(Casablanca)
Regia di Michael Curtiz
con Humphrey Bogart (Rick Blaine), Ingrid Bergman (Ilsa Lund), Paul Henreid (Victor Laszlo), Claude Rains (Capitano Louis Renault), Conrad Veidt (Maggiore Heinrich Strasser), Sydney Greenstreet (Signor Ferrari), Peter Lorre (Guillermo Ugarte), S. Z. Sakall (Carl), Dooley Wilson (Sam), Leonid Kinskey (Sascha), Madeleine LeBeau (Yvonne).
PAESE: USA 1942
GENERE: Drammatico
DURATA: 98’
1941. A Casablanca, Marocco francese (controllato dal regime filo nazista di Vichy), migliaia di profughi europei diretti verso l’America attendono un visto che li porti nel neutrale Portogallo e, infine, a New York. L’americano Rick, dal passato oscuro, gestisce un locale notturno divenuto rifugio per i membri della resistenza anti nazista. Quando la sua ex fidanzata norvegese entra nel locale in compagnia del leader della resistenza cecoslovacca, Rick dovrà scegliere se seguire il proprio cuore o la propria ritrovata indole libertaria…
Tratto dall’opera teatrale Everybody comes to Rick di Murray Burnett e Joan Alison, adattata da Julius e Philip Epstein e Howard Koch, è probabilmente il film americano più celebre di tutti i tempi, entrato nell’immaginario collettivo e divenuto, col tempo, un vero e proprio manifesto del cinema classico. Raro caso di film che riesce ad essere un capolavoro senza mai essere un film d’autore. Come ci riesce? Più che a Curtiz o al produttore Hal B. Wallis, appartiene ad un concetto di cinema che ne diventa l’autore: “quando tutti gli stereotipi irrompono senza decenza, si raggiungono profondità omeriche. Due clichè fanno ridere, cento commuovono” (Umberto Eco). Probabilmente è il film più sottilmente anti nazista mai realizzato a Hollywood, ma è anche un inno alla resistenza attiva: alla fine Rick mette davanti al proprio amore il suo desiderio di libertà, ed è così, rinunciando a tutto in nome di una giusta causa, che l’America vincerà la guerra. Non tanto un’operazione propagandistica, quanto un tentativo, nemmeno così velato, di risvegliare le coscienze. I suoi protagonisti sono due eroi diversi ma legati, oltre che dall’amore per la stessa donna, da quello per la stessa causa: nonostante la clandestinità che contraddistingue entrambi, Victor è un eroe ufficiale, di quelli celebrati dai giornali della resistenza, mentre Rick è un eroe ufficioso, che nessuno conosce ma che risulta indispensabile tanto quanto l’altro. La cinica ma cristallina moralità di Rick, accompagnata dalla recitazione perfetta, immortale, mitica di Bogart, ne fa uno dei personaggi più belli mai usciti da Hollywood, ancora oggi in grado di emozionare ad ogni apparizione (si veda il celeberrimo finale, ma anche la sequenza – magnifica – in cui deliberatamente fa vincere due giovani esuli alla roulette per permettergli l’espatrio).
Nel tratteggiare quella che, senza ombra di dubbio, è una delle storie d’amore più belle della Storia del cinema, Curtiz attua alla perfezione il concetto di trasparenza/invisibilità dello stile classico, coadiuvato da una fotografia perfetta (Arthur Edeson) e da una squadra di attori che da vita ad una memorabile galleria di personaggi. Azione ridotta al minimo ma zero sbadigli. Tra le scene che non si scordano, il canto commosso della Marsigliese, benedetto da Rick, la frase suonala ancora, sam detta da Ilsa al pianista di colore (il miglior amico del protagonista, tanto per sottolineare le sue idee politiche) riferendosi alla celebre As time goes by e la celeberrima battuta finale sento che questo potrebbe essere l’inizio di una bella amicizia. Ma il passo migliore rimane, anche a distanza di anni, il superbo finale in cui Rick rinuncia a Ilsa, ambientato in un aeroporto immerso nella nebbia (generata col fumo) perché la produzione, decisamente low budget, non aveva soldi per costruirne le scenografie notturne. Si basa su una premessa sbagliata (nessun funzionario del reich poteva entrare a Casablanca, in nome del secondo armistizio di Compiègne), ma in fin dei conti non è così importante: nonostante gli anni, Casablanca rimane un film meraviglioso, modernissimo, da non perdere. Nella versione italiana venne tagliata la parte del capitano Tonelli, che accoglie romanamente il funzionario nazista, mentre nei dialoghi scompaiono le battute inerenti al fatto che Rick vendette armi agli etiopi contro i fascisti (il doppiaggio dice che vendette armi ai cinesi). Tre Oscar: film, regia, sceneggiatura. Non diciamo niente di nuovo o blasfemo nell’affermare che un quarto lo avrebbe meritato il grande Bogart.