Magazine Cucina
Siamo al secondo anno di questa manifestazione tutta firmata Barilla, dalla testa alla salsa! Il primo anno? Promossa, ero presente e facente parte dei gustanti in giuria. Ricordo ancora l’entusiasmo della mia adorata Meg (io attendo sempre che tu riprenda con un filo d'olio e un pizzico di te!), quando con veemenza mi comunica di questa iniziativa: ci andiamo? La risposta fu subito affermativa e scalpitando per poter impugnare pignatte e mestoli, mi ritrovai seduta in giuria a mangia manicaretti altrui. Fu divertente, lo ammetto, ma mancava qualcosa: volevo provare! Provare anche io, come un bimbo che davanti alle prime pappe vuole provare… con bocca, manine, faccia, pancia, tutto. Buttarsi e provare l’esperienza, crescere, divertirsi, sorridere (che fa bene alla vita). Così domenica scorsa, armata di me stessa e di colui che accompagna i passi miei in danza (il buongustaio di questa casetta) ho affrontato il secondo anno, no, la mia Meg adorata non è venuta questa volta.
Poco più di un mesetto fa, quando appresi del ritorno di Casa Barilla a Palermo la reazione fu immediata e tempestiva: mi sono iscritta alla gara di cucina e pochi giorni dopo una bella gratificazione. Non solo avrei cucinato, ma lo avrei fatto con altre tre “colleghe” blogger in una gara riservata a questo bel mondo (talvolta patinato, talvolta avvelenato!), la foodblogger cup.
E’ stato bello scoprire che tra tutti i blog curati da palermitani, il mio è entrato nella rosa dei 4! È stato bello, mi sarebbe bastato questo per esultare (essì, sono una ragazza semplice, così come chi ha avuto modo di conoscermi può confermare), ma a tale giubilo aggiungo il resto: è stata una bella giornata, ricca, nuova, ho imparato e forse anche conosciuto.
Ho imparato che non sempre le cose complicate sono le migliori, il premio è andato a colei che con la sua dolce semplicità ha conquistato la giuria!
Ho conosciuto la vincitrice della gara, Fabiola, cosa per troppo tempo rimandata e che mi ha fatto gioire: dietro il monitor ci sono spesso persone genuine che vale la pena di conoscere. Ci siamo salutate, come due vecchie conoscenze.
Sono arrivata terza, o meglio ultima (!) e son contenta, anche se l’ultimo posto avrebbe potuto calzarmi stretto, sono contenta perché ho compreso quanto anticipato: talvolta complicarsi la vita non serve e imbattermi in quella preparazione, del tutto improvvisata, mi ha portato a sbagliare.
Ora, non tutti saranno convinti di questa mia verità, però io la spadello lì: sbagliare aiuta a migliorare!
Felicissima dunque per Fabiola, che stringo forte in un abbraccio di incoraggiamento: la finale a Roma è tua e io ti faccio un grande in bocca al lupo. Lieta anche di aver conosciuto Elena, anche lei partecipante alla gara insieme a noi. Nel suo resoconto della giornata ritrovo e condivido almeno un paio di sentimenti poco piacevoli: la coda interminabile per entrare (il pagamento del biglietto ci sta tutto, ma a seguito di invito ricevuto mi sarei aspettata quantomeno di entrare dalla porticina riservata agli invitati!) e il caldo infernale che mi ha agitata ancor prima di cominciare (preparando troppo poco sugo per la quantità di pasta che mi hanno fatto “buttare” per servire i giurati; ne è avanzata!) ma tant’è.
La quarta blogger, non ricordo chi sia, non si è soffermata ne a presentarsi, ne a salutarci, sembravamo invisibili per lei (!)... e da qui nasce una considerazione personale che voglio condividere con voi: non è importante piacere a chi sta in cima, ma è importante rispettare chi sta alla base (anche quello che noi reputiamo troppo in basso o “l’ultimo chiodo dell’ultima ruota della carrozza”)… perché la base sorregge, crea le fondamenta, mentre la cima traballa al vento del nuovo che avanza.
Per il resto ho letto commenti sparsi su chi ritiene che i mezzi messi a nostra disposizione fossero scarsi: forse è vero, anzi lo è (!), non abbiamo avuto coltelli affilati ne cucchiai adeguati… però, ridimensionandosi un po’, alla fine si è trattato di una gara fatta da persone normali (non certo chef qualificati o di grido!), indetta da un marchio popolare, che desiderava farsi (non farci) pubblicità, organizzata per la gente comune, dove la parola semplicità l’ha fatta da padrone ed a me, in fin dei conti, è piaciuto così!
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