Sharing a room with the person you want most is like sharing a room with an open fire.
He’s constantly drawing you in. And you’re constantly stepping too close. And you know it’s not good–that there is no good–that there’s absolutely nothing that can ever come of it.
But you do it anyway.
And then…
Well. Then you burn.
“Carry On” è l’ultimo libro di Rainbow Rowell, uscito il 6 ottobre, che nasce come spin off in qualche modo di Fangirl. Simon Snow e Baz Pitch, infatti, sono i protagonisti della serie di libri per ragazzi che Cath fanfictionizza proprio in Fangirl. La Rowell è rimasta talmente affascinata da questa coppia di personaggi che ha deciso di scrivere un libro incentrato sulle loro avventure. Fin da quando ho saputo che lo avrebbe scritto ne sono rimasta affascinata e l’ho bramato così ardentemente che aspettare per iniziare a leggerlo è stata una sofferenza. E dopo l’iniziale lentezza dovuta al fatto che la storia riecheggiava troppo Harry Potter, mi sono innamorata delle atmosfere e dei personaggi, pur con i limiti della storia. Un successo a metà…
Simon Snow è il peggior Prescelto che sia mai stato scelto. Questo è quello che il suo compagno di stanza, Baz, afferma. E Baz potrebbe essere malvagio e un vampiro e un completo idiota, ma potrebbe aver ragione. Per metà del tempo Simon non riesce neanche a far funzionare la sua bacchetta e nell’altra metà manda a fuoco qualcosa. Il suo mentore lo sta evitando, la sua ragazza lo ha lasciato e c’è un mostro mangia-magia che corre in giro, con addosso il volto di Simon. Baz andrebbe a nozze sapendo tutto questo, se fosse lì – è il loro ultimo anno a Watford una scuola di Magia, e l’infuriante nemesi di Simon non si è neanche presa la briga di presentarsi. Carry On – L’ascesa e la rovina di Simon Snow è una storia di fantasmi, una storia d’amore e un mistero. Ha la giusta proporzione di baci e dialoghi che ci si aspetta da una storia di Rainbow Rowell – ma molti, molti più mostri che ci si aspetta da una storia di Rainbow Rowell – ma molti, molti di più.
Credo che con l’avvento della Rowling e l’immenso successo di Harry Potter qualsiasi storia di magia che sia stata scritta successivamente porta inevitabilmente ad un confronto, confronto che difficilmente fa uscire la storia indenne. È inevitabile, e in un certo qual modo abbastanza scontato. Quando si legge “scuola di magia” venire catapultati nelle atmosfere di Hogwarts è automatico e certamente affrontare un tema del genere è una scelta coraggiosa. Ciò che rende unico nel suo genere “Carry on”, però, sono le sue radici. Non solo è una storia su un prescelto, imperfetto e fallibile, dolce e imbranatissimo, ma è la messa su carta di una storia dentro la storia, di un salto di fantasia, che non solo omaggia il mondo dei fan e dei fandom, ma si nutre di fanfiction, in un processo talmente contorto da risultare geniale. E Rainbow Rowell riesce a sfangarla. Probabilmente questo non è il suo lavoro più riuscito, ma di certo ha scritto una storia godibile, interessante, arzigogolata, che mi ha confusa più volte. Quando credevo di essere riuscita a capire cosa diamine stava succedendo, un colpo di scena mandava all’aria tutte le mie teorie e mi toccava ricominciare da capo. E seppur le assonanze sono forti, pure la Rowell riesce a costruire la sua storia, talmente unica da avere perfettamente senso.
La scelta più rilevante è quella di alternare il pov del protagonista Simon Snow, a quello dei comprimari principali, Baz, dal nome altisonante e una spiccata antipatia per Snow, Agatha, la sua ragazza stufa di aspettare il glorioso lieto fine per cavalcare insieme nel tramonto e Penelope la migliore amica di Simon, intelligente, coraggiosa, impulsiva e incurante dei pericoli. Ogni personaggio ha il suo ruolo, ognuno di loro la sua importanza nelle vicende. Simon è l’antieroe, perché pur essendo il “mago più potente di tutti i tempi” non è di certo il più brillante. Cresciuto tra i non maghi, affamato e incoerente, preferisce fare affidamento sulla sua spada piuttosto che sulla bacchetta. I suoi incantesimi, che derivano da modi di dire e frasi inventante e buffe con cui la Rowell infarcisce la sua storia, non sempre riescono e spesso si ritrova a dover fare affidamento sulla fortuna o sulle circostanze per uscirne sano e salvo. Simon è generoso, impulsivo, altruista, alla ricerca di quel lieto fine che sembra meritare fin dall’inizio. Il ruolo che gli viene affidato è più grande di lui e anche se probabilmente Simon non è all’altezza, nonostante il suo immenso potere, pur cerca di fare del suo meglio. È il classico adolescente che prima agisce e poi si interroga su quello che sta avvenendo. La sua più grande sicurezza arriva da “The Mage”, il preside della scuola di magia e il capo della comunità magica, osteggiato dalle famiglie più illustri, sogna un mondo migliore, con una serie di riforme che si nutrono delle sue idee e della sua sicurezza. Al fianco di Simon ci sono Penelope e Agatha. E se Penelope è la mia preferita, con la sua forza, la sua sicurezza, la sua intelligenza e perspicacia e il suo affetto incommensurabile per Simon, Agatha è un personaggio abbastanza odioso, che si comprende nella sua voglia di normalità, ma che non si riesce a giustificare nella sua voglia di liberarsi delle sue responsabilità. Più grandi di lei, forse, ma che le arrivano dal suo essere una strega e la ragazza, o meglio ex ragazza di Simon. Ma il personaggio meglio caratterizzato e sicuramente il mio preferito è Baz, la nemesi di Simon, ma che sicuramente nel corso della storia evolve in qualcosa di più. Baz vuole la caduta di Simon, ma il suo odio perde i contorni netti dell’inimicizia, soprattutto quando la Rowell ci conduce tra i suoi pensieri. Altezzoso, elegantissimo, dalla postura rigida e dalle pose aristocratiche, Baz è l’erede di una di quelle famiglie che tramandano da secoli la sacra arte della magia, ma d’altra parte incarna anche tutto quello che quelle stesse famiglie non vorrebbero mai vedere tra i loro ranghi. Ma Baz ha anche la presunzione di ignorare qualsiasi convenzione e regola per ottenere ciò che vuole, senza badare alle conseguenze. E tra Baz e Simon le scintille sono assicurate.
It’s the good things that hurt when you’re missing them.
Ogni aspetto della storia è curato e di certo Simon è un simbolo, come pure Baz. Nessuno dei due è esageratamente buono o cattivo, entrambi sono pieni di difetti ed entrambi finiscono per commettere errori e cadere, inciampare, ma anche rialzarsi per salvare sé stessi e il mondo magico. In un certo senso quando la tregua diventa ben altro, entrambi devono fare i conti con loro stessi e la loro natura in modi che non avrebbero mai immaginato, Simon perché non lo aveva mai neanche nemmeno immaginato, Baz perché non lo aveva mai creduto possibile. E le conseguenze saranno davvero esplosive.
L’ambientazione in quel dell’Inghilterra, stona con il linguaggio prettamente americano della Rowell, ma d’altronde i richiami alla tradizione sono forti. Le descrizioni sono molto vivide e immergersi a Watford è un’esperienza unica, e molto interessante.
Il particolare da non dimenticare? Un completo grigio…
Una storia che si immerge nel classico universo potteriano, per stravolgerlo e regalare ai fan la storia su cui hanno fangirlato per mesi. Una storia magica, piena di mistero e scontri, magia e draghi, cadute e speranza, in un mix esplosivo, che nonostante tutto riesce ad essere convincente. Lo stile di Rainbow Rowell resta sempre impareggiabile.
Buona lettura guys!