Magazine Politica

Caro prof. sen. Monti. Fa benissimo a tassare questo popolo di guappi. Ecco i dati Istat.

Creato il 11 febbraio 2012 da Andl @scenaripolitici
Giuseppe Sandro Mela Caro prof. sen. Monti. Fa benissimo a tassare questo popolo di guappi. Ecco i dati Istat.  La Cicala e la Formica.
   Antefatto.    Lo dichiaro candidamente: quando leggo i dati statistici mi vergogno di essere italiano. Popolo di ciarlatani, inaffidabili, presuntuosamente ideologici, fannulloni, pieni di sé stessi e di presunti diritti, sempre pronti a piangersi addosso ed a cercare di addossare ad altri le proprie colpe, peggio dei mocciosi frignanti.
   Riporto da un commento:
«Il signor Giuseppe Sandro Mela ha enunciato la Teologia del Mercato. Mi genufletto. Amen. Alleluja. Spiace notare che lei ha ha un registratore di cassa al posto del cervello e vede solo i soldi. Non senza prima essermi tolta un sassolino dalla scarpa. E cioè: troppo comodo dire adesso alla gente che non doveva fare i debiti. … Troppo comodo: dove eravate, voi che adesso tuonate: penitenziagite! pagate i debiti! avevate solo che da non farli! Dove eravate, voi, quando tutti si indebitavano fin oltre il collo? … Non eravate da nessuna parte. Non c’eravate. Perchè allora era funzionale al sistema economico che la gente si indebitasse, così come erano funzionali le baby pensioni e le pensioni di invalidità ai centometristi: al tempo dei debiti, il cittadino medio aveva già perso il valore economico come produttore (è stato all’inizio degli Anni 80) ma aveva ancora conservato il suo valore economico come consumatore. E allora bisognava che consumasse anche se non produceva, bisognava che consumasse anche a costo di drogarlo di debiti, pensioni e sussidi. Adesso noi miserrimi cittadini medi non abbiamo più valore economico nè come produttori nè come consumatori, ma solo come polli da spennare (pagate i debiti!) perchè l’economia dei beni, l’economia del comprare e del vendere cose vere, è morta, e al suo posto c’è l’economia della finanza e delle banche. Pagate i debiti! Lo dice Dio! … Spero di aver chiarito il giochetto: non è che abbiamo vissuto al di sopra ecc ecc ecc perchè ci piaceva (sì, forse anche, ma era come trovare tutti i giorni in frigo una torta alla panna), l’abbiamo fatto perchè era funzionale all’economia. E adesso non lo è più, e volete anche il mea culpa? … Spiace notare che in tutto il suo curriculum lei, questo giochetto, non l’ha mai notato. … Bene. Ricorderà che il lavoro in Italia, e più in generale in Occidente, cominciava a mancare.»
   In sintesi il commento afferma che:    1. Enuncio una Teologia del Mercato.    2. Non ho mai fatto presente la disastrosa situazione economica e le sue implicanze future.    3. L’attuale situazione debitoria non è colpa del popolo italiano perché far debiti era «funzionale al sistema economico .. così come erano funzionali le baby pensioni e le pensioni di invalidità ai centometristi … allora bisognava che consumasse anche se non produceva …  non è che abbiamo vissuto al di sopra ecc ecc ecc perchè ci piaceva» : in poche parole, il popolo italiano si é comportato come si è comportato involontariamente perché convinto dalla cultura dominante ad agire come ha agito. Quindi è innocente come un bimbo: la colpa é degli altri, mia in particolare, al punto di meritarmi un «vaffanculo!» (scusate il termine che mi è alieno, ma riferisco). 
   I dati dell’Istat.
   Tavola 42Valori medi dei principali aggregati

AGGREGATI
2000 2005 2010

Popolazione residente a metà anno
56,942,100 58,607,000 60,467,900

Unità di lavoro totali
23,412,300 24,411,600 24,046,800

Unità di lavoro dipendenti
16,279,200 17,306,900 17,213,800

VALORI ASSOLUTI (mld euro a prezzi correnti)
     

Pil ai prezzi di mercato
1,191 1,429 1,549

Reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato
1,182 1,425 1,528

Consumi finali nazionali
933 1,135 1,264

Redditi da lavoro dipendente
467 582 655

Retribuzioni lorde
340 423 479

VALORI PRO CAPITE  (prezzi correnti)
     

Pil ai prezzi di mercato per abitante
20,917 24,391 25,614

Pil ai prezzi di mercato per unità di lavoro
50,873 58,557 64,408

Reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato per ab
20,760 24,314 25,271

Consumi finali nazionali per abitante
16,393 19,363 20,896

Redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dip
28,711 33,628 38,041

Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente
20,862 24,452 27,836


   Si notino i seguenti valori. Le persone in attività lavorativa rappresentano il 39.8% della popolazione, ossia lavora un italiano su dieci, contro i circa 7 su dieci della Korea del Sud e della Cina. E’ vero che in Italia vi sono 2.243 mln di disoccupati, ma é altrettanto vero che quasi quattro milioni di posti di lavoro sono stati occupati da immigrati. Questi dati attestano che gli italiani non vogliono fare alcuni tipi di lavori, preferendo la disoccupazione. Si noti inoltre come le retribuzioni lorde da lavoro dipendente costituiscano il 30.9% del Pil.. Ciò nonostante, i consumi finali nazionali assommano a 1,264 mld.    Diamo adesso un’occhiata alla tipologia di spesa delle famiglie italiane.
   Tavola 36 – Spesa delle famiglie per capitolo e per tipo (prezzi correnti). Mln euro.

FUNZIONI  DI  1°  LIVELLO
2000 2010 Delta %

Alimentari e tabacco
127,777 160,612 22.45

Vestiario e calzature
64,471 72,401 9.15

Abitazione, acqua, elettricità, gas ed altri combustibili
134,173 210,046 49.92

Mobili, elettrodomestici e manutenzione casa
60,003 67,989 12.01

Servizi sanitari
24,373 30,591 29.50

Trasporti e comunicazioni
119,239 143,582 17.84

Ricreazione, cultura e istruzione
60,201 74,919 22.07

Alberghi e ristoranti
68,738 95,908 31.11

Beni e servizi vari
68,230 85,464 18.77

Totale sul territorio economico
727,205 941,510 25.49

Beni
395,435 460,246 14.71

 Beni  durevoli
79,971 81,438 1.82

 Beni semidurevoli
89,375 99,183 8.34

 Beni non durevoli
226,089 279,624 21.74

Servizi
331,770 481,265 37.89

     Come si evince dal confronto 2000-2010, l’allocazione in beni durevoli é rimasta quasi costante (+1.82%) a prezzi costanti, diminuita tenendo conto del processo inflattivo. La spesa per abitazione e servizi correlati é aumentata del 49.92% a seguito degli aumenti dei gravami fiscali e tributari. Se l’aumento per la spesa sanitaria (+29.50%) é comprensibile alla luce dell’invecchiamento della popolazione, quello relativo ad alberghi e ristoranti é abnorme sia per incremento (+31.11%) sia come valore assoluto: 95.908 mln euro, ossia tre volte la spesa sanitaria.
   Vediamo ora in un migliore dettaglio.
   Tavola 37 – Spesa delle famiglie (classificazione Istat) [voci selezionate]. Milioni euro.

FUNZIONI  DI  CONSUMO
2000
2010
Delta%

Servizi domestici e per l’igiene della casa
8,040 13,517 68.12

Acquisto mezzi di trasporto
30,949 29,245 -5.51

Spese d’esercizio dei mezzi di trasporto esclusi i combustibili
30,018 44,273 47.49

Servizi di trasporto
12,994 18,413 41.71

Servizi postali  
1,037 1,312 26.53

Servizi telefonici, telegrafi e telefax
13,583 17,116 26.01

Altri beni durevoli per la ricreazione e la cultura
2,954 2,765 -6.41

Altri articoli ricreativi ed equipaggiamento
3,955 4,625 16.96

Fiori, piante ed animali domestici
5,750 6,773 17.78

Servizi ricreativi e culturali 
18,345 28,190 53.67

Libri
4,390 4,742 8.02

Giornali, ed articoli di cancelleria 
8,302 7,869 -5.21

Vacanze tutto compreso
1,993 2,389 19.87

Istruzione  
6,804 9,376 37.81

Pubblici esercizi
51,369 73,123 42.35

Servizi alberghieri e alloggiativi
17,369 22,785 31.18

Apparecchi, articoli e prodotti per la cura della persona
9,668 11,550 19.46

Barbieri, parrucchieri e saloni e altri servizi per la persona
8,965 11,595 29.33

Servizi sociali
4,237 7,410 74.87

Assicurazioni  
11,199 16,819 50.19

Servizi finanziari n.a.c. 
17,742 16,735 -5.67

Altri servizi n.a.c.
7,547 11,620 53.98


… …  

Totale sul territorio economico
727,205 941,510 29.47

     L’aumento del 68.12% dei servizi domestici e per l’igiene della casa appare del tutto incongruo, tenendo conto che solo il 39.8% della popolazione svolge un lavoro. Particolarmente allarmante é il -6.41% dei beni durevoli per la ricreazione e la cultura, ed il modesto +8.02% dei libri. Ma il vero allarme risulta chiaro esaminando le cifre assolute. Gli italiani stanziano 4,742 mln per i libri e 9,376 mln per l’istruzione, mentre spendono al bar qualcosa come 73,123 mln, in servizi alberghieri lasciano 22,785 mln, e per barbieri, parrucchieri e prodotti per la persona ci lasciano ben 23,144 mln, ossia due volte e mezzo quello che spendono nella propria istruzione.
   Considerazioni.    1. Se qualcuno desidera chiamare i dati Istat e le deduzioni che se ne possono trarre “Teologia del Mercato” può farlo benissimo, ma non credo che sia poi così facile giustificare questa etichetta. In ogni caso, serviranno contorsionismi logici per spiegare come sia possa fare “Teologia del Mercato” e simultaneamente avere «un registratore di cassa al posto del cervello». E’ invero una scoperta di alto interesse scientifico una teologia algebrizzata, se fosse dimostrata esistere.    2. Circa il fatto che il curriculum qui pubblicato non contenga espliciti riferimenti ai problemi odierni, si noti che esso riporta solo il numero delle pubblicazioni fatte. Sarebbe bastato leggerle, e molte di esse sono anche reperibili in internet, senza limitarsi a vedere quante erano. Leggere prima di fare commenti potrebbe essere una buona idea.    3. I dati Istat riportano che nel 2010 gli italiani hanno speso 95,908 mln in alberghi e ristoranti, contro 30,591mln in spesa sanitaria, 9,376 mln per la loro istruzione e 4,742 mln in libri. Circa l’11% della spesa é quindi dedicata a ferie e cene fuori casa.    4. Questi dati non corroborano l’immagine degli italiani che ci vorrebbe dare il commento lasciato. Nessuno ha imposto o impone loro di investire i loro denari in ferie e trattorie, né ci risulterebbe che per legge si debbano spendere 73,123 mln al bar. Non risulterebbe nemmeno esserci un divieto a curare la propria istruzione per trovare più facilmente un’idonea posizione lavorativa. Se compariamo i 95,908 mln in alberghi e ristoranti ed i 73,123 mln in bar contro 9,376 mln dedicati all’istruzione emerge evidente quanto quest’ultima stia a cuore ai nostri compatrioti, che peraltro investono 22,785 mlm in barbieri, parrucchieri etc.    5. «Adesso noi miserrimi cittadini medi non abbiamo più valore economico nè come produttori nè come consumatori, ma solo come polli da spennare». Se non fosse stato detto sul serio, potrebbe essere un ottimo esempio di spiritello sassone: questi «miserrimi» sono così miseri che possono spendere 174 miliardi di euro in alberghi, ristoranti e bar. Non dite che sono spese essenziali, per cortesia. E non venite a dire che questa spesa è stata indotta dal consumismo imperversante, dal capitalismo corrotto e corruttore, e via cantando.    6. «Non è che abbiamo vissuto al di sopra ecc ecc ecc perchè ci piaceva». Così, secondo il commento, gli italiani sarebbero andati, e continuerebbero ad andare, contro la loro volontà in ferie, al ristorante, al bar, al salone di bellezza. Ci sarebbero andati, e ci vanno tuttora, perché spinti dal sistema demoplutocratico dei banchieri avidi di guadagno, gli gnomi di Zurigo. Poveri italiani! Sarebbero talmente imbecilli, dice in buona sostanza il commento, che si sarebbero fatti suggestionare al punto tale da andare al ristorante, in ferie, etc. etc. proprio contro voglia a godersi la bella vita. Che terribile tristezza! Come cittadino italiano mi permetto di dissentire da una tesi così strampalata. Cialtroni sì, imbecilli no.    7. Giudichi da questi dati il Lettore quanto sia stato corretto insultarmi a quella maniera, con un “favva”.
   Conclusioni.    Alla luce di questi numeri, sig. prof. sen. Mario Monti, non si faccia intenerire, non provi il minimo senso di pietà.    Questo popolo italiano gaglioffo e cialtrone, che piange come un vitello sull’Imu e scialacqua come un marittimo ubriaco in allegre bisbocce, mangiandosi e bevendosi 174 miliardi ogni anno, che si lamenta che non trova un lavoro e disdegna quelli offerti, al punto che occorre far venire su degli immigrati, che esige il posto di Presidente della repubblica per il solo fatto che si é addottorato in giurisprudenza, sempre pronto a piagnucolarsi addosso peggio del più refioso dei mocciosi capricciosi, ebbene, sig. Presidente, questo popolo non merita pietà alcuna.    Lo tassi pure per altri 174 miliardi di euro: non gli porterà via il pane dalla bocca, ma solo i manicaretti del ristorante ed il grappino del bar. E se ancora dovessero lamentarsi, bene, allora li mandi al lavoro coatto, di picco e pala. Visto che volevano lavorare, ebbene, li faccia lavorare: che rendano, e rendano fino all’ultimo centesimo.
gsm

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :