L’unico desiderio era aiutare il mio amico Andrea nel suo nobile intento: pubblicizzare la maratona 2014 «Walk of Life di Napoli» organizzata da Telethon dedicata al ricordo del piccolo Francesco Caputo.
Andrea conosce SpiderCiccio e frequenta la famiglia Caputo. Io, invece, ho appreso questa storia attraverso i post, le foto ed i video presenti sul web e dedicati alla forza di questo bimbo, al coraggio dei suoi genitori, alle emozioni ed al dramma che racchiude una vicenda così delicata.
Avrei voluto guardare il video Il bambino più forte del mondo ma dopo pochi fotogrammi ho chiuso la pagina YouTube.
Avrei voluto leggere tutte le testimonianze pubblicate sulla pagina facebook La storia di Francesco ma dopo due righe della lettera di un amico del papà mi sono fermato.
Avrei voluto intervistare Andrea ed attraverso le sue parole ricordare il piccolo SpiderCiccio per spronare le Lettrici ed i Lettori a partecipare alla maratona del 5 maggio per sostenereTelethon.
Avrei voluto porre domande per descrivere la voglia di vivere di SpiderCiccio affinchè sia di esempio per chi è costretto a combattere ogni istante della sua vita contro un male invisbile.
Avrei voluto sottolineare l’importanza di investire nella ricerca scientifica, l’unica strada possibile per annientare – in un futuro non troppo lontano – queste inspiegabili ingiustizie.
Ma poi ho visto il volto di Ciccio, ascoltato la sua voce, osservato la tenerezza ed il coraggio d’animo della mamma … emozioni troppo grandi ed intime da affrontare per me, un perfetto sconosciuto esterno all’immenso dolore che ha colpito queste persone. D’altronde, chi sono io per porre domande sul piccolo Francesco? Ho il diritto di parlare dell’amore di una coppia per il loro bimbo? Sono cosciente di ciò che chiedo e della profondità di sentimenti presenti in questa terribile e commovente storia?
Scusatemi ma non credo di essere all’altezza.
Io, oltre queste parole (sincere e sentite) scritte di getto, non riesco ad elaborare nulla di più.