Probabilmente c'è chi sosterrà che parlarne pubblicamente non faccia altro che aumentare la notorietà degli articoli in questione. Può essere. Ma così come abbiamo imparato a dire IO NON CI STO agli stereotipi e a segnalare pubblicità, programmi tv e messaggi sui media facendo scaturire un dibattito sulla questione, credo sia altrettanto corretto esprimere la propria opinione anche in merito agli articoli che a nostro avviso veicolano stereotipi o pregiudizi, soprattutto se pubblicati da un quotidiano che dovrebbe essere uno dei baluardi dell'informazione indipendente in Italia. Non è infatti tanto a Fini che mi vorrei rivolgere (ma cosa vuoi dire a uno che scrive così?) ma a chi da rilevanza alle sue esternazioni.
E' vero che fare informazione libera significa accogliere l'opinione di tutti, ma è anche vero che una redazione opera pur una selezione di quanto inviatole o di ciò che viene pubblicato per cui non prendiamoci per i fondelli: un giornale non è un posto dove puoi trovare sempre tutto e il contrario di tutto, ma uno spazio, spesso relativamente ridotto, che prevede una scelta dei contenuti, la quale a sua volta determina una qualche linea editoriale.
In un'epoca tanto difficoltosa per l'informazione, mi aspettavo da una testata che, appunto, fa o ritiene di fare informazione indipendente e non propaganda, la lettura di opinioni sulla questione femminile non allineate con un pensiero maschilista e conservatore. E invece. Come si fa a picchiare duro sul "Berlusconismo" e poi strizzare l'occhio a un certo modo di considerare le donne, sul quale si è retto per anni proprio quel tipo di potere che Il Fatto sembra combattere?
Spero che per il futuro Il Fatto decida di prendere una posizione anticonformista e coraggiosa anche per quanto riguarda la questione femminile in Italia. Nel frattempo, ritirerò a malincuore la mia disponibilità a promuovere la testata sul mio blog.