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Caso Arvedi, il dottor Cappelletti: “L’acciaieria è il principale indiziato”

Creato il 08 luglio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Ecco la relazione medica del dottor Roberto Cappelletti, presentata in occasione dell’incontro pubblico “uova alla diossina”, presso palazzo Cattaneo a Cremona. Iniziativa del comitato “Star bene in ambiente sano” sostenuta dal Movimento 5 Stelle. Un solo politico cremonese era presente, Alessia Manfredini. Nessun giornalista tranne due. Il giornale La Provincia, Cremonaoggi e la tv di Arvedi Cremona1 non hanno dato notizia dell’incontro, che riguarda le ricadute delle emissioni nocive dell’acciaieria sul territorio. Si ricorda che l’acciaieria secondo i dati ufficiali è sotto la soglia di legge, quindi in regola. Sotto tale soglia le emissioni tuttavia ci sono e continuano da decenni. Con quali effetti? La legge che dice? Credete che le politiche ambientali italiani siano molto progredite?

Dr. Roberto Cappelletti
Spec. Ortopedia e Chirurgia Generale
Loc. Campregheri, 19
38040 Centa San Nicolò (TN)
Medico ISDE

OGGETTO: Relazione medica riguardo alla “Indagine Ambientale sulla presenza di Diossine” nei Comuni di Spinadesco e Cremona.

Premessa
L’Associazione Starbene in Ambiente Sano (S.A.S.) ha commissionato a Nuova Ecologia srl la “Indagine Ambientale sulla presenza di Diossine” nei Comuni di Spinadesco e Cremona.
Nell’analisi dei tre campioni di terreno (Asilo nido e Mulino nel comune di Spinadesco e zona Parco di Cremona), relativa alle concentrazioni di PCDD/F (diossine e furani), non sono stati riscontrati valori eccedenti il limite normativo per siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale, di 10 ng I-TEQ/kgss (DLgs 152/06). Però l’analisi dei congeneri della diossina è compatibile con “attività industriali che utilizzano processi di fusione ad alta temperatura”.
Inoltre l’analisi dei metalli nel campione “Mulino” evidenzia alti tenori di zinco e cromo (sebbene sotto i limiti di norma), di verosimile provenienza da processi fusori di metalli. Questa ipotesi è confermata dall’analisi al microscopio elettronico a scansione (SEM), che evidenzia (nella zona Parco) elementi di morfologia tipica di provenienza da processi di fusione di metalli ad alta temperatura (sull’importanza dal punto di vista tossicologico e epidemiologico si dirà in seguito).
Il dato più pregnante dell’indagine in oggetto è però l’analisi delle diossine e PCB di un campione di uova di provenienza da un allevamento domestico di galline ruspanti della zona. Come è noto, le galline ruspanti, rispetto a quelle di allevamento, sono indicatori sensibili di un possibile inquinamento ambientale, perché, razzolando su terreno esposto alle ricadute degli inquinanti aero-dispersi, concentrano le diossine nel prodotto finale, le uova.
I tenori riscontrati nel campione di uova fresche analizzato per il parametro «somma di diossine e PCB diossina-simili» corrispondono a 7,764 (± 1,031) pg/g (di sostanza grassa). Questi valori sono ben oltre la soglia di 5 pg/g di sostanza grassa, fissata dal Regolamento CE 1259/2011. Inoltre il pattern dei congeneri di diossina trovati nelle uova risulta analogo ad ”altri studi ed analisi relativi a polveri di acciaieria depositati sulle abitazioni limitrofe”.

Considerazioni di ordine tossicologico.
Le diossine
Le diossine e i composti correlati (PCB dioxin like) sono sostanze chimiche indesiderate, prodotte nei processi di combustione. Fra i processi industriali, quelli connessi alla produzione di acciaio, come il riciclaggio dei metalli (forni elettrici) e la sinterizzazione (processo termico e meccanico per cui i metalli in polvere vengono ridotti ad una massa compatta per la fusione), rappresentano ben il 42% delle emissioni industriali di diossine e il 17% di tutte le emissioni di diossine in Europa nel 2005.
La tutela della salute della popolazione ha indotto, nel 1993, l’ Unione Europea ad inserire nel quinto Piano d’ Azione l’obiettivo, entro il 2005, di ridurre del 90 % le emissioni di diossine, rispetto ai valori del 1985. L’Italia non ha raggiunto questo obiettivo. Notabilmente l’Italia non ha nemmeno sottoscritto la convenzione di Stoccolma (2001) il cui obiettivo è la riduzione degli inquinanti organici persistenti (POP’s), fra cui si annovera la diossina.
Esistono 210 congeneri policlorurati delle diossine e furani. La 2,3,7,8 tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD) è la più tossica di questa famiglia di sostanze, che hanno un comune meccanismo di azione che si ritiene indurre lo stesso spettro di effetti sulla salute. La TCDD è considerata dalla International Agency for research on Cancer (IARC) come cancerogeno per l’uomo a partire dal 1997 ed è stato recentemente rivalutata e ancora classificata come cancerogeno appartenente al Gruppo 1 (IARC) sulla base di prove sufficienti su entrambi, esseri umani e animali. L’OMS/FAO raccomandano che l’ingestione umana in adulti dovrebbe rimanere al di sotto di un limite di 70 pg/kg di peso per mese che corrisponde a circa 2pg/kg al giorno. Questo limite è relativamente vicino al consumo medio di diverse popolazioni. Nelle città industrializzate in Italia, il livello di diossine nel latte materno è attorno ai 10 pg/g di grasso, determinando quindi il deciso superamento di questo limite per il lattante. Per la definizione di questa dose giornaliera tollerabile (TDI) sono stati considerati gli effetti sulla riproduzione, sullo sviluppo e sui sistemi endocrini. Gli effetti cancerogeni sugli animali sono molteplici e ben caratterizzati, ma sembrano necessarie dosi più elevate. D’altro canto la modellazione di dati epidemiologici ha individuato un aumento del rischio di cancro a dosi solo poche volte superiori alla TDI stabilito dal l’OMS/FAO . L’esposizione per l’uomo è quasi interamente attraverso la dieta, per lo più con il consumo di grassi animali contenuti in cibi quali latticini, uova e carne.
La similarità di azione di diossine diverse, ha portato lo sviluppo di uno schema con le relative potenze, utilizzando i fattori tossici equivalenti (TEQ). Il totale di una miscela complessa di congeneri di diossine è espressa come somma ponderata di tutte le sostanze diossina-simili. Questo schema include 17 diossine e furani e un piccolo numero di PCB che mostrano attività diossina-simile. Le Diossine sono lipofile (si accumulano nei grassi), vengono lentamente metabolizzate, e perciò tendono a bio accumularsi. L’emivita di diversi composti differisce, ma le TEQ delle miscele negli esseri umani sono costituite da pochi di questi composti. L’emivita della TCDD è stata stimata negli esseri umani attorno i 7 e gli 8 anni. 
La maggior parte degli effetti delle diossine sono ritenuti mediati dal recettore Ah che è altamente conservata in diverse specie. La diossina si lega all’Aryl Hydrocarbon Receptor (AHR) determinandone la continua e duratura attivazione. L’attivazione dell’AHR porta ad una condizione di immunosoppressione che a sua volta può favorire l’insorgenza e la diffusione dei tumori (Ridolfi R, 2001). Vari effetti delle diossine, compresa l’induzione enzimatica, l’ immunotossicità, gli effetti sullo sviluppo, tendono ad essere simili indipendentemente dal fatto che esposizione è acuta o cronica. Questo è dovuto probabilmente al fatto che è la concentrazione nel tessuto che è direttamente associata alla risposta.
Lo sviluppo di un’analisi per misurare le diossine nei grassi del sangue ha permesso una accurata valutazione delle esposizioni nei lavoratori e nella popolazione generale. Si sono potute così pianificare studi prospettici di coorti industriali e delle popolazioni esposte accidentalmente (Seveso) ed ottenere risultati conclusivi in ​​materia della cancerogenicità delle diossine. Vi è stato un notevole sforzo nel caratterizzare l’esposizione di tali popolazioni, che sono state esposte a livelli da 10 a 1000 volte più elevati di TCDD rispetto alla popolazione generale. La mortalità per cancro è stato sempre aumentata in tutte le coorti industriali esaminate. Gli aumenti del rischio sono stati proporzionali all’esposizione. Sono state trovate correlazioni lineari positive con crescenti esposizione per tutti i tumori e per i alcuni tipi di cancro specifici.
E’ stato trovato un aumento del rischio per tumori quali linfomi, mieloma multiplo, sarcoma dei tessuti molli, cancro del polmone, cancro del fegato, cancro al seno, cancro dei testicoli, neoplasie endometri ali; risultati consistenti sono stati trovati , a parte per tutti i tumori combinati, per il cancro del polmone,i linfomi e i sarcoma dei tessuti molli. Allo stato attuale, il dilemmi non è se le diossine sono o no cancerogene, teratogene, interferenti endocrini etc., ma piuttosto sulla quantificazione del rischio associato all’esposizione di bassi livelli nella popolazione generale (Kogevinas M, 2011).

Il particolato ricco di metalli
L’ inquinante prodotto in quantità maggiore dalle acciaierie, sono le polveri. Queste vengono emesse in forma di particolato fine ( PM10, PM2,5) e ultrafine (PM<0,1).
Il particolato prodotto da un’acciaieria (fonderia) ha una forma tipica che lo rende indistinguibile (citazione). E’ perciò possibile di fronte al rinvenimento di particolato metallico di forma sferica tipica, a superficie liscia, stabilirne la provenienza con ragionevole certezza. Il particolato da processi di fusione sarebbe costituito per ben il 40% da PM 2,5 (più fine è il particolato, più facile è la sua penetrazione attraverso l’apparato respiratorio) [IIASA, IR 02-076].
Il particolato proveniente da processi di fusione, a differenza di quello prodotto dagli altri tipi di combustioni, è costituito in buona parte da metalli, i quali una volta penetrati nell’organismo non possono essere metabolizzati . Essi si distribuiscono in vari organi ove permangono attivando processi infiammatori cronici che alla lunga possono portare a diverse malattie degenerative fra cui il cancro [P. E. Schwarze et al., 2006].
La composizione del particolato contenuto nelle polveri è parimenti importante dal punto di vista tossicologico.
Nella tabella sottostante sono riportati gli inquinanti con i rispettivi valori, riscontrati nelle polveri all’interno di una fonderia nel nord Italia
Sostanza Concentrazioni (mg di sostanza/kg di polveri)

Le diossine, come ricordato sopra, sono classificate come cancerogeno di tipo 1 dalla IARC e sono responsabili di una vasta gamma di patologie tumorali e non tumorali.
Riguardo ai metalli pesanti presenti nelle polveri della fonderia i cancerogeni certi (gruppo 1) sono: arsenico, cadmio, cromo esavalente, composti del nichel. Sono probabili cancerogeni (gruppo 2A) i composti inorganici del piombo. Sono possibili cancerogeni (gruppo 2B) il nichel, il cobalto e composti, il mercurio e composti.
Alcuni metalli pesanti sono tossici per il Sistema Nervoso Centrale (Hg, Pb, As), altri per il fegato e reni (Hg, Pb, Cd, Cu), altri ancora per pelle, ossa e denti (Ni, Cd, Cu, Cr).
I metalli cancerogeni sono ampiamente distribuiti nell’ambito della tavola periodica degli elementi. Nonostante la vasta gamma di proprietà fisico-chimiche, emergono alcuni meccanismi comuni che possono essere considerati tipici della cancerogenesi da metalli: questi comprendono l’induzione di stress ossidativo, l’interferenza con meccanismi di riparazione del DNA, l’attivazione di segnali mitogeni e, soprattutto, la modulazione epigenetica dell’espressione genica (Burgio, 2011; L. Cantone, 2011). L’alterazione della regolazione (epi)genica gioca un ruolo primario nella genesi del cancro [Feinberg and Tycko, 2004].
Indagini recenti evidenziano che la tossicità del particolato, specie quello ultrafine, è differente – e in genere maggiore – dalla tossicità della forma tradizionale disciolta (ionica) dei metalli. [B. J. Shaw et al., 2011].

In letteratura viene descritto il caso di un’acciaieria nell’ Utah Valley, la cui cessata attività per tredici mesi ha comportato un miglioramento dei diversi indici di salute nella popolazione esposta [A. J. Ghio, 2004]
Nelle fonderie , una parte considerevole delle emissioni sfugge alla cattura e si diffonde liberamente nei luoghi di lavoro e all’esterno dello stabilimento. Queste emissioni che vengono chiamate secondarie (non convogliate) sono spesso superiori di almeno un ordine di grandezza alle emissioni canalizzate autorizzate (quelle che escono dai camini) e dipendono soprattutto dalla conformazione dell’impianto. Queste polveri sono emesse in forma di particolato fine e ultrafine e costituiscono la principale sorgente di diossine in questi impianti. Il Best Available Techniques (BAT) Reference Document for Production of Iron and Steel specificatamente raccomanda a pag. 432: “In order to minimize total PCDD/F emissions, secondary emissions should also be taken into account, thus strengthening the need for total building evacuation”.
Da un’analisi al microscopio dei muschi attorno all’acciaieria di Borgo Valsugana (TN) sono stati rinvenuti anomali quantitativi di particolato ricco di metalli, di morfologia tipica, proveniente dall’impianto siderurgico. Questo particolato si trovava (a concentrazioni decrescenti) fino a circa 15 Km dal punto di emissione. [P. Iobstraibizer, lavoro in via di pubblicazione].
L’occupazione nella fusione dell’acciaio, dal 1987, è stata classificata dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) come cancerogeno certo per l’uomo (gruppo 1) (IARC monographs).
Nei lavoratori delle fonderie è stato descritto un aumento della mortalità per tutti i tumori (Sorahan T et al., 1994) e in particolare per i tumori del polmone e dello stomaco (Moulin J. et al, 1990; Sorahan T et al., 1994).
La popolazione che vive in prossimità di fonderie ha parimenti un aumento della morbilità e mortalità per numerose malattie.
Uno studio nel 1987 in Scozia ha evidenziato un aumento della mortalità per tumore polmonare nell’area dove erano maggiori le ricadute della fonderia [Smith G.H. et al., 1987].
Lo studio “Sentieri” condotto recentemente a Taranto dall’Istituto Superiore di sanità (ISS) ha evidenziato un incremento della mortalità per tutte le cause, un incremento della mortalità per tutti i tumori, in particolare per il tumore del polmone e della pleura, per i tumori dell’apparato digerente, del melanoma, dei linfomi non Hodgkin e della leucemia mieloide. Vi è anche un incremento della demenza e delle malattie circolatorie. Parimenti lo studio dell’incidenza tumorale limitata al biennio 2006-2007 ha mostrano per gli uomini un eccesso, rispetto al resto della provincia, del 30% per tutti i tumori e, in dettaglio: del 50% per il tumore maligno del polmone, superiore al 100% per il mesotelioma e per i tumori maligni del rene e delle altre vie urinarie (escluso la vescica), superiore al 30% per il tumore della vescica e per i tumori della testa e del collo, del 40% per il tumore maligno del fegato, del 60% per il linfoma non Hodgkin, superiore al 20% per il tumore maligno del colon-retto e per il tumore della prostata e al 90% per il melanoma cutaneo.
Per le donne residenti nei comuni di Taranto e Statte (Tabella 5.1), sempre a confronto con il resto della provincia, si rileva un eccesso di incidenza per tutti i tumori di circa 20%. Sono presenti eccessi per una serie di tumori maligni: della mammella pari al 24%, del corpo dell’utero superiore all’80%, del polmone 48%, del colon-retto 21%, del fegato 75%, del linfoma non Hodgkin 43% e dello stomaco superiore al 100%.

Considerazioni finali
Non vi è dubbio che le acciaierie siano fra gli impianti più inquinanti. Le sostanze che emettono sono tossiche e cancerogene. Perciò appare fondata l’apprensione della popolazione residente in prossimità di questi impianti.
L’esperienza acquisita nelle vicende di Taranto, Genova e Borgo Valsugana, dove è dovuta intervenire la magistratura per sanare intollerabili situazione di inquinamento, ha insegnato come spesso i controlli da parte degli enti preposti (ARPA) siano inefficaci.
A Cremona un’associazione di cittadini, ha condotto con i propri mezzi l’indagine ambientale in oggetto, rilevando come dato più pregnante il superamento dei limiti delle diossine in un campione di uova di galline ruspanti. Questo dato, se confermato, dovrà portare all’individuazione della fonte inquinante e alla sua eliminazione. I congeneri delle diossine rilevati nelle uova, costituiti da tetra-diossine e penta-diossine seguite da tetra-furani, penta-furani ed esa-furani, sono simili a quelli rilevati su polveri di acciaieria. Perciò l’acciaieria è il principale indiziato.
Il dato delle uova non va disgiunto da altri rilievi, quali la presenza di particolato metallico con morfologia tipica per processi fusori nel campione della zona Parco. Questo reperto dimostra che le polveri di acciaieria sono diffuse nell’ambiente di vita.
Queste polveri ricche di metalli e diossine si depositano sulle abitazioni, sugli ambienti di gioco (Parco), sui vegetali e possono essere inalate e ingerite, trovando il polmone e lo stomaco come primi organi bersaglio. Non è sorprendente che Cremona possa “vantare” un alto tasso di mortalità per tumore allo stomaco e al polmone.
A Cremona infatti è particolarmente rilevante la mortalità per cancro gastrico (24,9 morti per 100.000 nel 2008 a fronte di 19,4 della Lombardia e 16,9 dell’Italia). Questo rilievo è presente in altre zone dove vi è la presenza di altiforni: a Taranto infatti, si registra parimenti un aumento di incidenza del tumore dello stomaco.
Il problema del particolato ricco di metalli e la sua diffusione negli ambienti di vita è grave e sottovalutato. Si veda quanto specificato in premessa a questo proposito. Qui basti ricordare che le emissioni di polveri da un’acciaieria sono per la maggior parte non autorizzate. Si tratta di emissioni cosiddette diffuse (non convogliate nei camini e quindi nei filtri) che possono superare anche di 10 volte quelle autorizzate. Esistono allo stato attuale soluzioni tecnologiche che permettono di controllare le emissioni secondarie (total building evacuation).
Il fatto che si siano riscontrati valori entro i limiti di legge per l’analisi della diossina nei terreni è ben lungi dall’essere rassicurante. Infatti, quando si tratta di emissioni industriali, l’analisi sui terreni raramente indica un superamento delle soglia di 10 ng/Kg fissata dal DLgs 152/06 . Analisi analoghe dei terreni eseguite ad esempio a Borgo Valsugana (TN) e Brescia, pur in presenza di altri indici di inquinamento, non hanno mostrato sforamenti per quanto riguarda la diossina nei terreni. Diversamente nel caso di un inquinamento derivante da incidenti come quello di Seveso si possono trovare superamenti di questi limiti.
Nel caso di emissioni industriali, la diossina si deposita anzitutto sullo strato erboso o sui foraggi, prima che sul terreno. Da erba e foraggi viene prima concentrato negli erbivori e poi innalzandoci nella catena alimentare, nell’uomo. I polli ruspanti concentrano la diossina nelle uova e sono quindi buone sentinelle in caso di inquinamento da diossina.
In conclusione nel caso specifico di Cremona e Spinadesco, le analisi in oggetto lasciano intravvedere una situazione di rilevante inquinamento ambientale da diossine e particolato ricco di metalli.
In tempi ragionevolmente celeri, sono necessarie conferme con un maggior numero di analisi per la ricerca delle diossine nelle uova, erba e latte degli allevamenti della zona.
Inoltre è necessaria un’indagine più estensiva sulla presenza di particolato ricco di metalli nei prodotti vegetali-alimentari, e va controllata la effettiva capacità dell’impianto siderurgico di Cremona di contenere le emissioni secondarie.
Sarebbe utile e interessate sotto il profilo scientifico vagliare l’ipotesi di Montanari con la ricerca del particolato nelle biopsie dei tumori (specie polmone e stomaco): con l’analisi al Microscopio Elettronico a Scansione equipaggiato con microsonda a raggi X (Energy Dispersive Spectroscope or EDS) si può evidenziare la morfologia e composizione del particolato nei preparati anatomici dei tumori. [A. M. Gatti e S. Montanari, 2008].
Se si confermeranno le analisi in oggetto, si dovranno individuare ed eliminare le fonti inquinanti, in quanto gravemente lesive della salute pubblica.
Dr. Roberto Cappelletti

Referenze:
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