Partenza lunedì 31 maggio.
Rientro mercoledì 2 giugno.
Come si dice una toccata e fuga, che più fuga non si può.
Un’opportunità che andava colta e organizzata al volo, in meno di due giorni, e non mi ha dato tempo di riflettere, prepararmi e documentarmi come si dovrebbe fare e come amo fare.
Troppo poco il tempo a disposizione sul posto per interagire veramente con il luogo, con le persone.
Troppo, invece, il tempo passato in macchina verso le zone turistiche, e non a piedi verso il cuore della città, che quasi mai fa rima con turismo.
Tuttavia, Beirut ha saputo colpirmi in maniera incredibile, profonda e intensa.
Mi ha toccato dentro nonostante abbia solo potuto sfiorarla.
Una città viva, che porta le cicatrici profonde della guerra, la cui presenza aleggia costantemente su di essa, ma che è energia pura e pulsa incessantemente a qualsiasi ora.
Non aggiungo altro se non che voglio tornarci con più calma e, soprattutto, più tempo.