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Carovana elettorale

Creato il 04 gennaio 2013 da Casarrubea

Giuseppe Casarrubea

Carovana elettorale
L’impressione che provo in questi giorni è quella di chi si è venuto a trovare, senza neanche accorgersene, in un campo di battaglia e che, per raggiungere una nuova destinazione fuori dalla mischia, si è messo a seguire la fila dei carri che, caricati delle loro masserizie, hanno già avviato il loro lungo cammino. Stavolta nessuno sa quali inconvenienti possono manifestarsi durante la marcia. E’ il convoglio Italia. Si presenta molto variegato e, a guardarlo così come si presenta, fa un po’ di tenerezza con tutti quei cocchieri che con la frusta in mano spronano le loro bestie da tiro o da soma verso una meta che neanche loro sanno bene quale sia.

C’è il carro di Monti che nessuno sapeva, fino all’ultima decade di dicembre, che sarebbe stato allestito con tanto di pesi per l’animale destinato al traino. Dentro ci sono i cosiddetti moderati, personcine per bene che non dovrebbero fare del male a nessuno, tutte impegnate per l’aurea mediocritas oraziana, e  benedette dalla Curia. Come quando negli antichi pellegrinaggi, ci si confessava e comunicava prima di mettersi in viaggio, chissà non capitasse qualche inconveniente durante il cammino. Per la loro cautela odiano tutto ciò che è estremo – così dicono – a destra e a sinistra. Ci sono Luca Cordero di Montezemolo e l’eterno ambivalente Pier Ferdinando Casini, il ministro Andrea Riccardi, neo filosofo del “centrino”, come piace chiamarlo a Berlusconi, e Lorenzo Dellai. Millantano di muoversi verso la terza Repubblica. Come i re magi sulle orme della grotta divina. Attesa normale, visto che chiunque crede di avere missioni celesti da compiere, non considera la propria follia, ma ha la presunzione di scoprire o, peggio, di fondare un mondo nuovo che chiama come gli pare. Terza repubblica o nuovo Regno. Chiunque ci sia nel carro, Fini o chissà quale altro mago della nostra epoca. Ma del cocchiere che guida i muli bardati a festa, sappiamo già alcuni piccoli vizietti. Che ha supertassato i pensionati e salvato la pelle agli evasori; favorito i licenziamenti e la depressione; che vede uccelli dovunque. Tanto che è stato preso dalla mania di usare spesso le forbici per tagliare le ali di inesistenti volatili a destra e a manca; che in questi giorni si è spinto persino a chiedere a quell’innamorato del silenzio, qual è Bersani, di “silenziare Fassina”, perché a suo giudizio di economia ne capisce poco, e Vendola che se ne va sul naturale come il gatto quando con la coda dell’occhio intravede un topo. E via dicendo.

Bersani, appunto, l’altro grande cocchiere. Il suo pellegrinaggio verso la terra promessa è silenzioso e quasi inavvertito. E si sa che questo piace molto ai meridionali e ai siciliani in particolare.  A Palermo si dice: “Mutu a cu sapi u jocu” (chi sa il gioco stia muto). L’espressione può anche suonare: il silenzio è d’oro. Meglio non parlare piuttosto che parlare e fare danno. Costume abituale ai grandi giocatori di poker, ai quali basta un leggero movimento facciale appena accennato dai propri avversari, per capire che carte hanno in mano, se barano o meno. Ma qui tutti barano perché ciascuno di quelli che stanno seduti al tavolo, ha un suo mazzo di carte e di fatto gioca da solo. Accade anche al Pd che sembra giocare con Vendola e il Sel nella veste di bastonieri o, per dirla meglio, di garanti della sinistra. In realtà supporter di un partito moderato che aspira ad essere il centro e l’arbitro della politica italiana, come un tempo lo fu la grande balena bianca, la democrazia cristiana. C’è da aspettarsi, dunque, che a giochi finiti, ciascuno dei giocatori, anche di altri tavoli, si accosti ai suoi competitor e con essi intoni un bel coro che nessuno al momento può dire quale sarà. Ma c’è da prevederlo. Vendola ha fatto il salto verso il Pd nella previsione di una vittoria che lo vedrà nella squadra di governo. E molti dei leccapiedi che nei pubblici uffici e nella Rai fanno il tornaconto di Bersani, hanno già fatto i loro calcoli, sperando nel contraccambio.

Nella carovana elettorale che si è già mossa, come i carri di carnevale a Sciacca, o a Rio De Janeiro, seguono i muli del cavaliere. Animali da soma, utili e spesso insostituibili per certi sentieri impervi. Trasportano pesi di notevole consistenza tanto che venivano usati nella prima guerra mondiale per i rifornimenti di viveri e di armi da adibire all’esercito. E alto è il peso delle cose che devono sopportare. Prima di tutto le frustate. Molti muli dello strano maneggio pensavano di andare per conto loro. Ma appena il padrone della stalla ha fischiato, tutti gli animali si sono messi in riga e hanno cominciato a fare il contrario di quello che avevano detto prima. Alcuni hanno fondato dei loro piccoli conventi dove si sono chiusi in clausura e in preghiera. Alla fine anche la truppa smagrita di quest’altro accampamento è partita.  E già i messaggeri si sono messi al gran galoppo. Ci hanno fatto sapere che il cavaliere preferisce ai viandanti di Monti quelli di Bersani, perché il “centrino” del primo lo preoccupa molto. E ci crediamo visto che i pellegrini che seguono il professore sono di quel ceto medio-alto che gli può sottrarre voti e consensi.

Infine, nell’attraversare la carovana mi sono imbattuto negli uomini di Ingroia. E qui mi sono fermato a parlare e a riflettere. Per il momento dentro me stesso e in solitudine, più avanti non lo so. Perché mi sembrano tutte persone molto perbene, e sinceramente impegnate per raggiungere una meta lontana e difficile. E a me, che ho avuto insegnato da Sciascia che compito di un intellettuale è quello di starsene sempre e comunque all’opposizione, questi signori nati tutti da una loro reale opposizione al potere e al sistema, fanno un certo effetto. Non mi lasciano indifferente anche se credo che molte cose dovranno essere chiarite. Prima di tutto quali sono i luoghi del confronto e della crescita politica, come si esercita la democrazia dal basso, se stanno tutti con il popolo o preferiscono certa borghesia salottiera e perditempo. Giusto parlare di rivoluzione civile. Ma questa rivoluzione che l’Italia non ha mai avuto, parte da qui. E comunque andranno le cose il 24 febbraio, credo che da qui dovremo cominciare.


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