Caro Paperino,
oggi compi 80 anni e sei l’eroe più ribelle delle storia dei fumetti. Anzi no, sei l’antieroe. Chi nasceva negli anni ’30 sul pianeta Disney era condannato a fare la parte del “buonista”. Per fortuna a Paperopoli le cose vanno diversamente da Topolinia, la metropoli asfissiata nel cellofan odioso del “va tutto per il meglio”, quando poi non è così. La blusa da marinaio dal bon ton sbarazzino sembra fregata a Braccio di Ferro ma becco e zampe arancioni ti rendono riconoscibile da adulti e bambini.
Chi si cala le brache, denigrando il potere dell’immaginazione, pensa tu sia un papero da bambini; chi invece si alza incazzato ogni santo lunedì, tenta di tenersi alla larga dalla sfiga, è un arruffone e scansafatiche verso i legami affettivi imposti, mastica nevrosi ed è in fuga perenne dello stess metropolitano , sa bene che nessuno è più papero per adulti di te.
Nel giorno del tuo ottantesimo compleanno, invece di finire per strada ammalato e con il bastone, sei ringiovanito. Nel tuo sguardo c’è un so che di “modernità”, come il tratto della matita di Don Rosa, che mi lasciò una dedica su un albo a fumetti di seconda mano. Se la sfiga che ti accompagna fa ritrovare la tua Paperina con una scatola di cioccolatini scaduti come regalo di anniversario, la generosità che veste il tuo caratterino ti ha concesso la meritata longevità.
Mi hai contagiato con la tua vena polemica e hai riempito con un misurino di inchiostro la mia penna. Non mi sono limitato a rincorrerti nelle classiche storie a fumetti, destinate, con l’avanzare dell’età, a finire impolverate in soffitta. Sei stato per me lo specchio dentro cui riflettere lo squilibrio di follia sovversiva, che schiaffeggia quella che per gli altri è noiosa e insignificante routine.
Sei così pigro che non leggerai questa lettera. Lo so. Io però ho fatto una furbata. Te l’ho riposta sotto il cuscino. La troverai appena ti sveglierai dai tuoi sogni che vanno avanti da ottant’anni, il doppio degli anni della mia generazione.