Caro monti le scrivo cosi' mi distraggo un po'

Creato il 07 marzo 2012 da Vincitorievinti @PAOLOCARDENA
 di Paolo Cardenà
Egregio Presidente Monti,
prima di iniziarequesta breve riflessione vorrei, preliminarmente, rappresentarLe tutto il mioapprezzamento per il coraggio da Lei espresso nel farsi carico delle grandiresponsabilità derivanti dal Suo ruolo che, come dovrebbe essere a tutti noto,è reso ancor più difficile  dalla precarietà in cui versa lo StatoItaliano dopo decenni di vero abbandono, da parte di quei politicanti che hannocontribuito alla rapina collettiva, perpetrata  a danno del futuro degliitaliani.Benché iocomprenda, in toto, tutte le difficoltà che  sta riscontrando nelcondurre la Sua missione, non posso in alcun modo esimermi dal rappresentarLetutto il mio stupore per alcuni Suoi provvedimenti,  dei quali, purpensando e ripensando, a dire il vero, mi sfugge la coerenza con taluniprincipi cardine, ispiratori della Sua azione di Governo: rigore, crescita,equità.Certo che lasituazione che si è trovato davanti, al suo ingresso a palazzo Chigi,  nonlasciava altra strada se non   quella di imprimere, o per meglio direimporre, soluzioni di  rigore. Ciò anche al fine - immagino - di segnareuna netta discontinuità con il  Governo passato. Questo è già sicuramente visibile. E altrettanto  percepibile sarà nelletasche degli italiani, già da questo anno e negli successivi, quando avrannoeffetto, in maniera simultanea, sia le manovre estive precedenti, che la Sua,varata lo scorso dicembre. Ma a sollevarLa dalla responsabilità delferoce perseguimento di politiche di rigore è intervenuto,  ad aiutarLa,anche il (l'inutile) Fiscal Compact, a mio avviso, non del tuttostrumentale alla soluzione della crisi del debito, tenuto conto che, il patto,si basa sui principi postulati dall'ortodossia tedesca, per nulla importabilie applicabili dai Paesi che, per sua natura, peculiarità e caratteristiche, non godono di untessuto economico e sociale come quello germanico, idoneo ad assorbire ilrigore imposto del patto, anche nei periodi di bassa crescita, o peggio, dicontrazione economica prolungata, come nel caso attuale.    Ilcaso  Grecia, in tal senso, fa scuola.  Analogo discorso puòosservarsi anche  per quel che concerne la costituzionalizzazione delprincipio del pareggio di bilancio postulata dal Suo predecessore al Ministerodell'economia ed ora, non per nulla, chiamato il Timoniere del Titanic. Al riguardo, ritengo che il c.d. principio del pareggio di bilancio, sia giàscritto nello spirito delle norme costituzionali, ed insito, naturalmente,nella diligenza e  nella responsabilità di ogni governante poiché, a parermio, questo obiettivo, dovrebbe essere  conseguenza naturale di ogni buonaazione di governo.  Ma anche questo aspetto, è sicuramente indice dellivello della nostra classe dirigente che, ammesso che ci si riesca, ha bisognodi norme di rango costituzionale per "incarnargli " quei principinaturali di buon governo che dovrebbero  geneticamente appartenere ad ognibuon governante. Ma ritornando al nostro discorso, sicuramente la rigidità el'ampiezza delle Sua manovra che, come da Lei anticipato, imporrà agli italianigrandi sacrifici, unita al suo spessore politico, professionale ed umano, Le(ci) ha consentito di sedere con più peso e con maggior credibilità nelletavole rotonde europee,  dove si consumano, con  inaudita frequenzaed altrettanta inutilità, inconcludenti summit che, come si è visto, sonofiniti per determinare il fallimento delle Grecia. Lei sa benissimo che questacredibilità, solo apparentemente riconquistata, è pronta a vacillare allaprossima tornata di boa, quando qualcuno si accorgerà che nulla è stato fattodi credibile e risolutorio per arginare la crisi del debito. Ritornando al Suorigore, è proprio su questo che vorrei soffermarmi e chiederLe se magari non fossestato il caso di andarci un pò  più cautinell'usare la leva impositiva per far quadrare i conti, tenuto in debito conto,il grande sacrificio già richiesto precedentemente agli italiani. Come Leisicuramente saprà, dall'alto della Sua carriera accademica e della Suaineffabile carriera professionale e come peraltro il caso Grecia (ma nonsolo)  ci ha insegnato, continue politiche di austerità non fanno altroche comprimere il reddito spendibile di famiglie ed imprese, determinandocontinue contrazioni dei consumi e quindi cadute  del PIL, riproponendocosì la necessità di varare nuove manovre rischiando di favorire un circolovizioso, che contrasta con il circolo virtuoso di cui l'economia italianaha  bisogno imprescindibile. Non solo. Viste le costanti rivisitazioni alribasso della congiuntura economica a cui siamo stati abituati e consideratal'impossibilità cronica di esprimere valori di crescita del PIL in sintonia conl'ampiezza del nostro debito,  occorrerebbe farsi un bel bagno diottimismo per sostenere che  non sarà necessario approntare nuove manovre.Il tutto, ovviamente, considerando anche il deteriorarsi del quadro economicointernazionale che non appare dei più confortanti. Accertata comunquel'impossibilità dei agire sulla spesa pubblica improduttiva, poiché avrebbepresupposto dei tempi non conciliabili con la gravità della situazione che Leisi è trovato a governare, mi chiedo se non fosse stato davvero più equo edeconomicamente  utile, ipotizzare l'applicazione di una imposta patrimoniale suigrandi patrimoni, al fine di abbattere di qualche centinaio di miliardi di eurolo stock del debito pubblico, o magari usare un po' più fantasia nelperseguimento di criteri di rigore,equità e crescita.  Tale soluzione trova  anche il sostegno di una diffusa platea di eminenti economisti che avrebberoauspicato una soluzione di questo tipo e sicuramente, a quei tempi, sarebbe potuta esser fatta su una base imponibile maggiore, visto il flusso di denaro che ogni giorno varca il confine italo-svizzero.Oppure, considerando il venir meno del patto fiscale con i contribuenti che hanno aderito allo scudo fiscale, perchè non pretendere, da questi, un contributo maggiore  avvicinando così il prelievo a quello degli altri Paesi (oltre il 30%) che hanno adottato misure analoghe?  Magari, il plus ottenuto, sarebbe potuto essere utilizzato per varare misure di sviluppo. Tuttavia, ora che un po' tutte letestate giornalistiche hanno parlato della Sua manovra per oltre due mesi,spendendo fiumi di inchiostro, io e Lei possiamo tranquillamente confidarciche  la Sua, non è affatto una manovra differente da quelle pensate daisuoi predecessori e che , con imbarazzante ritualità, hanno colpito i soliti noti:la classe  disagiata e quella media del paese. E certo perchè, se conbalzelli fiscali, Lei mi aumenta sempre le accise sui carburanti  o altribeni di largo consumo, è  evidente che l'erario potrà contare su una baseimponibile ampia poiché caratterizzata dalla necessità che ha la massa diricorrere comunque all'acquisto di taluni beni, oggetto dell'inasprimentofiscale. Ma è altrettanto vero che si finisce sempre per bussare alle casse deisoliti noti, già peraltro monotone, tanto per usare un espressione a Leicara.  Così, a titolo di esempio non esaustivo - e qui veniamo all'equità- il carburante consumato da un pensionato per recarsi a fare una visitamedica, mi sembra giusto che costi lo stesso prezzo del carburante utilizzatodal manager pubblico - che guadagna milioni di euro - per recarsi al suo postodi lavoro,  e che talvolta, come tutti sappiamo, si traduce in un luogo  ove vengono curati interessi personali e non della collettività. Per carità Presidente Monti, non vorrei sembrarLe populistacon i miei ragionamenti e comprendo benissimo che il sentiero entro il quale siè mosso, era fin troppo stretto per permettersi soluzioni di meno impatto suisoliti noti. Tanto è vero che Le riconosco comunque il merito di aver varatouna riforma delle pensioni epocale. Ma anche in questo  caso, sarà pure unmio limite,  mi sfugge qualcosa:  se si allunga l'età dipensionamento delle persone che stanno in servizio, come si fa a liberare deiposti da assegnare ai giovani disoccupati che hanno raggiunto, anche in questocaso, livelli allarmanti? Certo, per Lei sarà senz'altro semplice rispondermi.Immagino che mi dirà che le sacche di disoccupazione giovanile, dovranno essereriassorbite avviando un percorso  vigoroso di crescita economica, tale dacreare occupazione. Ma anche in questo caso, - e qui veniamo alla crescita-  a me pare che su questo fronte non sia stato fatto granché. In realtà,  le timide liberalizzazioni, peraltro pesantementeemendate in sede di conversione del decreto, non sembrano essere le grandiliberalizzazioni di cui l'Italia ha bisogno e che, almeno nella  fantasiacollettiva, un pò tutti si aspettavano. Queste appaiono deboli, non coraggiose,prive di vere logiche liberalizzatrici e soprattutto non del tutto contrappostea quegli interessi corporativi da Lei stesso più volte  denunciati. Pernon parlare poi dei presunti stimoli introdotti dal Suo governo per favorirel'iniziativa imprenditoriale. Mi riferisco - Lei lo sa benissimo - alla nuova societàa responsabilità limitata, con capitale sociale di 1 euro e destinata agliunder 35. A tal proposito, tanto per chiarirsi un po' le idee, credo valga lapena offrirLe un mio modesto ragionamento. In primis, se un aspiranteimprenditore, non ha la disponibilità di 2500,00 euro per costituire unasocietà a responsabilità limitata, forse è meglio suggerirgli, sempre per ilsuo bene, di cambiare aspirazione e dirottare i sui interessi lavorativi eprofessionali alla ricerca di rapporti  di lavoro subordinato, sempreammesso che ci sia una richiesta di occupazione che comunque non c'è. E poi, rimanesempre il fatto che l'età avanza, e anche i giovani imprenditori che hanno datovita a questa nuova forma societaria, prima o poi, ce lo auguriamo, dovranno arrivareal compimento dei 35 anni e diverranno, da un giorno all'altro, vecchi perl'impresa da loro creata. In tal senso appaiono quantomeno singolari lesoluzioni proposte dal decreto: essere esclusi dalla società (creata da sestessi), oppure trasformare la società in una società di persone o anche in unaSrl ordinaria. Soluzioni che, sempre a parer di chi scrive, rispecchiano tuttala confusione esistente in questa Italia, incapace di ricercare ed esprimeresoluzioni semplici ed organiche, neanche di fronte alla semplicità di spiccioleproblematiche. Mi chiedo - e per carità non lo prenda come un suggerimento; nonmi permetterei mai- se non fosse stato più incentivante, per gli aspirantiimprenditori, eliminare l'obbligo del versamento degli acconti di imposta per iprimi anni (vera spada di Damocle già dal secondo anno di attività); oppure,prevedere un'aliquota fiscale più agevolata e perché no, anche la certezzadelle disciplina fiscale o addirittura favorire politiche di venture capital.   Soluzioni queste, a parer mio, più incentivanti della nuova SRL.Ma so che sarebbe stato chiedere troppo e quindi ci accontentiamo anche dellasocietà con il capitale sociale di 1 euro. Anche se, mi pare di aver sentito daqualche parte, forse in un'altra vita,  che uno dei problemi delleimprese italiane fosse la sottocapitalizzazione. Ma probabilmente , lo avròsognato di notte, dopo aver fatto qualche stravizio a cena.
In ultimo,Egregio Presidente, venendo ai giorni nostri, sarà anche questo un mio limite,ma non riesco affatto a comprendere tutto questo accanimento sulla riforma delmercato del lavoro di cui tanto si dibatte in questi giorni. Vede Presidente, aquesto punto, viste le dinamiche della congiuntura economica e i dati che ognigiorno ci giungono segnalandoci, senza alcuna indulgenza, l'inesorabile declinodella nostra Nazione, a par mio, la flessibilità sul lavoro è elemento deltutto secondario, poichè il problema di fondo è il lavoro stesso e lapossibilità di impiego che appaino del tutto latenti. Detto ciò,caro Presidente Monti, con infinito rispetto, mi permetto di congedarLadall'ulteriore lettura dei miei pensieri, che in fin dei conti rappresentanoben poca cosa, con l'augurio che il tempo acquistato dalla BCE, con le dueoperazioni di finanziamento a favore delle Banche, massima espressione del Suoconcetto di equità, Le sia utile  ad intervenire con più decisione, rigore efantasia, sulle questioni note ormai a tutti e che sono all'origine del nostrodisastro e delle generazioni future. In ultimo, concludo, nel confermarLe tuttoil mio apprezzamento per l'impegno da Lei profuso, comprendendo benissimo chel'unica vera alternativa alla Sua persona e al Suo Governo, è il Fondo Monetario Internazionale.L'anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va. Buon lavoro.

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