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Casini, Alfano e Bersani

Creato il 26 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Casini il pompiere, Alfano l’incendiario e Bersani il laburista. Una triplice da urlo...di terrore.

Bersani fuma...


Pierfy lo ha detto chiaro e tondo: “Se continuate a litigare il governo prima o poi va in crisi”. L’appello alla calma era rivolto naturalmente a Bersani e a Alfano protagonisti, negli ultimi giorni, di un’accesa disputa sull’articolo 18. Parliamoci chiaro, la revisione dell’articolo 18 è diventata ormai la lotta a un simbolo perché in sostanza, letti i dati di una ricerca interna della Cgil, solo il 10 per cento di chi vi ha fatto ricorso è stato poi reintegrato nel posto di lavoro da un giudice, il restante 90 per cento è stato liquidato economicamente. In molti, economisti e giuslavoristi, hanno dimostrato che il mantenimento dell’attuale rapporto fra datore di lavoro e dipendente non implicherebbe nessun disincentivo agli investimenti né aumenterebbe i costi di una eventuale disputa, allora perché tanto accanimento perpetrato attraverso le tesi più insostenibili come quella della ripresa degli investimenti stranieri? Il problema parte da lontano e si chiama licenziabilità più semplice e senza vincoli per chi sta cordialmente sulle palle al datore di lavoro. Un po’ quello che è successo nella Fiat di Marchionne per gli iscritti alla Fiom. L’esigenza di correre appresso ai modelli americani o serbi o polacchi, più che ricondurre alla competitività sul mercato, appare quella di poter disporre delle maestranze senza essere costretti a rispettare un contratto di lavoro, le norme sulla sicurezza, obblighi previsti da leggi e sanzionabili. La deregulation impressa dalle alzate di ingegno di Marchionne, dall’antisindacalismo di Sacconi, dall’antioperaismo dei berluscones ha causato, fino ad oggi, 150 morti sul lavoro che sono figli dell’allentamento dei controlli e dell'introduzione di norme più permissive in termini di “sicurezza sul lavoro” a tutto vantaggio degli imprenditori che, con la scusa della competitività, non comprano caschi e non mettono in sicurezza i cantieri edili, le catene di montaggio, le fonderie. A tutto ciò si sono aggiunte le sentenze sulla Thyssen e sull’Eternit che in parecchi hanno accolto come una iattura nazionale, come se le stragi fossero un danno collaterale, e quindi tollerabile, del profitto. E se sconvolge il fatto che 11 addetti al service del tour di Laura Pausini lavoravano in nero, e che uno di loro è addirittura morto in seguito al crollo di una struttura, il ragionamento arriva presto alla sua conclusione. Perché mantenere in vita l’articolo 18? Ma che volete pure una risposta? Sentito D’Alema ieri sera da Fazio (l’unico al mondo che riesca a trasformare diari intimi in bestseller), ci siamo resi conto ancora una volta del perché il Pd non ce la fa a far quadrare il cerchio della sua politica. Resta, purtroppo, un partito che non c’è, come l’isola di Barrie, significativamente diviso fra l’anima lab e quella lib (come ha sintetizzato Ilvo Diamanti su Repubblica), con un elettorato dall’anima di sinistra ma schizofrenicamente disposto ad appoggiare e sostenere il governo del Professore. E ci chiediamo chi possa incarnarne lo spirito se Rosy Bindi si sbilancia a dire: “L’articolo 18 così com’è non passerà mai, lo modificheremo in Parlamento”, dimostrando ancora una volta la nostra tesi che i comunisti del Pd sono gli ex democristiani di sinistra perché Veltroni, ad esempio, la pensa esattamente come Enrico Letta. Per concludere con la schizofrenia del Pd, vogliamo segnalare quanto sta accadendo in queste ore in Sicilia. Il partito di Piergigi Bersani sta facendo una corte spietata al Soprintendente ai Beni Culturali della provincia di Trapani per candidarlo a sindaco della città. Le sta provando tutte pur di averlo fra le sue fila e fargli occupare la poltrona di primo cittadino. Non sa, o forse finge di non sapere, che il dottor Sebastiano Tusa (il sopraintendente di cui sopra) è il candidato di Fli per il comune di Palermo. Questa è una storia che si sta ripetendo in ogni parte d’Italia quasi a voler dimostrare che al suo interno il Pd non ha personaggi in grado di ricoprire incarichi importanti e che pur di vincere le elezioni è disposto a chiamare in causa pure Belzebù. E se questa sindrome da inadeguatezza parte dalla base cosa volete che accada al vertice?La sora Elsa, a Report, ha dichiarato solennemente che non sono stati chiamati (da chi? come? perché?) per distribuire caramelle perché quelle “potevano farlo i partiti che c’erano prima di noi”, avvalorando il detto che le caramelle dagli sconosciuti è meglio non prenderle.


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