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Il caso Cancellieri tiene ancora banco sulla scena politica. Dopo che la scissione all’interno del Pdl aveva un po’ oscurato la vicenda, oggi questa è tornata prepotentemente sull’arena dello scontro, vista anche la vicinanza con il voto sulla dichiarazione di sfiducia presentata dal Movimento Cinque Stelle (il voto è previsto per dopodomani). Il ministro della Giustizia è sospettata di azioni improprie a sostegno della famiglia Ligresti e la stessa procura di Roma, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda, sta valutando gli atti con l’interrogatorio della stessa Cancellieri. Intanto sul caso Cancellieri pesano ancora le parole del sindaco di Firenze e candidato alla segreteria nazionale del Pd Matteo Renzi, fautore fin da subito di una linea dura nei confronti del ministro della Giustizia. Della stessa idea ora è anche Pippo Civati, che ha annunciato anche lui la presentazione di una mozione di sfiducia, parallela a quella del Movimento Cinque Stelle. Nonostante il fatto che la Cancellieri non sembra intenzionata a dimettersi spontaneamente, la fronda di sostegno alla Guardasigilli si sta indebolendo, con il solo Pdl a fare muro compatto sul caso Cancellieri, mentre anche Mario Monti si defila, definendo “inopportune” alcune telefonate fatte dal ministro, con chiaro riferimento alla faccenda della famiglia Ligresti. Sulla sponda democratica, chi prova a spezzare una lancia in favore del ministro della Giustizia è Massimo D’alema, che afferma: “la Cancellieri non ha fatto nulla di scorretto, semmai è illegale la pubblicazione dei tabulati di telefonate private tra lei e altre persone non indagate. Tuttavia è evidente che c’è un problema delicato che la procura di Torino ha il dovere di chiarire al più presto. Se riterranno atto dovuto mettere sotto accusa il ministro della Giustizia, si crea un problema di opportunità. Questa novità cambierebbe lo scenario e richiederebbe al ministro Cancellieri un atto di responsabilità”.