I conti non tornano nell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo e molte sono le stranezze che richiedono un’analisi.
Come riporta un articolo scritto da Cécile Mauthier per il quotidiano ”France 3 Limousin”, Helric Fredou, commissario del SRPJ si è suicidato con la sua arma di servizio, verso l’una della notte dell’8 Gennaio 2015. Il commissario Fredou era originario di Limoge, sposato e senza figli. Dal 2012 ricopriva la carica di vice direttore del Dipartimento di Polizia regionale. Stando a quanto afferma il sindacato di polizia, il Commissario soffriva di depressione, provocata dal ritrovamento, nel novembre 2013, del corpo senza vita di un suo collega.
Il commissario Fredou, come tutti gli agenti del SRPJ, lavorava alla strage della redazione di Charlie Hebdo. E’ importante sottolineare come egli si sia ucciso prima di consegnare il suo rapporto.
Un evento che, di fronte alla tragedia dei 12 morti e alla paura scatenata in tutto il mondo occidentale, risulta suonare “strano”. Ad appoggiare questa tesi, alcuni quotidiani evidenziano una serie di altri episodi la cui interpretazione risulta poco cristallina. Alcuni di questi:
• la non eccessivamente stretta sorveglianza presente nella redazione, che aveva subito numerose minacce negli ultimi tempi.
• l’incapacità dei servizi segreti francesi, tra i migliori al Mondo, di monitorare i reduci delle guerre mediorientali
• le armi non convenzionali usate dagli attentatori (ak-47)
• il video girato senza alcun timore degli spari e senza la preoccupazione di ripararsi dai colpi esplosi.
Gli elementi in questione sono stati analizzati dal prof. Aldo Giannelli e rientrano tra le analogie caratteristiche degli ultimi 30 anni di attentati e strategie della tensione.
Si attendono ulteriori sviluppi sulla vicenda. Intanto forti sono i dubbi espressi dai commentatori del quotidiano per parole come ”attentato” e ”suicidio”.
Chris Barlati
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