“In un mondo dilaniato dai fondamentalismi, una discussione su religione e scienza, e più in generale su fede e ragione, costituisce un evento ad alta necessità, ma a bassa probabilità. A volte, però, anche l’improbabile trova la via per realizzarsi: questo libro dimostra che non è impossibile che addirittura un papa e un ateo arrivino a confrontarsi”.
“Caro Papa, ti scrivo”: così si intitola la lettera aperta inviata da Piergiorgio Odifreddi a Ratzinger nel 2011 sollecitando una discussione sul rapporto tra fede e ragione e religione e scienza. Le domande poste dal matematico, che ha preso spunto da alcuni passi tratti dai libri di Benedetto XVI, sollevano questioni che vanno dalla teologia alla veridicità storica di Cristo, toccando anche questioni più pratiche e attuali come il comportamento e le responsabilità dei sacerdoti. Le argomentazioni sono a favore dell’ateismo e nettamente critiche nei confronti della religione, in particolare quella cattolica.
Dopo avere dismesso le vesti di Pontefice, Ratzinger decide di rispondere alla lettera e di controbattere punto per punto gli argomenti del matematico, dando vita a un libro estremamente interessante e coinvolgente: “Caro papa teologo, caro matematico ateo”. Un libro che, come nota Odifreddi nella prefazione, costituisce un unicum: “un dialogo fra un papa teologo e un matematico ateo. Divisi in quasi tutto, ma accomunati almeno da un obiettivo: la ricerca della Verità, con la maiuscola … Uno di noi sbaglia, ciascuno di noi crede che a sbagliare sia l’altro, e in questo libro cerchiamo entrambi di spiegare perché”.
La lettera di Odifreddi rappresenta un atto di apertura che dimostra l’intenzione di un confronto serio e costruttivo. Dall’altra parte, la decisione di Ratzinger di partecipare al dialogo e di “mettersi in gioco” rispondendo alle domande del suo interlocutore è importante in quanto testimonia l’accettazione del pluralismo come strumento di confronto ed è anche una dimostrazione – nei confronti di credenti e non – di competenza e sicurezza: il fautore della libertà di parola John Stuart Mill sosteneva che per far valere appieno le proprie argomentazioni sono necessari un dibattito e una controparte critica.
Siamo convinti che entrambe le visioni, nella tolleranza reciproca, possano trarre vantaggio dal confronto: a parlare solo con chi è d’accordo con noi si corre il rischio di fossilizzarsi negli stessi ragionamenti, mentre il dialogo con chi la pensa in maniera diversa ravviva lo spirito, contribuendo anche a rendere più solide le riflessioni che nello sforzo argomentativo si affinano. Accettiamo dunque volentieri questo incontro-scontro, convinti che il dialogo e il confronto siano gli strumenti migliori per preservare le libertà civili e per promulgare “buona cultura”, di cui al momento avvertiamo un bisogno urgente.
Marco Cecchini
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