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Casa d'Arte Futurista. Fortunato Depero. Costruttore di idee, ma anche e soprattutto inventore di efficaci sistemi comunicativi assai prima che il Medium divenisse Messaggio
Creato il 23 gennaio 2014 da EmercataliFortunato Depero, 1915, "Riso cinico", della Serie "Stati d'Animo" - Roma
Costruttore di idee
ma anche e soprattutto inventore di efficaci sistemi comunicativi
assai prima che il Medium divenisse Messaggio
DEPERO ILLUSTRATORE
DEPERO ARCHITETTO
DEPERO PITTORE
DEPERO GRAFICO
DEPERO MOBILI
DEPERO DESIGN
DEPERO ARAZI
DEPERO TEATRO
DEPERO ATTORE
DEPERO OGGETTI
DEPERO ATTIVISTA
DEPERO ADVERTISER
DEPERO DECORATORE
in
"Casa d'Arte Futurista Depero" è stata riaperta nel 1992, dopo anni di chiusura, in occasione del centenario della nascita dell'artista roveretano, contestualmente ad una grande mostra tenutasi al MART che riassumeva le numerose mostre svoltesi nel mondo e realizzate utilizzando le opere alla Casa appartenenti. Oggi, dopo un accurato restauro dell'intero palazzo, secondo criteri riorganizzativi innovativi sia dei servizi che dell'esposizione, possiamo più agevolmente vedere quelle opere, arrichhite da percorsi inediti e punti di vista sorprendenti. Fu lo stesso Depero che volle realizzare, con la collaborazione della moglie Rosetta, questa Casa Futurista, a partire del 1920, un po' quale laboratorio d'arte applicata, nel quale oltre alla moglie vi lavoravano anche altre apprendiste nell'arte d'intarsiare, e un po' già con l'intento futurista di imprimere una significativa svolta storica alla creazione artistica, nella consapevolezza di fare avanguardia, e di stupire fin da allora il mondo dei suoi visitatori.
Abbiamo visitato la Casa d'Arte Futurista Depero di Rovereto dopo l'avvenuto recente restauro e ne abbiamo riportato una impressione ambivalente, dopo esservi statio anni fa, prima che questa recente sistemazione fosse intrapresa. Due versioni diverse e perfino opposte dello stesso luogo, corrispondenti a due distinte visioni di essa, entrambe vissute nello stato d'animo del turista in cerca di peculiarità locali, ed entrambe approcciate da autentici appassionati d'arte quali noi siamo.Se nel corso della prima visita avevamo avuto la genuina impressione d'un luogo intensamente vissuto ed allestito da chi di esso voleva farne un simbolo d'una appassionata ed inquieta avventura d'arte, vissuta nell'effervescente doppio ruolo di testimone e di attore, d'una storia locale trasferita come un attimo fuggente nella scena dell'intero mondo, nella seconda visita abbiamo ritrovato gli stessi oggetti e le stesse opere manufatte in quello spirito primigenio e un po' primitivo, travasate, e un anche trasfornate, nell'asettico luogo della perfetta e moderna fruibilità museale, pur consono ai più attenti principi della scienza della conservazione e della esposizione. Se da un lato siamo rimasti colpiti dalla perfezione d'una macchina espositiva che, pur piccola, ben funzionava in ogni suo congegno (compreso quello, ora di moda, di creare qualche piacevole stupore), dall'altro è rimasta in noi la delusione per la perduta freschezza di quello spirito originario che ancora vi si respirava nell'aria.Poichè in questi stessi giorni è stata aperta al Museo Archeologico di Aosta una mostra su Fortunato Depero, con più di 100 opere provenienti da raccolte private (collezione Ugo Nespolo, dal Fondo Fortunato Depero e Galleria Campari), ma anche dalla stessa Casa Futurista di Rovereto, abbiamo ritenuto utile affiancare ai numerosi articoli che ne segnalano l'evento, aggiungere il nostro che creasse un parallelo con la mostra permanente che la sua città natale gli ha dedicato, a partire proprio da quella sede che l'artista stesso, con la moglie Rosetta, volle allestire, con profondo senso della storia, a partire dalla fine degli anni '40.
DEPERO ARCHITETTO
Ecco Fortunato Depero tra due totem di un allestimento fieristico: trattasi di un padiglione dedicato dall'Editore Treves ai propri libri. Qui i caratteri tipografici, che tanto hanno interessato la grafica futuristica deperiana tridimensionale così come tanta parte avevano avuto anche nella propaganda marinettiana, vengono ora utilizzati nella loro fisica corporeità, con dichiarati intenti architettonici. Trattasi, come Depero stesso l'ha chiamata, di "Architettura tipografica".
DEPERO ADVERTISER
Dal 18 al 25 Marzo del 1928 si tiene a Trento la IV Mostra del vino e affini, nell'ambito delle Attività promosse dell'Ente Regionale della Venezia Tridentina. Questo uno dei tanti manifesti realizzati da Depero, che così frequentemente si adoperava per le attività fieristiche che riunivano i produttori locali o per realizzare le copertine delle riviste commerciali, artigianali o politiche della sua provincia. I soggetti che in tali manifesti o locandine venivano utilizzati erano quasi sempre figurativi. Secondo i suoi usuali modi stilizzati essi sintetizzavano in modo generalmente efficace, come in questo caso, l'argomento trattato, ricorrendo a elementi molto simbolici. Lo stile, ed i colori che ne fanno parte integrante, sempre molto vivace ed efficace, appartengono al linguaggio deperiano, intrinsecamente e volutamente futurista nei suoi intenti anche ideologici, rendendo diretto e facilmente percepibile il messaggio, così anticipando i modi della pubblicità adotterà a partire dagli anni '50. Sono qui le impellenze dello stile artistico dettato dal "manifesto futurista", da lui co-siglato, ad attribuire forza ed efficacia al compito squisitamente pubblicitario di questi cartelloni.
DEPERO PITTORE
Questa tanto nota ballerina deperiana è divenuta simbolo stesso dello spirito futurista. In essa tutto evoca la strenua dinamicità formale del soggetto, i suoi volumi puri, il suo colore intenso e vivo, la sua ambivalenza umana ed animale diventa strumento per un sogno ad occhi aperti, inventato per un teatro tutto nuovo solo apparentemente fatto per bambini, ma intenzionalmente tendente a far tornare l'uomo bambino: con l'amico Gilbert Clavel Fortunato Depero, appena terminata l'esperienza teatrale con Diaghileff, crea la sua nuova "libertà plastica" dando avvio a Capri a quei "Balli Plastici" che dovettero consacrarlo tra i più bizzarri artisti del secolo. Tra arlecchini, farfalle giganti, uomini dai baffi d'oro, scimmie verdi, orsi azzurri, serpenti metallici, nacquero quellle scenografie complesse, con figure astratte in libertà, che lo fecero tra i più acclamati creativi della modernità.
DEPERO GRAFICO
Fortunato Depero, stampa tipografica del 1927, da "Depero Futurista. Dinamo Azaroi (Libro imbullonato), 24,5 x 32,2 cm. Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Una stanza della Casa d'Arte Futurista, chiamata "l'Eco della Stampa", mantenuta nel Museo nel suo stato originario, è stata voluta da Depero quale luogo deputato a raccogliere ogni testimonianza su di lui. Qui vi sono raccolte di volumi, di cataloghi, e di varie altre testimonianze inerenti la sua attività. Il libro intitolato "Depero futurista", del 1927, il cui totale rinnovamento grafico e tipografico in stile futurista, è nelle "Parole in libertà" e nelle "Tavole parolelibere": trattasi del cosiddetto "Libro imbullonato", il quale a tutt'oggi rappresenta un unicum per l'ardita impaginazione e l'uso audace del carattere tipografico. "Dalle parole in libertà all'Architettura tipografica" è il titolo di una conferenza tenuta da Depero il 29 maggio del 1952 a Milano, nella quale egli descrive la storia dell'evoluzione grafica e tipografica delle cosiddette "licenze poetiche" del futurismo sottolineando la grande efficacia che tale rivoluzionaria impostazione data all'immagine della parola, dritta capovolta rimpicciolita od ingrandita "arrotolata come il fumo dei sigari o in fuga come i treni", ebbe sull'evoluzione del messaggio pubblicitario. Egli cita anche la rivista berlinese "Gebrauchs Graphik", edita in lingua inglese e tedesca, che dedicò ben nove pagine alla rivoluzione in materia apportata da Depero. Noi stessi oggi sappiamo ben riconoscere quanta parte essa ebbe nel lavoro successivo di Albe Steiner o di Bob Noorda.
DEPERO MOBILI
Siamo nel 1926, e questa sedia, facente parte di un gruppo di quattro attorno a un tavolo rettangolare ad angoli smussati, costituisce uno dei non numerosi "pezzi unici" esistenti al mondo. Non si caspisce come mai Cassina, all'interno del suo amplissimo catalogo dei moderni, non abbia sentito il bisogno di annoverare anche questo "pezzo" deperiano, assieme ai tanti altri invece assunti, d'analoga stramberia, quali ad esempio quello di Gaudì o Wright. Vero è che la sedia deperiana presenti proporzioni piuttosto abnormi, rispetto alla media, e che forse per questo possa sembrare oggi difficile da assortire nei contesti contemporanei, ma vero anche che essa perfettamente rappresenti la sua epoca, più che l'autentico "spirito futurista" che l'ha saputa concepire. Ciò che più colpisce di essa sono i 10 coni di cui è costituita, elemento molto referenziale del suo autore (vedi anche la bottiglietta di Bitter Campari), oltre alle ondulate e zigzaganti fasce che ornano un poco anche appensantendola.
DEPERO ARAZI
E' negli arazi (o meglio nei "Mosaici in panno colorato di lana") che Fortunato Depero dà il meglio di se stesso. Stagione intensa ed altamente creativa, 1919-1927, quella che li vide realizzare, prima in fase di studio, e successivamente in lavorazione all'interno del laboratorio di via Vicenza, nel "paesaggio della strozzatura di Vallarsa". L'esplosione creativa partì per dare seguito, quale prima istanza, agli accordi presi con l'impresario Diaghilev per i "Balletti Russi", assieme all'amico Gilbert Clavel. Ma le occasioni non sono mancate specialmente quando Milano gli propose una grande mostra personale sullo sfondo delle manifestazione allora frequenti di arte futurista, alla galleria Moretti di palazzo Cova in piazza della Scala, nel 1921, e successivamente nel 1923, quando si preparò una grande esposizione delle sue nuove opere alla Triennale di Milano ed alla Villa Reale di Monza. Furono, questi tre, veri e propri momenti di acclamazione dell'arte deperiana, e specialmente della sua variante "tessile", riconosciuta ed apprezzata dal grande pubblico che volle vedere in essa una variante più appetibile, più facilmente percepibile e piacevole rispetto a quanto fossero le aspettative. Essa però non mise subito in moto la macchina produttiva in quanto ancora non del tutto commestibile rispetto a forme di arredo ancora tradizionali in uso nelle comuni abitazioni. Sarebbero ancora passati alcuni decenni prima che si imponessero nel gusto di massa i segni del moderno.
DEPERO DESIGNER
L'avventura più longeva per Depero, tanto che ancora oggi essa è viva e vegeta, è stata quella generata dalla ditta Campari, che, fin dal 1932 (anno in cui egli disegnò la famosa "bottigliatta rossa" troncoconica) credette in lui, nella sua arte, nei segni da essa sprigionati, e nel fantastico e multicolore mondo di geometrici pupazzi attorno ad essi profuso, il migliore veicolo pubblicitario per le sue bevande. In esso vi erano compresi già totalmente i segni d'un futuro vivace e ricco di colore, quindi di speranza, ma anche evocato il mondo agricolo da cui esso discendeva, le cui radici affondavano nella cultura contadina, nella natura, in un vissuto popolare che era popi quallo che in quel periodo Depero andava inventando negli arazi, nelle tarsie, nei mosaici, nelle decorazioni nei manifesti delle sgre paesane del suo Trentino.
DEPERO OGGETTI
Gli anni del Teatro Plastico, in cui l'arte dell'intarsio riguardava stoffe e impiallacciature per mobili, erano anche quelli in cui si sviluppava in Depero l'urgenza d'una decorazione moderna, svincolata dalla naturale tendenza all'arabesco deco per assumere valòenze geometriche esasperate, e proiettando le valenze stilistiche d'un arredo, o di un oggetto oltre la pura grazie della forma per assumersi invece un ruolo più aggressivo, a volte perfino ossessivo, più adatto ad un ruolo contestativo e ribelle quale quello futurista. L'oggetto a sua volta, se privo di funzioni, anzichè esaltare la spinta estetica dell'uso, assume ruoli più giullareschi, cercando la consonanza coi giochi, con la pura invenzione fiabesca; in quasto caso traendo spunto da evocazioni etniche, a quell'epoca ricorrenti nelle propagande di regime.
DEPERO ATTORE
Allorchè Depero avviò i contatti con il balletto russo e con il suo massimo maestro di allora Diaghilev, per l'allestimento di scene per il Teatro Plastico, egli stesso si immedesimò nello splendido mondo della fantasia che scaturiva tanto dalle coreografie quanto dalle stesse scene da lui approntate, le quali impressero un vero e proprio sussulto in quel mondo d'invenzione. Molte furono le fotografie scattate che lo ritraevano in pose plastiche, in espressioni d'intensa ed ispirate immedesimazione, in atteggiamenti farseschi ed istrionici, le quali attivarono di lui una immagine simpatica e scherzosa, capace di alimentarne il mito.
DEPERO TEATRO
I Balli Plastici costituiscono l'apoteosi, tra il 1914 e il 1917, della sua irruenta creatività. Ciò che documenta questo periodo fortemente creativo sono i numerosi disegni preparatori di scenografie e di azioni teatrali, i dipinti con ballerini stilizzati e geometrizzati, i pupazzi realizzati in legno o metallo, colortatissimi ed attivissimi. In essi una scena scarnamente rappresentata con elementi architettonici simili alle costruzioni per bambini, fatti di scale, ponti, congegni meccanici, forme geometriche pure, costituisce un mondo popolato da marionette, signori coi baffi, maschere indefinibili, uccelli e pappagalli, ballerine ed arlecchini, piante esotiche. L'effetto rutilante di caos è quanto Depero cerca per descrivere una rumorosa e allegra proiezione di sogni e fantasie, giocando egli stesso con esse, mentre le crea. Analoghe esperienze fece un po' più tardi Oscar Schlemmer nelle sue ricerche costumistiche e teatrali, prima e durante il periodo del Bauhaus a Dessau, non escludendosi possibili influenze esercitate su di lui dall'arte di Depero.
DEPERO ATTIVISTA
Tra le numerose illustrazioni pubblicitarie, realizzate da Depero per le attività sociali e ricreative locali, per le manifestazioni fieristiche o le sagre paesane della sua regione, oppure per promuovere prodotti di consumo, ne esistono alcune, come questa qui sopra riportata, quale coperttina d'una rivista sportiva, in cui viene inneggiato il Partito Fascista, e le attività da esso organizzate. Nel ventennio di regime era assai difficile sfuggire a tale genere di attività, specie per chi come Depero fa propaganda, essendo ogni dettaglio della vita associativa di allora risucchiata all'interno dell'inquadramento politico da esso propugnato.
DEPERO DECORATORE
E' negli dei viaggi a New York che Depero sviluppa ed approfondisce il piacere al decoro, partendo dall'esigenza di intarsiare le superfici impiallacciate dei mobili, da quella di completare parti vuote degli arazi, o di meglio rafforzare i campi grafici di una illustrazione o di una pubblicità. L'analisi di come meglio campire tarsie o settori di impaginati o parti di tavole suddivise in piani lo porta a generare superfici generalmente bicromatiche capaci di attribuire forza tonale o semplicemente senso di tridimensilnalità alle forme geometriche più complessive. Ciò genera motivi di notevole risalto che hanno in sè qualcosa di veramente nuovo nel panorama decorativo sino ad allora sperimentato, anche qui anticipando ciò che movimenti artistici contemporanei o grafici importanti giunsero a fare decenni dopo (Optical Art, Arte Programmata, ad esempio, o Piero Ballocco, Franco Grignani, ed altri).
DEPERO ILLUSTRATORE
L'attività che ha assunto maggiore peso negli anni che sono seguiti a quello in cui Depero si è occupato di scenografie, di teatro e di balletto, è stata quella dell'illustrazione, che corrisponde ai viaggi da lui fatti in America, ed influenzati fortemente dallo stupore che suscitò in lui la città di New York, presso le cui gallerie d'arte egli si mosse per portare oltre oceano il messaggio futurista, e presso la cui mercato egli volle anche tentare qualche avventura produttiva. Le sagome dei grattacieli entrarono subito a far parte delle sue composizioni, sia nelle copertine che egli fece per le riviste Vogue e Vanity Fair, sia nelle più recenti versioni dei suoi sempre coloratissimi dipinti. Subentra a volte nel suo stile anche l'uso del bicolore, come in questi tre esempi soprariportati, che rappresentano altrettante illustrazioni realizzate per Vogue tra il 1929 e '30 (tempera su cartoncino).
Abbiamo voluto evidenziare, in questa sintetica ricostruzione del suo lavoro, l'estrema poliedricità della sua opera, e del suo agire d'artista, oltre che l'estrema modernità, a tutt'oggi convincentissima, che in essa sapeva trasferire quell'idea di futuro che era già scritta nel manifersto originario, oltre che nel suo stesso spirito creatore. E fu in Fortunato Depero che tale spirito trovò il suo migliore veicolo, essendo lui davvero, certo più degli altri amici che nella stessa avventura lo seguirono, un grande innovatore. Egli rivoluzionò l'arte pubblicitaria reinventandone la sua più moderna versione di massa, fatta di pochi e semplici segni, diretta ed implicita nel messaggio, esplicita nel favorire positività e spensiratezza, vista essa stessa come opera d'arte. Potremmo dire che in questo Depero seppe anticipare di trent'anni la Pop Art, realizzando a Rovereto, nella Casa d'Arte, la sua Factory.Se non col cinema e la fotografia, che furono della Factory americana i massimi veicoli di promozione e di creazione, furono il Teatro, per Depero, con i suoi apparati scenici, e la cartellonistica pubblicitaria, gli strumenti della divulgazione e della creatività. Lo furono anche però tutti gli elementi che vi ruotavano attorno, primo tra tutti forse quelle capacità, che egli aveva innate, di invenzione grafica delle superfici, attribuendo loro con semplici "trucchi" del mestiere una dimensione, un verso, un senso, uno sviluppo, un orientamento, una forma, una resa prospettica. In questo, anche, Depero fu grande maestro che seppe anticipare molta parte della grafica moderna, quella che venne dopo di lui decine di anni dopo. Costruttore di idee, ma anche e soprattutto inventore di sistemi comunicativi, prima, ma molto prima, che il Medium divenisse Messaggio.
Ciao Fortunato! .. e simpaticone!
Enrico Mercatali Rovereto (TN), 29 dicembre 2013
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