Dell’esistenza di Mourad Ramdaoui, che perse la vita a 26 anni il 13 febbraio 2008 cadendo da 15 metri di altezza sono venuto a conoscenza solo oggi, dall’avviso di garanzia consegnato a Ezio Corradi, e ne provo profonda amarezza. Ci sono vite umane condannate a non essere mai ascoltate, a valere poco, forse nulla nel libero confronto delle opinioni. Prevale il potere, annullando a volte i deboli. Grazie alla lettura di quel volantino le croci parlano ancora e ancora chiedono giustizia per le loro speranze di trovare in Italia e a Cremona migliori condizioni di vita.
Quel che non si comprende è come un volantino, letto da non so quante persone al mercato di Cremona, abbia potuto diffamare la reputazione dell’industriale Giovanni Arvedi, editore assieme ad altri di un giornale che ha un impatto sociale incomparabilmente più forte. Un volantino credo dimenticato, tranne che da chi lo ha tenuto da parte. Ma non per ricordare il giovane immigrato. E per farlo rispuntare più di quattro anni dopo, per un’accusa di diffamazione contro Ezio Corradi. Accusa che sarebbe motivata dalla parte del testo che segnala le condizioni dell’aria di Spinadesco e Cavatigozzi, il paese che Corradi ha visto cambiare moltissimo in 40 anni. Arvedi ha compiuto un’incredibile campagna stampa contro i “criminali” che accusano l’industriale di violare le leggi.
Ma può il cavalier Arvedi subire danni da un simile volantino? Per quel che posso capire non credo che sia possibile, perché la reputazione di Arvedi, industriale noto nel mondo, che vende in molti Paesi, non dipende da minimali mezzi di comunicazione come i volantini, mentre i clienti del cavaliere del lavoro hanno ben altri strumenti per valutare il pregio dei prodotti del maggiore gruppo industriale cremonese, e fra i primi in Italia. Non si dimentica la posizione di Arvedi in Federacciai per lunghi anni.
La magistratura esiste per aiutarci a capire e vedere più chiaro, e merita un sincero ascolto per il lavoro che compie in condizioni molto difficili, esposta a mille tensioni e pressioni politiche nazionali.
Ma c’è un problema tutto cremonese, che non trova mai soluzione malgrado l’impegno di non poche persone di buona volontà, ed è la difficile convivenza tra l’acciaieria e i suoi vicini di casa e gli ambientalisti tanto critici, ma, non per nulla, in grado di richiamarsi alle leggi e al protocollo di Kyoto, come nel volantino di Corradi.
La speranza mia e di altri, credo, è che la discussione attorno all’attività del gruppo Arvedi si svolga fruttuosamente presso l’Osservatorio Arvedi del Comune di Cremona.
La legge può essere fatta rispettare, ma ha più forza se si struttura nella prassi, nella convinzione, nella comprensione reciproca delle parti in conflitto. L’Osservatorio Arvedi è un luogo istituzionale in cui si può discutere col giusto metodo, alla presenza però della mediazione del Comune, istituzione civile, che può dare un tocco di buon senso in più e aiutare le parti a convivere meglio che in questi tempi convulsi. La politica a Cremona non funziona: non riesce ad ascoltare i cittadini, incappata com’è in circuito vizioso mediatico.
Dato che nessuno vuole chiudere l’industria, ma solo fare verifiche, migliorare alcuni aspetti, sarebbe assai bello se un magistrato come il pm Francesco Messina, che ha già dimostrato sensibilità ai problemi ambientali, riuscisse a dire una parola in grado di dare più serenità attorno all’acciaieria e una maggiore comprensione dei problemi. Il volantino di Corradi, scaricabile qui con l’avviso di garanzia.

prima parte del volantino di Ezio Corradi
- seconda parte del volantino di Corradi