di Hollywood è probabilmente dipendente dalla difficoltà di accettare la sostituibilità di una figura paterna della quale, pur con tutte le sue mancanze e i suoi errori, si sente la nostalgia.
Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, divertente e leggero ma autentico, garbato, ricco di humor e di personaggi gustosi caratterizzati con buona maestria, anche là dove possano sembrare, a primo impatto, rispondenti a dei clichè.
Tanti i messaggi, lievi, empatici, rivolti ai ragazzi adolescenti, in particolare ai tanti che si trovano a fare i conti con genitori separati o famiglie ricostituite in un’età in cui si vorrebbe tutto bianco o nero, tutto giusto o sbagliato e nella quale si fa più fatica a perdonare gli inciampi e i difetti di mamma e papà.
Ma accettare i genitori fa parte della crescita, come imparare a vederli umani, manchevoli e a voler loro bene, nonostante tutto.
(età consigliata: da 11 anni)
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