Riporto qui un volantino distribuito dal Partito Democratico di Marzabotto (BO) in cui si chiede al Sindaco Romano Franchi di provvedere alla revoca della delega alle politiche giovanili esercitata dal consigliere Daniele Ferri. Per il PD locale il motivo è semplice: il Ferri non ha votato come tutti gli altri la proposta che chiedeva al Comune di adoperarsi in tutti i modi possibili per far estradareCesare Battisti dal Brasile. Anche a Marzabotto interessano le sorti dell’ex militante dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) la cui vicenda umana e giudiziaria è diventata un caso controverso e complesso che da alcuni anni a questa parte sembra costituire un ottimo collante capace d’unire tutte le forze politiche nei momenti difficili, proprio come succede con le famiglie affette da sistematiche crisi di valori. Ad ogni modo la proposta di revoca della delega è inquietante date le premesse del caso e la motivazione che si adduce contro il Ferri, cioè la sua “evidente inadeguatezza con il ruolo e le responsabilità ricoperte” proprio per non aver votato come tutti gli altri in questo caso specifico.
Vediamo. E perché mai il consigliere sarebbe inadeguato? Cosa gli impedisce di svolgere il suo ruolo e coprire le sue responsabilità? Sopravvenuta incapacità d’intendere e di volere? Sarà mica stato in Brasile ultimamente? O magari va allontanato per comprovati episodi di corruzione o sfruttamento della prostituzione? Purtroppo basta molto meno.
Basta fare uso di un pizzico di libertà di pensiero e votare secondo le proprie convinzioni e coscienza per diventare una pecora nera o rossa, a seconda. Basta esercitare i propri diritti nelle forme scomode per alcuni e subito parte la ritorsione. Si chiede d’innescare un dibattito serio sugli anni settanta, si pongono domande dolorose ma giuste, s’instilla una feconda macchia di dubbio nel mare piatto di convinzioni pregiudiziali e cosa si ottiene? Una lettera indignata del Partito Democratico. Il pretesto è il solito ma per capirci meglio, ecco il testo del volantino, così com’è stato redatto e diffuso. A tratti risulta quasi incomprensibile ma facciamo uno sforzo.
Marzabotto, 02 febbraio 2011
Spaccatura nella maggioranza di Marzabotto
Nell’ultimo consiglio comunale si è vissuta la spaccatura della maggioranza di governo del Comune di Marzabotto sull’ordine del giorno sulla richiesta di attuare ogni possibile atto volto all’estradizione del terrorista Battisti, presentato dal gruppo PD, IDV e Indipendenti.
La spaccatura si è attuata quando il consigliere Ferri ha espresso il suo voto contrario mentre il Sindaco, il resto della maggioranza e tutto il Consiglio hanno votato favorevolmente.
Oltre a sottolineare la rottura politica della maggioranza, il Partito Democratico di Marzabotto esprime il suo profondo dissenso con il voto negativo espresso dal consigliere Ferri, che ha argomentato la sua posizione asserendo che non si dovevano addossare al Presidente brasiliano l’incapacità dello Stato italiano di dare soluzione agli anni di piombo e del loro epilogo.
Come sottolineato dai nostri consiglieri, ed anche dal Signor Sindaco, il significato primario dell’O.d.G. non è di addossare colpe al Presidente brasiliano, ma dall’esigenza riconosciuta da tutto il Parlamento italiano di vedere il pluriomicida Cesare Battisti che ricordiamo è stato condannato in tutti e tre i gradi di giudizio, di scontare la propria pena in Italia, come richiesto anche dai famigliari delle vittime.
Riteniamo grave e ingiustificato il comportamento tenuto dal consigliere Ferri in contrasto da quanto sempre accaduto nel Consiglio Comunale di Marzabotto, dove su argomenti tanto importanti come legalità, giustizia e terrorismo, tutte le forze politiche hanno sempre difeso le prime e condannato il secondo, senza se e senza ma, soprattutto per il rispetto che sempre si deve alle vittime ed ai loro famigliari così come richiesto per i nostri caduti.
Per queste ragioni chiediamo al Signor Sindaco di ritirare la delega alle politiche giovanili conferita al consigliere Ferri, per una evidente inadeguatezza con il ruolo e le responsabilità ricoperte.
Il Partito Democratico di Marzabotto.
Come cittadino auspicherei una riconsiderazione dei termini della lettera. Anzi, auspicherei una vera e propria marcia indietro da parte di un partito che si definisce democratico e l’accettazione dei validi argomenti del consigliere Ferri circa l’opportunità di aprire un dibattito storico. Son nato il 2 agosto. Son nato nel 1977. Mi chiamo F. Lorusso, qualcuno col mio nome morì a Bologna. Raccontano. Avrei bisogno di sapere, capire e non m’interessa credere a spauracchi e mostri della storia. C’è un accostamento tra i familiari delle vittime della stagione del terrorismo nero, rosso e di stato e i caduti (solo caduti, senza aggiungere altro): forse anche su questo è necessaria una sana e lunga discussione.
La gravità della richiesta del Pd di Marzabotto è chiara ed il rischio per la libertà di pensiero è altrettanto palese. Sono i “se” e i “ma” che fanno progredire l’uomo, la scienza e la conoscenza, non le frasi fatte e i dogmi. Mi chiedo chi saranno i prossimi che avranno voglia di parlare e di finire sulle liste nere di partiti e censori di turno. Il ricordo della campagna veneta contro “il rogo di libri” e le liste di proscrizione contro decine di scrittori stilate dagli zelanti pidiellini della Serenissima è fresco e vivo. Resuscita ogni volta che non si segnalano e denunciano analoghi tentativi di regressione democratica. Il Pd ritiene “grave e ingiustificato il comportamento tenuto dal consigliere Ferri” dato che in Consiglio Comunale da sempre “su argomenti tanto importanti come legalità, giustizia e terrorismo, tutte le forze politiche hanno sempre difeso le prime e condannato il secondo”.
Perfetto. Mi piacerebbe sapere in dettaglio perché il consigliere “dissidente” e pensante avrebbe fatto il contrario quando invece ha sottolineato l’incapacità dello Stato (e mi permetto di aggiungere, del nostro paese) di dare soluzione agli anni di piombo e al loro epilogo. E per quale arcana ragione questo voto contrario sarebbe un grave comportamento? Qual è il modo migliore per difendere la legalità e la giustizia contro il terrorismo? Non parlarne più? Acciuffare il mostro che la paga per tutti? Non m’avete ancora convinto.
E nemmeno mi ha convinto una parte del ragionamento di Umberto Eco al Palasharp in cui si stabilisce un nesso tra il caso Battisti e il caso Berlusconi-magistratura per cui, in pratica, sembrerebbe incoerente dubitare della magistratura per il primo e difenderla per il secondo. Si dice che Berlusconi fa esattamente il contrario ma la logica è la medesima: su Battisti dà pieno sostegno alla magistratura e su se stesso sciorina accuse, attacchi e sdegno contro quel potere. Quindi, in soldoni, se dubitiamo coi “se” e coi “ma” su Battisti, non dovremmo concedere lo stesso trattamento a Berlusconi? Di fatto si conclude: meglio allora pensare che la magistratura abbia ragione su entrambi. Ma non credo sia questo il punto, perché stabilire una corrispondenza tra la difesa o la riconsiderazione del caso Battisti e i continui attacchi di Berlusconi alla magistratura è piuttosto fuorviante.
Come già detto è saggio dubitare sempre, ma vorrei si potesse parlare di casi e periodi specifici, uno alla volta, e non di un duello valido in ogni tempo e in ogni luogo tra vittime e carnefici, imputati e giudici. Battisti è stato condannato a pene di volta in volta maggiori fino all’ergastolo in totale contumacia, vive da fuggitivo all’estero tra prigioni e rifugi precari in povertà mentre il nostro Presidente del Consiglio, una delle massime cariche dello Stato, potrebbe essere giudicato qui con tutte le garanzie, ma s’adopera per evitare i processi in tutti i modi che il suo immenso potere gli consente di sperimentare. E’ allora chiaro che non vuole farsi processare e che sposa l’idea di una magistratura politicizzata che vive solo per combattere contro di lui.
La vicenda giudiziaria e storica di Cesare Battisti (anni settanta e ottanta, anni di piombo, giudizio in contumacia, testimoni fallaci, contraddittori e giudicati instabili, casi di tortura, pentitismo a fiumi, logica di branco e sindrome da “si salvi chi può”) ha sollevato fortissimi dubbi in Italia, in Francia, in Brasile e in altri paesi, tanto a livello giudiziario e politico come nell’opinione pubblica. In Italia s’insiste sull’impossibilità della riapertura del suo processo. Questi interrogativi e l’importanza reale, rispetto a quella fantomatica creata ex post, della sua figura sono radicalmente diversi da quelli di Silvio Berlusconi, prima e dopo la discesa in campo, quindi anche i piani sono diversi e l’accostamento risulta alquanto strumentale e fuori luogo.
Per cui quando il premier, all’occasione giustizialista, difende la magistratura per chiedere al Brasile l’estradizione di Battisti, lo fa anche per interpretare il ruolo dell’eroe che lotta per l’onore della patria, capitalizza un luogo comune ormai accettato a livello bi-partisan su Battisti e sfila con le vittime per mostrare la sua solidarietà a loro e al paese. Gesto nobilissimo, ma è un gioco. L’economia conta di più e le frizioni diplomatiche potrebbero costare caro. In Italia i mass media non ne parlano come all’estero, informiamoci. Proviamo a guardarci anche (ma non solo) con gli occhi degli altri e poi di nuovo coi nostri.
Il Brasile decolla e l’Italia affonda, non resta molto da fare se non distrarre la gente, creare falsi casi diplomatici, mostri di un’epoca e scandali a iosa anziché affrontare il passato e il difficile presente. Sono ottimista.
Come tutti i casi strumentali che riemergono periodicamente dai fondali della memoria, c’è speranza che presto potremmo attenderci uno sgonfiamento e così ragionare a freddo (o almeno “a tiepido”) su una storia che a tanti trentenni pare allo stesso tempo così lontana ma anche viva. Viva e incompresa negli occhi dei loro genitori, nei libri, sui giornali, come una narrazione inquietante e obbligata, misteriosa e irrisolta. Il rispetto per le vittime passa per la ricerca della verità per tutti, “buoni e cattivi”, e dall’analisi della storia, non attraverso slogan facili e capri espiatori utili a media e politici.