Magazine Diario personale

Casarsa

Da Olivierifrancesco

Casarsa Il corpo Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere Ricordati figliolo Quando arriverai in fondo a quella strada troverai un bivio Nato a Casarsa Questo è il settimo cara e ora che ci dai da mangiare? Fieno come alle mucche? Le pareti bianche intrise di muffa Sono tre anni che non posso camminare Tre anni che mi reggono queste due ruote Il 18 marzo 1917 Quando arriverai al bivio lì sarà l’inizio E come l’hai chiamato questo settimo? Bruno Si chiama Bruno Diploma di scuola elementare 1927 Mangiavo le bucce delle patate mentre le bombe cadevano a grappoli E la guerra ti squarcia il cervello Bruno è un bel nome ma secondo me questo non vedrà il prossimo Natale È pallido è secco è già vecchio appena nato vedi? Poi arrivò D’improvviso Il bivio dico Signor Bruno vuole dell’acqua Grazie figliolo si volentieri Un goccio di acqua volentieri Chiamata alle armi 1936 E allora presi quella che il cuore mi ordinava Il corpo Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere Eravamo folli Noi contro i tedeschi e i fascisti Disertore mi chiamavano Bruno il disertore magro smilzo non lo ammazzano di certo perché pare un fantasma E ridevano i compagni Basta che ti fermi cara che l’ottavo poi lo devi vendere al mercato del pesce Falegnameria per sedie e tavoli 1947 Il bivio La vedi quella signora là di fronte a te? Quella è una partigiana come me È morta dentro però da quando non ha più suo marito Vedi quei suoi occhi? Stanno aperti per stanchezza Stanchezza di vivere Comunque dammelo qui va che lo allatto io questo Bruno che tu ormai sei vuota cara mia Vuota Ho passato la vita a lavorare per far sedere la gente La vita Oggi mi ci trovo obbligato e ti assicuro che non è un bel vivere Figli non ne ho Quando arriverai al bivio poco dopo ne troverai un altro Nino si chiamava Il corpo Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere Questo latte è santo e crescerà forte e vigoroso come un uomo deve essere Vedrai quante donne che avrà Vedrai Me ne innamorai subito e lui di me Levigavamo il legno come i nostri corpi Con la passione e l’amore Tutto di nascosto caro Tutto in clandestinità Facevamo l’amore al buio chiusi a chiave in laboratorio Tra le schegge del legno e gli scalpelli Un bivio Due omosessuali Sono sempre stato uno controcorrente figliolo caro Sempre Il corpo Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere Succhia la tetta mia figlio caro che tua madre non ha più niente da darti Succhia qui bello di mamma Pierpaolo ogni tanto passava a salutarmi sai Era sempre in giro a fare film ma di me non si scordava mai Fu lui a togliermi la verginità E fu amore a prima vista Poesia di pelle e sudore Nella nostra amata Carnia Lo vedi quello che è di fronte a te nello specchio? Quello pallido e secco Si quello nato già vecchio   Quello figliolo mio tiene gli occhi aperti per stanchezza Stanchezza di vivere Sarebbe bello tu potessi chiudergleli per sempre Sarebbe bello Ricordati figliolo Quando arriverai in fondo a quella strada troverai un bivio E dovrai scegliere tu Perché siamo una moltitudine di solitudini in questo mondo Una moltitudine di solitudini Ecco cosa siamo Il corpo Ecco una terra non ancora colonizzata dal potere. ©OlivieriFrancesco

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