è così. come carta assorbente ogni mio gesto, parola, pensiero, respiro è rivolto costantemente e quotidianamente a Chicco, al suo benessere, dal momento del suo risveglio a quello della buonanotte. mi addormento ad esempio pensando a cosa preparare il giorno dopo per pranzo e per cena, con quali giochi trascorrere il tempo insieme, quali libri comprare per divertirlo, appassionarlo…penso a quanto posso fare per migliorare il quartiere -la città!- dove abitiamo, una missione praticamente impossibile, ora che le strade sono nuovamente invase dal pestifero e pestilenziale fetore dell’immondizia non raccolta da settimane.
e stasera anzi stanotte, mentre dorme beato nella culla, ripenso a quella notte di un anno fa, a quando fu portato d’urgenza al PS per una dermatite da pannolino fin troppo violenta, causata dal caldo africano che allora come oggi attanagliava la città. una notte lontana da lui, la peggiore. nonostante le mie suppliche in reparto non mi consentirono di restare…il medico guardava con aria impassibile la mia stampella e sorvolando sulle mie lacrime appuntate alle ciglia mi ripeteva per la centesima volta “ma signora (…signora?!?) nelle sue condizioni è meglio che ritorni a casa! il bambino resterà con la nonna, non si preoccupi! è in ottime mani!” non mi sono mai preoccupata di lasciare Chicco tra le braccia di mia madre, ma che diamine! pensavo, nella stanza una sedia per me -anche per me- potevano fare lo sforzo di metterla! odio il mio carattere docilmente remissivo, fino all’eccesso, anche se con una punta di stizza ammetto che all’apoca non ero in splendida forma e c’erano le dovute e logiche reazioni al mio stato di salute ballerino. comunque fu una notte tremenda per me. il lieto fine fu poi la dimissione il mattino seguente, corredata dalla tanto sospirata vacanza!
che poi certe volte vorrei capire fino a che punto la mia stampella sia una dimostrazione visiva e disturbante della mia oggettiva difficoltà deambulatoria. e fino a che punto diventi per gli altri un oscuro oggetto, incompatibile con la maternità, con l’idea stessa della maternità. una madre è sempre una madre, anche quando è oggettivamente imperfetta.