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Case e ancora case con i soldi pubblici a loro insaputa ! Il lato oscuro dei politici

Da Maurizio Picinali @blogagenzie

Perché insomma una casa con cui approfittarsi della momentanea posizione di potere è un caso isolato, due sono una coincidenza, ma un intero compound di case messe a disposizione della nomenclatura politica sono una mania contagiosa. Anche un po’ irritante, quando l’economia internazionale viene messa in ginocchio per i mutui subprime negli Stati Uniti. O quando le banche non sborsano più un euro per chi vorrebbe, a fatica, molto a fatica, accendere un mutuo anchemodesto. Loro no: i politici amano vivere in un mondo a parte. Sono contro l’antipolitica ma non rinunciano ad essere molto filo-casalinghi.Case e ancora case con i soldi pubblici a loro insaputa ! Il lato oscuro dei politici Nel senso della casa come status symbol, della casa come appartenenza al cerchio magico politico che tutto può, della casa come segnale di differenza, di distinzione, di ostentata promozione sociale. Calderoli se la poteva pagare da solo, con il cospicuo stipendio da parlamentare, la casa? Certo, ma ha preferito usufruire del finanziamento pubblico dei partiti. Niente di penalmente rilevante: solo la scocciatura in base alla quale sono gli italiani a pagare attraverso i maneggi del finanziamento pubblico dei partiti quell’affitto da 2.200 euro mensili (e anche le spese condominali?). Un pezzo grosso della sanità pugliese, si scrive in questi giorni, che cosa ha messo a disposizione del gruppo dalemiano di cui vanta l’appartenenza: ma una casa, naturalmente, e il gruppo dalemiano non sembra aver protestato. E oltre alla Mercedes, cosa si faceva prestare l’allora magistrato Di Pietro alla vigilia di Tangentopoli? Sempre una casa, piccola, ma a due passi dal Duomo, beninteso. E il presidente Fini cosa ha messo nelle mani del cognato vorace e dai comportamenti personali per così dire borderline: ma certo, una casa, a Montecarlo, pagata a un prezzo di favore, con tutto un ghirigoro di società offshore. Case, case, e sempre case. Case, come quelle degli enti pubblici che hanno venduto gli appartamenti a prezzi stracciati agli inquilini con diritto di prelazione. Stavano dentro prima con affitti irrisori, pagano poco dopo con contratti d’acquisto irrisori: una catena di privilegi che non finisce mai. Trasversale, come si dice: c’entra Rosy Bindi e c’entra Renata Polverini. Tutto regolare, ovviamente. Anche il popolo di politici e sindacalisti e vip dello Stato e del para-Stato i cui nomi vennero fuori al tempo dell’inchiesta giornalistica di Vittorio Feltri su «Affittopoli» si muoveva nella legalità, per carità. Ma stavano dentro e non fuori. Anche il ministro Patroni Griffi ha dalla sua sentenze inattaccabili: dicono che il suo appartamento, malgrado la splendida vista sul Colosseo, sebbene da un’angolazione diversa da quella che gratifica la vicina casa Scajola, non sia per ciò stesso un appartamento di pregio e dunque che non deve subire trattamenti economici simili a quello di pregio. Sulla casa presa per via privilegiata non si scherza. Sugli immobili bisogna stare immobili. Anche perché è costume da nomenclatura così diffuso, così generalizzato che quasi quasi ci si chiede, tra chi beneficia di condizioni impensabili per la gente comune, dove stia, non diciamo lo scandalo, ma almeno il problema. L’ex ministro Tremonti divideva l’affitto di un appartamento con il sottosegretario Milanese. E come pagava la metà degli ottomila euro della casa presa con il solito giro di amicizie e intrecci dal grande patrimonio immobiliare vaticano messo a disposizione di chi conta? In contanti, cash, banconote. Non con assegno, o con bonifico: in contanti. È proprio vero che per la casa si commettono impudenze imperdonabili. Con una parte del finanziamento pubblico alla Lega, il tesoriere metteva a disposizione della famiglia Bossi la somma necessaria per le piccole e grandi ristrutturazioni della casa del Capo carismatico. Appena esploso il caso dei soldi della Lega registrati sotto la dicitura «The Family», il quotidiano Libero ha fatto anche cenno a una casa lasciata in eredità al Carroccio da una militante leghista, poi rivenduta (sembrerebbe). Ma di questa casa ora non si sa granché. Se non che l’abitudine di usare con disinvoltura le case che sono il lascito di militanti a favore dell’«Idea» non è prerogativa solo dell’ex Alleanza Nazionale. Anche i proventi di Lusi, del tesoriere dell’ex partito che quando era in vita si chiamava Margherita e che ha continuato a ricevere contributi pubblici pure dopo la cessazione dell’attività, si sono materializzati in case e ville di notevole valore. La casa è un bene rifugio, ma è soprattutto il rifugio di fondi che dovevano rimborsare e non hanno rimborsato. È il rifugio di chi si sente arrivato, partecipe di un mondo una spanna sopra il mondo normale, impastato di favori, prezzi stracciati, comodità gratuite, case, palazzi, ville,muri,metri quadri, vani, accatastamenti e così via. La casa come investimento psicologico. Niente da dire, se effettuato con i soldi propri. Discutibile se i soldi, ricevuti talvolta come diretto finanziamento pubblico, talaltra come generosa regalia di cricche e lobby, non sono fatti della stessa materia di quelli guadagnati da tutti gi altri. E chi farà analisi dettagliate, minuziose, pignole sui patrimoni immobiliari di vecchi e nuovi partiti, partiti morti e partiti appena nati? La casa è troppo importante per non farsi notare. È lo scenario dove si svolgono le cose importanti della vita, è lo scenario dell’esistenza quotidiana, dei legami familiari, delle gioie domestiche e degli inferni domestici, anche. Non capire la centralità simbolica della casa è anche il segno della cecità di una classe dirigente che non sa guardare oltre il recinto del proprio circolo, che non frequenti altri che non siano i propri simili, tutti nelle stesse condizioni, molti con case di favore, tutti a vantare un diritto di prelazione al privilegio. Case pagate all’insaputa, case affittate con i soldi pubblici, case prese da enti pubblici poi dismessi, case di pregio ribattezzate orwellianamente «non di pregio» e che favoriscono ministri in carica, case del partito diventate case personali, eredità di militanti che vengono gestite come se fossero nella disponibilità privata di chi dirige un partito. Una concentrazione così macroscopica sul mattone e i suoi derivati non può essere un dato passeggero e insignificante. È l’emblema visibile di un momento storico specifico dell’Italia repubblicana. Una malattia di chi ha messo un’intercapedine di incomprensione tra sé e il resto del mondo. Senza capire che sarà un rogito che li seppellirà.tratto da quotidianamente.it 28 Aprile 2012


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